È attualmente in corso oggi Mercoledì 5 marzo a Palazzo Chigi un vertice cruciale sulla riforma della giustizia tra la premier Giorgia Meloni, il ministro della Giustizia Carlo Nordio e l’Associazione Nazionale Magistrati (ANM).
L’incontro avviene in un clima di forte tensione, con molti nodi ancora da risolvere, in particolare la separazione delle carriere e la possibile sottrazione della guida della polizia giudiziaria ai pubblici ministeri. Al vertice è presente l’intera Giunta del sindacato delle toghe, guidata dal presidente Cesare Parodi e dal segretario Rocco Maruotti. Tutti i magistrati presenti indossano una coccarda tricolore, il simbolo della Costituzione.
Le premesse del confronto
Questa mattina, alle ore 11, il governo ha incontrato l’Unione delle Camere Penali, il cui presidente, Francesco Petrelli, ha ribadito il pieno sostegno alla riforma. “Abbiamo invitato il governo ad andare avanti senza tentennamenti su questa riforma fondamentale“, ha dichiarato, sottolineando che il provvedimento punta a garantire il “giusto processo” sancito dall’articolo 111 della Costituzione.
Al termine dell’incontro svoltosi in mattinata la premier Meloni “ha ringraziato gli avvocati per il grande lavoro che svolgono quotidianamente al servizio della giustizia e ha richiamato i principali elementi che caratterizzano la riforma costituzionale all’esame del Parlamento, volta alla separazione delle carriere tra giudici e pubblici ministeri al fine di garantire la parità processuale tra accusa e difesa“.
Tuttavia, il vero banco di prova è il confronto con l’ANM, che ha spesso manifestato perplessità sulle intenzioni dell’esecutivo. Le tensioni sono cresciute negli ultimi mesi a seguito di alcune sentenze e decisioni giudiziarie, come la mancata convalida dei trasferimenti di migranti in Albania e il caso Almasri.
Separazione delle carriere e polizia giudiziaria: le questioni aperte
Il principale nodo della riforma è la separazione delle carriere tra giudici e pubblici ministeri. L’ANM si oppone fermamente, sostenendo che la riforma, così come proposta, potrebbe compromettere l’indipendenza della magistratura e alterare gli equilibri del sistema giudiziario italiano.
Un altro tema critico riguarda la possibilità di togliere ai pubblici ministeri la direzione della polizia giudiziaria. Su questo punto, il presidente dell’ANM, Cesare Parodi, ha espresso grande preoccupazione: “Se questa indicazione fosse confermata, sarebbe in palese contrasto con l’articolo 109 della Costituzione, che non è oggetto di riforma“. Secondo i magistrati, tale cambiamento potrebbe ridurre l’efficacia delle indagini e aumentare il rischio di un controllo politico sulle forze dell’ordine.
Le posizioni del governo
Il ministro Nordio ha più volte criticato l’attuale ruolo dei PM, definendoli “superpoliziotti” e sostenendo la necessità di riequilibrare il sistema. Anche la premier Meloni ha sottolineato che la riforma mira a “garantire una vera parità processuale tra accusa e difesa“.
Il governo sembra disposto a qualche apertura su aspetti secondari, come le quote di genere nel Consiglio Superiore della Magistratura e il sorteggio temperato dei suoi componenti, ma su separazione delle carriere e doppio CSM non intende cedere.
Possibili sviluppi
L’ANM ha espresso l’auspicio di un “rapporto normale e fisiologico tra i poteri dello Stato“, pur riconoscendo che parlare di “pace” sarebbe forse eccessivo. L’incontro odierno è dunque cruciale per capire se esiste un margine di mediazione o se il governo procederà senza compromessi.
Da parte loro, i penalisti confermano il loro sostegno alla riforma e invitano il governo a proseguire senza esitazioni. “La riforma non è punitiva verso la magistratura, ma serve a garantire una giustizia moderna e adeguata a una democrazia liberale“, ha ribadito il presidente Petrelli.
La riunione di oggi potrebbe dunque segnare una svolta nei rapporti tra governo e magistratura o, al contrario, acuire lo scontro. Se il governo insisterà sulle sue posizioni senza concessioni, il rischio è un irrigidimento del confronto e una lunga battaglia parlamentare sulla riforma.
Nel frattempo, l’ANM attende chiarimenti concreti, soprattutto sulla gestione della polizia giudiziaria, per capire quale sarà il futuro assetto della giustizia italiana.
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