Contro Trump un Aventino triste e rosa shocking per i democratici

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Al discorso di Trump alla sessione congiunta del Congresso, molte democratiche si sono presentate vestite di rosa acceso, come atto di sfida contro il tycoon.

La deputata Teresa Leger Fernández del New Mexico, che guida il Democratic Women’s Caucus, ha spiegato al Time che il colore è  stato scelto perché simboleggia “la nostra protesta contro le politiche di Trump che hanno un impatto negativo sulle donne e sulle famiglie. Il rosa è un colore di potere e di protesta. È tempo di galvanizzare l’opposizione e di attaccare Trump forte e chiaro”.

“Se questo non funziona, non so proprio cos’altro potrebbero fare” ha scritto sul suo seguitissimo profilo di X il canadese Ryan Gregory, biologo evoluzionista e professore del Dipartimento di Biologia Integrativa e della Divisione di Diversità Genomica dell’Università di Guelph.

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“Il punto è questo – ha scritto sempre su X l’attivista Krang T Nelson – Se pensi che Trump sia un fascista, come lo era Hitler, allora bisogna accettare che questa è una cosa ridicola da fare. ‘In risposta alle politiche di Hitler, alcuni membri del partito di sinistra tedesco avevano indossato dei cappelli viola’. Lo vedete quanto suona stupido?”.

E così, non presentandosi, vestendosi di rosa, fischiando, alzando cartelli con scritto “Proteggiamo Medicaid” e “Musk ruba”, e uscendo alla spicciolata durante il discorso, i democratici hanno protestato contro la svolta autoritaria che Donald Trump sta imprimendo agli Stati Uniti.

Parlamentari democratiche vestite di rosa per protesta contro Donald Trump durante il suo discorso al congresso, foto Ben Curtis /Ap

A inizio discorso la protesta era sembrata, per poco, poter essere molto più incisiva, quando il deputato democratico del Texas Al Green ha iniziato a interrompere Trump urlandogli: “Non hai alcun mandato per tagliare il Medicaid!”. La protesta di Green è cominciata dopo che The Donald si era vantato della sua vittoria alle elezioni, affermando di aver ricevuto un mandato dal popolo americano. Green ha ricevuto prima un avvertimento dal presidente della Camera Mike Johnson, e quando non si è fermato, è stato scortato fuori.

Il democratico del Texas Al Greene cacciato dall'aula per le proteste contro Trump
Il democratico del Texas Al Greene cacciato dall’aula per le proteste contro Trump, foto Ap

L’allontanamento di Green rappresenta una  rottura netta con la tradizione, in quanto è sempre stato considerato normale che durante i discorsi presidenziali il partito di opposizione si esprimesse a gran voce, disturbando dai propri seggi.

Ma chi sperava che questo fosse solo l’inizio di uno sforzo coordinato dei dem per rendere difficile a Trump continuare con il  discorso, è stato presto disilluso.

Banchi abbandonati dai democratici durante il discorso di Trump
Banchi abbandonati dai democratici durante il discorso di Trump, foto Julia Demaree Nikhinson /Ap

Le proteste che sono seguite sono state tutte simboliche e facilmente ignorabili.

Deputati e Senatori, per la maggior parte dell’ala sinistra, fra cui Bernie Sanders e Illan Omar, in momenti diversi hanno lasciato l’aula, alcuni togliendosi le giacche e mostrando le scritta ‘Resist”, “Non ci sono re”, sulle loro magliette. Altri deputati democratici hanno iniziato a vociare e poi a scandire “6 gennaio” mentre Trump parlava di difendere gli agenti di polizia, e la deputata Rashida Tlaib, ha portato in aula una lavagna su cui ha continuato a scrivere i propri commenti e a mostrarli: “È una bugia!”, oppure  “Iniziate a pagare le tasse”.

Per dare la tradizionale risposta del partito di opposizione, i dem hanno scelto la senatrice Elissa Slotkin, che l’anno scorso ha vinto il seggio al Senato nello stato in bilico del Michigan. Ex analista della Cia, a 48 anni Slotkin è la democratica più giovane ad essere eletta al Senato, e nel suo discorso ha affermato che Ronald Reagan, il cui mantra della “pace attraverso la forza” è stato ripetuto da Trump, sarebbe inorridito vedendo il suo approccio alla guerra della Russia contro l’Ucraina. E anche questo è stato considerato troppo poco.

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“No, democratici – ha scritto su BlueSky lo scrittore Jeff Sharlet – questi piccoli cartelli d’asta non sono quello che serve. Vi comportate come personaggi di Wes Anderson che non capiscono di essere in un film di Tarantino”.

Ciò che ha deluso maggiormente la parte più attiva della base dem è stata la mancanza sia di un’azione isolata ma davvero plateale, che quella di un’azione proattiva coordinata di tutto il partito.

Donald Trump durante il suo quinto discorso sullo Stato dell'Unione al Congresso (dietro di lui il vice JD Vance e lo speaker Mike Johnson)
Donald Trump durante il suo quinto discorso sullo Stato dell’Unione al Congresso (dietro di lui il vice JD Vance e lo speaker Mike Johnson), foto Ap

Una cosa è però risultata chiara, ed è che il soggetto che la resistenza che potrà cercare di mettere un argine a questa amministrazione, non lo si troverà nel partito democratico, ma nei cittadini americani che non si riconoscono nel Trump 2.0.



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