«Edicole, i giornali non bastano: oggi stampo anche certificati»

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Microcredito

per le aziende

 


«Sono nato nell’edicola», esordisce Emanuele Capuano, 42 anni. Con lui, la sua famiglia è arrivata alla terza generazione nella vendita di quotidiani e riviste. «Posso dire come è cambiata la professione da mio nonno, negli anni Cinquanta, fino a oggi». Il suo, di conseguenza è un punto di vista privilegiato per proseguire la campagna di stampa lanciata pochi giorni fa da Il Mattino per la resilienza delle edicole, per la loro sopravvivenza come presidio di lettura e di garanzia della qualità dell’informazione. Capuano paragona il passato col presente, fornisce spunti e soluzioni possibili rispetto alla crisi attuale, la stessa per cui il governo, come spiegato da Alberto Barachini, sottosegretario all’informazione e all’editoria, ha «deciso di stanziare circa 17 milioni di euro. Oltre 10 milioni andranno per sostenere le edicole sparse sul territorio nazionale». L’attività di Capuano si trova al Centro direzionale. «L’ubicazione è fondamentale dice se sta bene il territorio sta bene anche l’edicola. Ecco perché spero che arrivi presto il rilancio del Centro direzionale».

Sconto crediti fiscali

Finanziamenti e contributi

 

Da quanto tempo lei lavora nella city?
«La mia famiglia gestisce qui l’edicola dal ’96, ma le nostre licenze sono molto più antiche. Mio nonno era giornalaio, a Napoli Est, negli anni ’50».

Conto e carta

difficile da pignorare

 

È cambiato molto nella filiera dell’informazione.
«La gestione di un’edicola era non solo più remunerativa, ma anche più semplice. C’erano meno giornali. E quelli che c’erano facevano da punto di riferimento sociale anche per i grandi partiti dell’epoca».

E poi non c’era Internet. Quanto ha inciso la digitalizzazione sulla crisi delle vostre attività?
«Certo che Internet ha giocato un ruolo fondamentale nel calo dei nostri fatturati. Il declino è iniziato nel 2008. Quando nel ’96 arrivammo al Centro direzionale, il settore era molto forte ma il calo di vendite più pesante l’ho registrato dal Covid in poi. La pandemia ha portato lo smartworking, prima del virus portavamo i giornali a 41 uffici. Oggi ne restano un paio».

Insomma, assieme al fattore Internet incide il fattore territoriale?
«Dico di sì. Ho amici che lavorano bene, anche se non sono la maggioranza. Al Vomero si lavora bene. Il successo di un’edicola dipende dalle piazze. Le zone residenziali reggono e non hanno perso i clienti dal Covid a oggi: questo perché la gente non ha perso la voglia di informarsi. Il problema delle edicole che non vanno bene riguarda il flusso di passanti. Nel 2024, davanti alla mia edicola sono passate 20mila persone al giorno. Nel 96 erano centomila».

Al Centro direzionale però stanno andando avanti diversi progetti mirati al rilancio e alla valorizzazione. Per esempio, la metropolitana o il Palavesuvio. Li aspetta con fiducia?
«La metropolitana, in generale, potrebbe aumentare i flussi di persone che arrivano al Centro direzionale. Nella stazione della metro sta per sorgere una nuova edicola. Gli spazi sono in fase di affidamento. Ad aprire, da quanto so, dovrebbe essere Hudson News. Sarebbe bello se, con il rafforzamento dei trasporti, il Centro direzionale diventasse un polo della movida. Ma servono manutenzione e decoro: la fontana, per esempio, non funziona di nuovo. E poi si deve mettere in campo qualcosa per far tornare le aziende nella city di Napoli, com’era prima della pandemia. Le edicole stanno bene se sta bene il territorio, questa è la verità. E perciò le istituzioni possono fare molto per salvarci, riqualificando i quartieri».

Nell’attesa che i progetti diventino realtà, come sta reinventando la sua edicola?
«Abbiamo trasformato una parte dell’attività in un’area di distributori automatici di snack e bevande. Sono stato uno dei primi a Napoli a farlo, grazie al Comune che ci ha dato questa possibilità. Avrei potuto scegliere le piante. Inoltre, noi facciamo anche i documenti. È molto comodo fare i certificati anagrafici da noi, ma in pochi lo sanno, purtroppo».

Prima ha accennato all’epoca pre-internet. Le edicole, secondo lei, hanno ancora un ruolo sociale?
«Sì, la carta stampata è un’alternativa valida a ciò che ci vogliono far leggere sugli smartphone. La gente che legge gli articoli gratis e online spesso bada solo ai titoli e crede essere informata, ma non lo è. Bisognerebbe sensibilizzare i giovani e spingerli verso la qualità dell’informazione».

Finanziamenti e agevolazioni

Agricoltura

 





Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link