C’è un luogo in Piemonte che racconta una storia lunga un secolo, fatta di lavoro, rischio, inquinamento e, oggi, tentativi di rinascita. L’ex Amiantifera di Balangero, un tempo la più grande miniera di amianto d’Europa, apre nuovamente le porte al pubblico per una serie di visite guidate organizzate dal Comune e dalla R.S.A. S.r.l., l’ente che si occupa della bonifica e della gestione dell’area. Dopo il successo delle passate edizioni, l’iniziativa “Porte aperte al Sito di Interesse Nazionale Ex-Miniera di Amianto di Balangero e Corio” torna per mostrare ai cittadini le opere di messa in sicurezza recentemente concluse e fornire un quadro dettagliato sulle prossime fasi di bonifica. Il primo appuntamento ufficiale sarà un incontro informativo, previsto per giovedì 13 marzo alle 18:30 nel Salone Marchioli di Piazza X Martiri, a Balangero. Qui saranno illustrati il calendario delle visite, le modalità di partecipazione e le condizioni necessarie per accedere al sito.
L’Amiantifera di Balangero ha rappresentato per decenni una risorsa economica e un pericolo mortale. Attiva dal 1918 al 1990, raggiunse il picco produttivo negli anni ’60, con un’estrazione annua che superava le 35.000 tonnellate di amianto. Un’industria che ha garantito posti di lavoro, ma ha anche seminato malattie devastanti. L’amianto, infatti, è stato riconosciuto come responsabile di patologie letali come il mesotelioma e l’asbestosi, portando alla messa al bando della sua lavorazione in Italia con la legge 257 del 1992. Dopo la chiusura della miniera, il sito è diventato un problema ambientale di vaste proporzioni. Le fibre di amianto disperse nell’aria, il degrado delle strutture industriali e la contaminazione del suolo hanno richiesto interventi straordinari di bonifica, che ancora oggi sono in corso. Oggi l’ex cava di amianto è un cantiere a cielo aperto per la messa in sicurezza e il risanamento ambientale. La R.S.A. S.r.l.lavora dal 1995 in convenzione con la Regione Piemonte per trasformare un’area devastata in un luogo sicuro e, possibilmente, utile alla comunità. Ad oggi, si stima che circa due terzi dei 310 ettari dell’ex miniera siano stati bonificati, con interventi mirati a ridurre la dispersione delle polveri e a stabilizzare i versanti della cava.
Ma il futuro della zona non è solo legato alla bonifica. Il sito ha suscitato l’interesse di ricercatori e ambientalisti per la possibile creazione di un polo di energia rinnovabile, con l’installazione di pannelli fotovoltaici e altri progetti di riconversione sostenibile. Nel frattempo, il bacino di cava ha dato origine a un lago, il Lago dell’Amiantifera, una presenza insolita in un’area così segnata dall’attività industriale passata. Le visite guidate offrono ai cittadini l’opportunità di entrare in un luogo che, fino a pochi decenni fa, era sinonimo di pericolo e sfruttamento. Il calendario prevede otto appuntamenti tra marzo e ottobre, con un numero limitato di partecipanti per garantire la sicurezza. La priorità sarà data ai residenti nei comuni limitrofi, ma sarà comunque possibile iscriversi inviando una richiesta via e-mail a info@rsa-srl.it, indicando nome, cognome, numero di cellulare e indirizzo e-mail. I visitatori, il giorno della visita, dovranno presentare un documento di riconoscimento presso la sede di R.S.A. in via Cave 24, a Balangero. L’accesso sarà vietato ai minori di 18 anni.
Le date disponibili sono le seguenti: Venerdì 21 marzo ore 9:30 (iscrizione entro il 19 marzo), Sabato 12 aprile ore 9:30 (posti esauriti), Venerdì 9 maggio ore 9:30 (iscrizione entro il 5 maggio), Sabato 24 maggio ore 9:30 (iscrizione entro il 19 maggio), Venerdì 13 giugno ore 9:30 (orario da confermare, iscrizione entro il 9 giugno), Sabato 5 luglio ore 9:30 (iscrizione entro il 30 giugno), Venerdì 26 settembre ore 9:30 (orario da confermare, iscrizione entro il 22 settembre), Sabato 4 ottobre ore 9:30 (iscrizione entro il 29 settembre).
L’interesse attorno all’ex Amiantifera non si limita agli aspetti ambientali, ma si intreccia anche con la memoria storica del territorio. Tra le personalità che hanno avuto a che fare con la miniera di Balangero c’è stato Primo Levi, che vi lavorò come chimico nel 1941 per studiare l’estrazione del nichel dal serpentino. Anche Italo Calvino, nel 1954, visitò il sito per realizzare un reportage sulle condizioni di lavoro nella cava. Oggi, l’area continua ad attrarre l’attenzione non solo per il passato drammatico legato all’amianto, ma anche per le sue prospettive future. Se da un lato il processo di bonifica è ancora lontano dall’essere concluso, dall’altro emergono proposte per trasformare questa ferita industriale in un’opportunità di sviluppo sostenibile. La miniera di Balangero è stata una ferita aperta per decenni, ma oggi cerca di risorgere, mostrando a tutti che anche i luoghi più compromessi possono avere un futuro diverso. Il passato dell’amianto non si cancella, ma si può trasformare in consapevolezza per le generazioni future.
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