Frosinone, Frodi, così è partita l’inchiesta

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Ci sono le intercettazioni telefoniche e poi le dichiarazioni di chi ha disconosciuto alcuni incidenti, in parte o in tutto, o di aver fatto riparare i mezzi incidentati, di aver conferito il mandato alle liti per portare in giudizio le compagnie assicuratrici, di aver noleggiato le auto sostitutive e anche una perizia grafologica per poter dimostrare la falsificazione della documentazione.
Sono alcuni degli elementi portati dalla procura per chiedere e ottenere le misure cautelari nei confronti di sette delle 53 persone indagate nel procedimento per associazione a delinquere e fraudolento danneggiamento di beni assicurati. E ora, dopo l’applicazione degli arresti domiciliari a carico dei tre avvocati civilisti Alessandro Petricca, considerato dall’accusa il capo dell’organizzazione, Fabio Fascetti e Diego Eugenio Bracaglia, tutti di Frosinone, si valuta da parte delle difese l’opportunità di presentare ricorso al tribunale del Riesame. C’è tempo un’altra settimana per decidere. Per altri quattro, due fisioterapisti residenti a Frosinone e Ceccano, l’ex segretaria dello studio legale e il suo compagno, di Frosinone e Ferentino, è stato disposto l’obbligo di firma. Per Petricca c’è anche l’interdizione dall’esercizio delle funzioni direttive nelle imprese. Inoltre, i legali, qualora le misure dovessero essere confermate (in sede di Riesame ovvero non impugnate), rischiano una sospensione da parte del consiglio distrettuale di disciplina. I sette sono difesi dagli avvocati Christian Alviani, Alfonso Amato, Antonio Perlini, Gian Marco De Robertis, Giuseppe Spaziani e Claudia Padovani.

L’inchiesta, riferita a episodi dal 2020 in poi, è stata coordinata dal sostituto procuratore Samuel Amari che ha delegato per gli accertamenti la squadra di polizia giudiziaria della polizia stradale. Gli investigatori hanno esaminato anche le denunce pervenute dalle compagnie assicuratrici, dubbiose su alcuni sinistri. Uno dei primi elementi di sospetto sui quali si è concentrata l’attenzione degli investigatori è dato dal fatto che più soggetti, sconosciuti tra loro, e residenti in posti diversi, si rivolgessero a due strutture sanitarie per la riabilitazione ritenute fittizie che facevano a capo ai fisioterapisti per cui è stato disposto l’obbligo di firma e a cui, chi indaga, contesta la mancata iscrizione alla federazione. Stesso discorso per le auto prese in sostituzione di quelle portate in riparazione con ricorso alle medesime due società di autonoleggio.

Altra circostanza ritenuta meritevole di approfondimento da parte della polizia giudiziaria, il fatto che, a distanza di otto giorni, a inizio 2022, uno stesso testimone aveva assistito a due incidenti diversi. Quest’ultimo, chiamato dagli investigatori a chiarire la circostanza ha presentato una denuncia disconoscendo le dichiarazioni prodotte a suo nome alle assicurazioni. Altri accertamenti della polizia stradale hanno riguardato le scatole nere dei mezzi che avrebbero dato risultati non concordanti con le richieste di indennizzo. A volte – contesta la procura – sinistri che avevano coinvolto solo due mezzi sarebbero stati ampliati con il coinvolgimento di un terzo e inesistente veicolo.

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Contestate da chi indaga anche le lesioni: dalle relazioni mediche delle compagnie assicurative sarebbero emerse cure riabilitative, presso i medesimi centri, ritenute “immotivate”. Sempre a proposito di cure riabilitative la data di emissione della ricevuta di uno dei pazienti, coinvolto in un sinistro nel giugno del 2021, per chi indaga risulta coincidente con il periodo in cui lo stesso era detenuto nella casa circondariale di Santa Maria Capua Vetere. Sequestrata e analizzata dagli investigatori la rendicontazione delle cure fisioterapiche con la dicitura del 20%. Per l’accusa si tratta della remunerazione per quelle che vengono considerate false prestazioni.

Nel mirino degli investigatori un automobilista segnalato 40 volte nell’archivio antifrode dell’Ivass. Il nome salta fuori per un caso particolare: un’auto per tre mesi risulta intestata a una terza persona (al costo di 2.000 euro per il passaggio di proprietà) giusto il tempo necessario alla definizione dell’indennizzo, per poi ritornare in possesso del vecchio proprietario. Stratagemma usato – per l’accusa – per non far scattare l’area antifrode delle assicurazioni. Alcuni automobilisti che risultavano aver beneficiato dell’auto sostitutiva post incidente hanno dichiarato agli investigatori di non aver mai riparato il mezzo e, pertanto, non hanno confermato la circostanza dell’auto a noleggio.



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