Poroshenko al Parlamento Ue: l’ex presidente ucraino invitato da Weber (Ppe). È lui il nome della Germania in caso di caduta di Zelensky?

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C’è un uomo che da settimane è uscito dall’ombra e ha iniziato a insidiare la leadership del presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Lo ha criticato, lo ha accusato di perseguitarlo, gli ha dato anche dei consigli non richiesti. Ma interessati. Mercoledì sarà a Bruxelles, o meglio apparirà in videoconferenza, invitato alla riunione del gruppo del Partito Popolare Europeo all’Eurocamera per parlare di “sviluppi geopolitici”, come visibile anche dal programma che Ilfattoquotidiano.it ha potuto visionare. La sua partecipazione è stata annunciata dal presidente Manfred Weber in occasione di una riunione del Ppe, nella mattinata di martedì, come confermano diverse fonti tra i Popolari. Si tratta dell’ex presidente ucraino, Petro Poroshenko, che con il suo successore così debole, soprattutto dopo lo scontro in mondovisione con Donald Trump, sembra volersi riprendere ciò che considera suo: la poltrona di Palazzo Mariinskij. Così, la spinta del leader tedesco della più grande famiglia europea, esponente del partito che guiderà il prossimo governo in Germania, potrebbe essere un ottimo biglietto da visita da presentare alla Casa Bianca.

Le manovre di Porokh
L’esperienza politica dell’ex presidente gli ha fatto fiutare un’opportunità con la nuova candidatura di Donald Trump alla Casa Bianca. Lui, a differenza dell’Unione europea, ha capito che l’atteggiamento americano nei confronti di Kiev sarebbe potuto cambiare con l’ascesa del tycoon. E con esso anche la leadership ucraina, data l’apparente incompatibilità delle posizioni di Zelensky e del nuovo leader della Casa Bianca. Già il 6 marzo 2024, a chi gli chiedeva se temesse un ritorno di Trump alla guida degli Stati Uniti aveva risposto ricollocandosi idealmente a Palazzo Mariinskij: “Io ho fatto dei negoziati con Trump durante la mia amministrazione”.

La sua parabola politica, che raggiunse il culmine nel 2014 con la presidenza dell’Ucraina, dopo la cacciata di Viktor Janukovyč seguita alle proteste di EuroMaidan, è naufragata cinque anni dopo, quando è stato travolto alle elezioni del 2019 proprio da Volodymyr Zelensky. Su di lui hanno pesato anche le numerose accuse di corruzione che lo hanno costretto a rimanere nell’ombra per anni dopo l’exploit elettorale del suo avversario politico. La sua popolarità è tornata a crescere quando si è fatto immortalare, nelle prime settimane di guerra con la Russia, in mimetica, fucile d’assalto in braccio, pronto a combattere personalmente i soldati di Vladimir Putin. Lui stesso, in un’intervista al Corriere, ha dichiarato di aver speso 70 milioni di euro del suo patrimonio personale per acquistare camion, generatori, elmetti, mitragliatrici pesanti, robot blindati per recuperare i feriti e mezzi corazzati.

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Questo non lo ha protetto dalle accuse di alto tradimento che gli sono piovute addosso già prima dell’invasione. Il viceprocuratore generale ucraino aveva avviato un’inchiesta e il tribunale aveva anche congelato suoi asset finanziari perché, sostenevano, nel 2014-2015 aveva venduto ai separatisti del Donbass carbone per 48 milioni di euro, nonostante Kiev fosse già in guerra contro di loro. Anche poche settimane fa l’Ucraina ha imposto nuove sanzioni contro l’ex presidente, a suo dire volute direttamente da Zelensky che teme per la sua leadership, per aver “svenduto l’Ucraina mettendo a rischio la sicurezza nazionale”.

Nel frattempo, le sue manovre politiche non si sono fermate. E nonostante a dicembre affermasse ancora che come ucraini “non scenderemo a compromessi sull’integrità territoriale”, al 20 febbraio le sue parole erano ben diverse: “Pur in circostanze avverse, Zelensky potrebbe fare meglio e invece sbaglia. Dovrebbe tenere aperto e privilegiato il rapporto con Trump. Gli Usa restano la nostra unica garanzia contro Putin”. E se gli si ricordano i suoi legami con il team dell’ex presidente Barack Obama e le accuse di complicità nell’affare Burisma che ha coinvolto il figlio di Joe Biden, Hunter, spesso menzionato proprio da Trump per screditare la precedente amministrazione, lui fa capire di essere un politico camaleontico, pronto ad adattarsi a ogni situazione pur di restare al potere: “Conosco bene Trump, ho lavorato con lui per oltre tre anni durante il suo primo mandato, sono certo che è possibile intenderci. Zelensky e diversi leader europei lo considerano un problema, io invece lo ritengo un’opportunità. Ma Zelensky non è riuscito a costruire un canale di dialogo diretto con lui”. Cosa che, lascia intendere, sarebbe invece in grado di fare lui stesso “perché ad oggi gli Stati Uniti restano la pedina vitale della nostra difesa e della Nato“. Trump, ha aggiunto, può convincere Putin a finire l’aggressione: “Solo lui può farlo. Noi non possiamo capitolare, se lo facessimo sarebbe una sconfitta anche per Trump”.

Parole che ha pronunciato mentre nel frattempo metteva pressione al presidente in carica affinché convocasse nuove elezioni, dopo la scadenza del suo mandato, rinviate a causa del conflitto in corso: “La Commissione elettorale centrale, che non ha fatto nulla per due anni e mezzo, ha iniziato a lavorare – ha dichiarato il 17 febbraio – La tipografia ucraina è stata incaricata dalle autorità di calcolare i costi di stampa delle schede elettorali”.

L’accoglienza del Ppe
Così, dopo mesi di interventi, messaggi cifrati e accuse contro il presidente, Poroshenko riappare a Bruxelles e lo fa sotto la bandiera del più grande partito europeo. Il Re del cioccolato, così viene chiamato per essere stato il fondatore del gigante dei dolciumi ucraino Roshen, non è certo un estraneo per i vertici del Ppe. Il suo partito fa parte della grande famiglia europea, non a caso lui stesso, un anno fa, ha preso parte al Congresso come tutti i suoi colleghi. Questa volta, però, si tratta di un annuncio a sorpresa, appena 24 ore prima, arrivato direttamente da Manfred Weber, come risulta a Ilfattoquotidiano.it. Un annuncio che ha creato anche qualche malumore tra i rappresentanti Ppe di altri Paesi. Che sia quindi Porokh la carta che il nuovo governo in Germania proverà a giocarsi, in opposizione alla candidatura del generale Zaluzhny, in caso di caduta di Volodymyr Zelensky?

X: @GianniRosini



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