Energia solare e conflitti ambientali: il paradosso della Mongolia interna

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Caffè Lungo La Cina, leader mondiale negli investimenti in energie rinnovabili, sta realizzando un’imponente distesa di pannelli solari nella regione autonoma della Mongolia interna. Il territorio però è già luogo di conflitti ambientali. 

UNA MURAGLIA DI PANNELLI SOLARI

Lungo il margine settentrionale del deserto del Kubuqi, nella regione autonoma della Mongolia interna, si estende per 400 chilometri l’impianto progettato per fornire elettricità a oltre 300mila persone all’anno. Oltre a generare energia rinnovabile, l’infrastruttura svolge un ruolo chiave nel contrastare la desertificazione. In particolare, i pannelli solari fungono da barriera contro il forte vento della regione e la dispersione della sabbia che andrebbe altrimenti a dirigersi verso il Fiume Giallo, situato a pochi chilometri di distanza. Inoltre, i pannelli sono installati in modo da lasciare spazio alla vegetazione e alle attività agricole. Alcune di queste vengono ora svolte sotto i pannelli solari, offrendo, secondo le versioni ufficiali, un chiaro esempio di integrazione tra tecnologia e tutela dell’ecosistema. La dimensione economica è sottolineata a più riprese, mettendo in risalto l’impatto sullo sviluppo economico e la dinamizzazione della regione tramite la creazione di 3mila posti di lavoro in un “territorio che mancava di attività produttiva”.

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Fig. 1 – Operai che installano un pannello solare nel deserto del Kubuqi

L’INLAND CINESE E LA DECARBONIZZAZIONE 

La rapida crescita dell’energia solare in Cina segna un passo cruciale nella lotta contro le sfide climatiche globali. Da giugno 2024, la Cina controlla il 51% della capacità globale di impianti solari, consolidando la sua posizione di leader mondiale nella produzione di energia rinnovabile, secondo il Global Solar Power Tracker di Global Energy Monitor (GEM). Tra il 2010 e il 2015, la necessità di spostare lo sguardo verso le province interne (inland) della Cina è apparsa abbastanza urgente. La qualità dell’aria che si deteriora nelle grandi città cinesi – soprattutto quelle costiere – ha spinto il Governo cinese a prendere provvedimenti e, nel 2020, dopo aver preso l’impegno di raggiungere la carbon neutrality nel 2060, annunciare la creazione di una serie di progetti di energie rinnovabili nelle provincie dell’inland. Costruire impianti di energia pulita su larga scala nelle province interne ed esportare l’energia verso i centri di consumo nelle regioni costiere e centrali è fondamentale per decarbonizzare il settore energetico cinese. 

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Fig. 2 – Lavoratore davanti ad una distesa di pannelli solari nella Mongolia interna

VOCI CRITICHE

La Mongolia interna è considerata il più grande fornitore mondiale di terre rare e a partire dagli anni Duemila, l’interesse per le materie prime ha contribuito a creare un confluire di interessi nella regione. Le risorse minerarie e la loro estrazione non regolamentata ha portato a vari scontri tra la popolazione e il Governo centrale. Negli ultimi due decenni, infatti, la Mongolia interna ha visto una rapida crescita industriale ed economica, ma l’inquinamento ambientale derivante da questi sviluppi ha seriamente minacciato la vita quotidiana dei pastori. Le proteste ambientali nella regione, sostenute da gruppi locali, sono da inserire in un framework di conflitto ambientale. Le grandi quantità d’acqua necessarie al funzionamento delle miniere e alla pulizia dei minerali estratti ha portato a una pressione sulle già scarse risorse idriche e ha posto limiti non indifferenti all’agricoltura. La rapida crescita dell’energia solare in Cina, soprattutto nelle province interne, è vista come una soluzione ecologica, ma bisogna essere cauti nel considerarla una vera “svolta green”. Sebbene gli impianti fotovoltaici come quello nel deserto del Kubuqi possano contribuire alla produzione di energia rinnovabile e combattere la desertificazione, non si può ignorare che queste iniziative si inseriscono in territori già danneggiati dall’estrazione mineraria. La costruzione di impianti solari, quindi, non risolve il problema strutturale di sfruttamento del territorio, ma rischia di perpetrarlo sotto una nuova forma, secondo alcuni. I pannelli solari si inseriscono in una strategia che mira allo “sviluppo” delle terre interne secondo logiche di centro-periferia che non possono essere ignorate. Molti hanno infatti criticato i progetti di sviluppo ambientale e la gestione delle risorse, mettendo in evidenza i rischi di una continua marginalizzazione delle comunità locali. 

Bianca Ferrazza

Photo by solarpanal355 is licensed under CC BY-NC-SA

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