La perdita da criptovalute si può dedurre dal reddito?

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Hai perso soldi con le criptovalute? Scopri se e come puoi dedurre la minusvalenza dalle tasse. Guida pratica con esempi e istruzioni.

Il mondo delle criptovalute è affascinante, ma anche volatile e rischioso. Molti investitori si trovano a dover fare i conti non solo con potenziali guadagni, ma anche con perdite, a volte consistenti. Una domanda che emerge con frequenza tra chi opera in questo settore, è se la perdita da criptovalute si può dedurre dal reddito. Se è vero che la plusvalenza finanziaria viene tassata sin dal primo euro guadagnato (senza più franchigie come in passayto), allo stesso modo, è possibile portare in deduzione la minusvalenza? Qualora fosse possibile, cosa bisogna fare?

La legge di Bilancio 2023 (legge 197/2022) ha introdotto importanti novità sulla tassazione delle cripto-attività, equiparandole, sotto molti aspetti, ad altre attività finanziarie. Questo significa che, in determinate circostanze, è possibile “recuperare” parte delle perdite subite, utilizzandole per ridurre le tasse da pagare.

In questa guida, spiegheremo in modo chiaro e semplice come funziona la deduzione delle minusvalenze da criptovalute, quali sono le condizioni da rispettare, come indicarle nella dichiarazione dei redditi e quali documenti conservare. L’obiettivo è fornire uno strumento pratico e completo per tutti gli investitori in criptovalute, per aiutarli a gestire al meglio gli aspetti fiscali dei loro investimenti.

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Cosa significa “dedurre” una perdita?

Dedurre una perdita significa sottrarre l’importo perso (in questo caso, la minusvalenze delle criptovalute) dal reddito imponibile, cioè dalla base su cui si calcolano le tasse. In pratica, si pagano meno tasse.

Si possono dedurre le minusvalenze da criptovalute?

Le criptovalute sono considerate attività finanziarie estere e le operazioni che generano plusvalenze o minusvalenze rientrano tra i redditi diversi di natura finanziaria ai sensi dell’articolo 67, comma 1, lettera c-ter) del TUIR (Agenzia Entrate, Risposta n. 788 del 24/11/2021 e n. 433 del 24/08/2022).

È ammesso portare in deduzione la perdita, sotto forma di minusvalenza, derivante dal realizzo (vendita o permuta) della criptovaluta. Infatti, secondo quanto previsto dall’articolo 67, comma 1, lettera c-sexies, del D.P.R. 917/1986 (introdotto dalla Legge n. 197/2022, di Bilancio per il 2023), le plusvalenze e le minusvalenze derivanti da operazioni su criptoattività sono assoggettate a tassazione come redditi diversi.

In particolare, l’articolo 68, comma 9-bis, del TUIR stabilisce che le plusvalenze e le minusvalenze su criptoattività devono essere sommate algebricamente. Se le minusvalenze sono superiori alle plusvalenze, l’eccedenza può essere riportata integralmente in deduzione dall’ammontare delle plusvalenze dei periodi d’imposta successivi – ma non oltre il quarto – a condizione che essa sia indicata nella dichiarazione dei redditi relativa al periodo d’imposta nel quale le minusvalenze sono state realizzate.

Non è previsto un importo minimo di perdita per poterla dichiarare.

Tutte le perdite da criptovalute sono deducibili?

Non tute le perdite da criptovalute sono deducili. Lo sono solo le minusvalenze derivanti da cessione a titolo oneroso (vendita, permuta, ecc.) di cripto-attività. Quindi, chi mantiene inalterato il suo wallet digitale, per quanto “svalutato”, non può scalare la perdita dalle tasse e quindi dall’annuale dichiarazione dei redditi.

Ricordiamo che la minusvalenze è la differenza negativa tra il prezzo di vendita (o di permuta) e il costo di acquisto di un’attività finanziaria (in questo caso, una criptovaluta). In parole semplici, è la perdita che si realizza quando si vende a un prezzo inferiore rispetto a quello a cui si è comprato.

