La premier e il ministro della Giustizia Nordio ricevono l’Associazione nazionale magistrati: il clima è teso, i nodi da sciogliere molti. A partire dalla separazione della carriere e dalle voci secondo cui ci sarebbe l’intenzione di togliere ai pubblici ministeri la guida della polizia giudiziaria per le inchieste
Il clima è teso, le questioni sul tavolo molte. A Palazzo Chigi è arrivata una delegazione dell’Anm, Associazione nazionale magistrati, per discutere con la premier Giorgia Meloni e con il ministro Carlo Nordio della riforma della giustizia, dopo lo sciopero di protesta della scorsa settimana: i giudici si sono presentati con una coccarda tricolore appuntata sulle giacche, la stessa indossata proprio in occasione della recente mobilitazione. L’auspicio è la normalizzazione dei rapporti, dopo i ripetuti attacchi del governo alle toghe, spesso accusate di essere nemiche dell’esecutivo, dalla mancata convalida dei trasferimenti di migranti in Albania al caso Almasri e alla condanna in primo grado per il sottosegretario alla Giustizia Delmastro nel caso Cospito. Centrale la questione della separazione delle carriere, contro cui l’Anm fa muro. Tra le dirette conseguenze della trasformazione dettata dal disegno di legge costituzionale potrebbe poi esserci l’intenzione del governo di togliere ai pubblici ministeri la guida della polizia giudiziaria per le inchieste, con il ministro Nordio che definisce polemicamente i pm dell’accusa “superpoliziotti”.
Anm: “Indagini a polizia giudiziaria? Serve chiarimento”
“Togliere polizia giudiziaria per le inchieste dei pm? Su questo sono agitato”, ha detto Cesare Parodi, presidente dell’Anm. “È un’indicazione giornalistica e in teoria dovrei essere prudente, ma i miei colleghi sono stupiti e sconcertati. Questa indicazione sarebbe in palese contrasto con una norma della Costituzione che non è oggetto della riforma, l’articolo 109”, ha aggiunto intervistato a Un Giorno da Pecora. Si teme che, se i pm dell’accusa e la controparte della difesa saranno messi sullo stesso piano, non ci sarà più controllo giudiziario da parte del pubblici ministeri né poteri di impulso in questo senso. Ancora di più, il timore è che le investigazioni di polizia giudiziaria (che ha una sua precisa scala gerarchica confinante con i vertici della politica) possano finire sotto il controllo dell’esecutivo. Su questo l’Anm chiede un “chiarimento”.
Le questioni aperte
Solo pochi giorni fa da Chigi sembrava essere stata tesa una mano alle toghe, lasciando trapelare una disponibilità sui temi delle quote rosa e del sorteggio temperato per i componenti del Consiglio superiore della magistratura. Ma ciò potrebbe non bastare visto che su Alta Corte, doppio Csm e separazione delle carriere, ovvero i tre pilastri della riforma costituzionale che sta facendo il suo percorso in Parlamento, l’esecutivo non intende cedere.
Vedi anche
Test antidroga per medici e magistrati: la nuova proposta di legge
Anm: “Speriamo in rapporto normale tra poteri dello Stato”
Dall’Anm, sempre tramite Parodi, mettono in chiaro che “forse parlare di pace” con il governo “sarebbe presuntuoso”. Si guarda quindi più che altro a “un avvio dei processi di normalizzazione e di comprensione reciproca”, verso “un rapporto normale e fisiologico tra i vari organi e poteri dello Stato”.
Unione delle camere penali: “No a tentennamenti, provvedimento non punisce i magistrati”
In mattinata, prima di incontrare la delegazione dei giudici, a Chigi sono arrivati gli avvocati dell’Unione delle Camere Penali. “Abbiamo invitato il governo ad andare avanti senza tentennamenti sulla via di questa riforma fondamentale”, ha detto il presidente Francesco Petrelli. Si è parlato di “un incontro molto approfondito” che ha toccato “tutti i temi che riguardano la riforma costituzionale della separazione delle carriere”. Per gli avvocati la riforma “restituisce ai cittadini il giusto processo attraverso l’istituzione finalmente di quel giudice terzo che è scritto nella nostra Costituzione all’articolo 111 ma di fatto non è mai stato realizzato”. Petrella, precisando che le modifiche in ogni caso non riguardano gli avvocati, evidenzia come per l’Unione non si tratta di una riforma “punitiva nei confronti della magistratura” ma che “riguarda tutti i cittadini ed una giustizia più moderna e finalmente adeguata ad una democrazia liberale”.
Vedi anche
Scontro governo-toghe, Parodi: “A Meloni spiegheremo nostre ragioni”
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link