“L’86% dei progetti PNRR nei Comuni è in tempo, modello da replicare”

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Finanziamenti personali e aziendali

Prestiti immediati

 


di GIANNI TROVATI (dal Sole 24 Ore)

Il cervellone telematico del Ministero dell’Economia che prova a monitorare ogni respiro del PNRR, il Regis, non gode di ottima fama tra operatori ed osservatori. Nelle sue evoluzioni, però, oggi si è arricchito parecchio di informazioni, disponibili sul portale Italia Domani, che permettono di verificare l’avanzamento progettuale e finanziario di ogni intervento. Con l’ANCI, i sindaci sono andati a scavare nei dati, arrivando alla conclusione che nel confronto fra i cronoprogrammi e la realizzazione l’86,3% degli interventi di cui sono attuatori viaggia nei tempi corretti. Gli interventi con un ritardo certificato sono l’8,6%, contro il 10,4% delle Regioni, il 17,7% registrato fra musei e beni culturali, il 18,5% delle scuole e il 19% evidenziato dalle grandi imprese pubbliche, da Rfi all’Anas, dove si concentrano gli interventi più ricchi sul piano finanziario. Il 40% dei quasi 64mila cantieri comunali del PNRR è al lavoro, il 17% è al collaudo e il 28% si è chiuso. Un carotaggio condotto dal Sole 24 Ore sugli asili nido conferma il quadro, con 2.698 progetti (il 46,8%) al collaudo, 2.625 (il 45,5%) in realizzazione e 440 interventi (il 7,7%) ancora alla progettazione o all’appalto.
Risultato sintetico: gli investimenti comunali in buono stato di avanzamento sfiorano i 18 miliardi, il 74% dei 24 miliardi a titolarità dei sindaci. Per le Città metropolitane la stessa condizione riguarda 843 interventi per 1,66 miliardi, cioè quasi l’80% dei due miliardi di loro competenza. Secondo Gaetano Manfredi, sindaco di Napoli e presidente dell’ANCI, le cifre mostrano che «il modello PNRR di assegnazione diretta dei fondi ai Comuni si è dimostrato efficace, e va replicato».

I numeri, però, arrivano alla vigilia della nuova rimodulazione del Piano annunciata dal Governo. Sono una difesa preventiva?
È ovvio che ogni rimodulazione può preoccupare i sindaci, viste anche le esperienze precedenti. Ma penso che tutti siano consapevoli del fatto che si debba tener conto dello stato reale di ogni progetto, evitando quindi di intervenire su lavori già partiti. Ma ancora più importante è l’ottica strutturale: il PNRR dimostra che l’assegnazione diretta, evitando intermediazioni regionali e statali, aumenta l’efficacia della spesa. Proprio per questo chiederemo al vicepresidente della commissione Ue Raffaele Fitto, che verrà da noi all’ANCI dopodomani, di replicare il modello per i fondi di coesione.

Sconto crediti fiscali

Finanziamenti e contributi

 

Ma non tutta la macchina funziona al meglio; sulle anticipazioni di liquidità le segnalazioni di ritardi proseguono anche dopo il decreto che le ha alzate al 90%.
Questo aspetto è centrale perché per garantire velocità dei lavori occorre altrettanta rapidità nei pagamenti, e non sempre le anticipazioni vengono erogate puntualmente perché in alcuni casi continuano a esserci controlli troppo zelanti.

Ma le nuove regole non hanno ribaltato l’ottica chiedendo verifiche ex post?
Infatti sono atteggiamenti che tradiscono lo spirito della norma; in qualche caso, come al Viminale, questo aspetto è stato colto, in altri meno.

Qualche filone comunale in difficoltà però c’è, per esempio i Piani sulla qualità dell’abitare.
Alcuni progetti Pinqua non sono partiti perché non si sono create le condizioni di realizzabilità, come la disponibilità di suoli di terzi o il superamento di vincoli delle sovrintendenze. La proposta che abbiamo portato al ministro Salvini è, una volta valutati i progetti non più realizzabili, di scorrere la graduatoria, con tempi più lunghi appoggiandosi su fondi nazionali. Per il resto, le risorse recuperabili dalla rimodulazione vanno destinate al Piano casa, che per i sindaci è una priorità assoluta.

Sugli asili nido temete qualche nuovo inciampo?
No, non c’è la necessità di rivedere un’altra volta il target. Certo, abbiamo saturato la capacità di realizzazione dei Comuni, e penso che oltre a valutare il raggiungimento del 33% di posti disponibili si debba considerare anche l’incremento rispetto ai livelli di partenza, a testimonianza dello sforzo straordinario compiuto dalle amministrazioni. Per non parlare dei problemi di gestione, nei costi e nella difficoltà di trovare i profili di laureati necessari a far vivere gli asili.

Questo è un capitolo del problema generale di attrattività dei Comuni per il nuovo personale. Dopo il Decreto PA che aumenta i fondi accessori nei ministeri avete scritto al Governo per chiedere una soluzione. Quale può essere?
In prospettiva gli stipendi degli Enti locali vanno armonizzati con quelli della PA centrale, e occorre un fondo statale che anche in modo progressivo fornisca le risorse necessarie perché gli aumenti non possono essere retti dai bilanci comunali. Solo così si possono combattere le diseconomie prodotte dai continui spostamenti di personale dagli enti a ministeri e agenzie fiscali. Perché la mobilità crea enormi vacanze di organico ed esigenze di formazione. Quindi costa.

* Articolo integrale pubblicato su Il Sole 24 Ore del 4 marzo 2025 (In collaborazione con Mimesi s.r.l)



Source link

Sconto crediti fiscali

Finanziamenti e contributi

 

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link