Ad esempio:

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  • acquisto 1 Bitcoin a 40.000 euro;
  • vendo 1 Bitcoin a 30.000 euro;
  • minusvalenza = 10.000 euro (40.000 – 30.000).

Dove devo dichiarare le minusvalenze da criptovalute?

La legge di Bilancio 2023 (legge 197/2022) ha introdotto una disciplina specifica per le cripto-attività, modificando il Testo Unico delle Imposte sui Redditi (TUIR, D.P.R. 917/1986). In particolare, ha aggiunto l’articolo 67, comma 1, lettera c-sexies), che considera le plusvalenze e le minusvalenze da cripto-attività come «redditi diversi» di natura finanziaria. Pertanto la minusvalenze deve essere indicata nel quadro RT del modello Redditi Persone Fisiche (ex Unico).

Posso compensare le minusvalenze con le plusvalenze?

La legge prevede che le plusvalenze e le minusvalenze da cripto-attività si sommano algebricamente. In pratica, tali poste si possono compensare tra loro. Se la somma è negativa (cioè, se le minusvalenze superano le plusvalenze), l’eccedenza può essere utilizzata per compensare eventuali plusvalenze realizzate nei quattro anni successivi.

Esempio:

  • anno 2024: minusvalenza di 5.000 euro (nessuna plusvalenza);
  • anno 2025: plusvalenza di 2.000 euro;
  • posso “compensare” 2.000 euro della minusvalenza del 2024 con la plusvalenza del 2025, riducendo l’imposta da pagare su quest’ultima. Mi restano ancora 3.000 euro di minusvalenza da portare in deduzione dal reddito (nell’anno di imposta o nei 4 successivi).

Puoi “riportare” le minusvalenze per quattro anni successivi a quello in cui le hai realizzate. Se non le utilizzi entro questo termine, le perdi.

Devo per forza dichiarare le minusvalenze, anche se non ho plusvalenze da compensare?

Sì. È obbligatorio indicare le minusvalenze nella dichiarazione dei redditi relativa all’anno in cui le hai realizzate, anche se non hai plusvalenze da compensare nello stesso anno. Questo ti permette di “conservarle” per gli anni successivi.

Esempio pratico

Hai investito 15.000 euro in una criptovaluta, tramite bonifico su un exchange estero. La criptovaluta ha perso quasi tutto il suo valore. Se decidi di venderla (o di permutarla con un’altra criptovaluta), realizzerai una minusvalenza. Questa minusvalenza (calcolata come differenza tra il prezzo di vendita e i 15.000 euro iniziali) potrà essere indicata nel quadro RT del modello Redditi e utilizzata per compensare eventuali plusvalenze future, nei limiti e nei modi spiegati sopra.

La Corte di Giustizia Tributaria di 1° grado di Torino ha confermato che le minusvalenze non indicate nella dichiarazione dei redditi non possono essere riportate negli anni successivi (sentenza n. 106/2022). Pertanto, è fondamentale dichiarare le minusvalenze nell’anno in cui si realizzano.

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Come procedere

Vediamo come procedere per portare in deduzione la minusvalenza.

È necessario riportare le minusvalenze nel quadro RT del Modello Redditi Persone Fisiche relativo all’anno in cui sono state realizzate.

Le criptovalute detenute su piattaforme estere devono essere indicate nel quadro RW della dichiarazione dei redditi, in ottemperanza agli obblighi di monitoraggio fiscale previsti dall’articolo 4 del D.L. 167/1990.

Bisogna conservare tutta la documentazione relativa all’acquisto e alla vendita delle criptovalute, inclusi i bonifici effettuati e le eventuali certificazioni rilasciate dalla piattaforma di trading.

La documentazione relativa alle operazioni in criptovalute da conservare è composta da:

  • ricevute di acquisto e vendita (o permuta);
  • estratti conto dell’exchange (la piattaforma dove hai comprato/venduto);
  • eventuali bonifici o altri movimenti di denaro utilizzati per finanziare gli investimenti;
  • qualsiasi altro documento che possa provare il costo di acquisto e il prezzo di vendita delle criptovalute.

Le minusvalenze possono essere compensate con le plusvalenze realizzate nei quattro periodi d’imposta successivi.

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