Difesa europea: perché serve una banca per il riarmo, secondo il suo ideatore

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Nell’urgenza di provvedere al proprio riarmo, l’Europa sta esplorando qualsiasi mezzo possibile per riuscirci in fretta. Attuare un piano da 800 miliardi di euro, come il Rearm Europe presentato da Ursula von der Leyen, sicuramente aiuterebbe. Anzi, sarebbe “fantastico”, secondo Robert Murray. Una lunga esperienza da capo dell’innovazione della Nato, 15 anni da ufficiale delle forze armate britanniche (ha servito in Bosnia e Afghanistan), Murray sa quali sono le esigenze di un esercito e quanto sia difficile soddisfarle in poco tempo. Per questo, appena un giorno prima che von der Leyen presentasse il suo piano, ha lanciato la Dsr bank, una banca di sviluppo multilaterale per la Difesa da 100 mld di sterline.

Non è l’unica proposta per una banca per il riarmo: anche la Gran Bretagna ne ha suggerita una nei giorni scorsi. Murray, però, dice di lavorarci dal 2019, e l’ha presentata in un documento sottoposto a peer review dall’Atlantic Council già lo scorso dicembre. Ho pubblicato il mio studio prima di Natale, dopo cinque anni di ricerca. È positivo che altri abbiano tratto ispirazione, ma senza un piano dettagliato e testato, un’iniziativa del genere rischia di non essere efficace”, dice sorridendo durante la nostra intervista.

In quello stesso paper avevo stimato una necessità di spesa per l’Europa compresa tra i 550 e gli 850 miliardi di euro. Il piano di von der Leyen è perfettamente in linea con questa previsione. Ma non esiste una soluzione unica o perfetta: servono più strumenti per affrontare questa sfida”.

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Rearm Europe, ecco il piano da 800 mld di Ursula von der Leyen per la Difesa Ue

Perché una banca del riarmo

Il piano di von der Leyen basterà? La preoccupazione, davanti al conflitto in Ucraina e alla minaccia russa, è quella di dover mettere a disposizione strumenti per agire subito. “L’obiettivo è rafforzare le capacità militari degli Stati europei in modo che la Russia non prenda in considerazione un’invasione”, dice perentorio Murray.

“La Dsr bank sarebbe lo strumento più veloce”, aggiunge. “È già pronta e strutturata. Ho lavorato su questo per anni, con il supporto di esperti di finanza e difesa, tra cui manager di J.P. Morgan e altri specialisti bancari. Ora il lavoro è completato, e serve solo la volontà politica per metterlo in pratica. Spetta agli Stati prendere l’iniziativa: dovrebbero ora negoziare la carta fondativa di questa banca e ratificarla nei rispettivi parlamenti. Se si muovono velocemente, la banca potrebbe essere operativa già nel 2026, un anno prima di quanto inizialmente previsto”.

Perché una banca multilaterale

L’iniziativa di von der Leyen non è l’unica di cui si è parlato in questi giorni: la BEI è vicina a finanziare anche l’industria della difesa, precedentemente esclusa dagli investimenti.

Ma affiancare le iniziative europee a una banca multilaterale che guardi oltre i confini d’Europa, secondo Murray, risponde al grande problema del continente nel settore Difesa: non ha abbastanza capacità produttiva per difendersi.

Quella capacità ce l’hanno i Paesi che Murray sta provando a coinvolgere nell’iniziativa, a partire proprio dagli Stati Uniti.

I tre nodi della Difesa europea

Uno degli elementi centrali del piano della Dsr bank è offire capitale a basso costo agli Stati membri, con un rating di credito AAA per ridurre i costi di finanziamento della difesa. L’istituto secondo Murray risolverebbe tre grandi problemi della Difesa europea:

– L’accesso a capitali a basso costo: la banca avrebbe un rating AAA, permettendo agli Stati membri (“anche quelli che non hanno un rating del genere”) di ottenere prestiti a “tassi molto vantaggiosi per l’acquisto di equipaggiamenti militari”, dice Murray.

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La burocrazia negli appalti militari: I finanziamenti sarebbero vincolati a “standard tecnici e obiettivi precisi, riducendo inefficienze e ritardi nei progetti di difesa”, spiega l’ideatore della Dsr bank. Non aderire a certe tempistiche e a certi standard comporterebbe il pagamento delle “penalties” della banca, aggiunge, e questo aiuterebbe a cambiare la “cultura del defense procurement”.

Lo sblocco dei finanziamenti privati alla difesa: le banche commerciali, racconta Murray, faticano a concedere prestiti al settore della difesa per via di diverse normative, come ESG e antiriciclaggio. “Naturalmente non sono state ideate per fermare i finanziamenti alla Difesa,, ma l’effetto è quello: quando una piccola azienda del settore va in banca per chiedere un prestito, scatta subito l’allarme per il rischio di compliance che un investimento del genere rappresenterebbe. La Dsr bank fornirebbe garanzie per mitigare il rischio e stimolare l’afflusso di capitali privati”, spiega Murray.

Incluso anche nel piano von der Leyen, uno degli obiettivi dichiarati del piano è fornire rapidamente risorse per rafforzare le capacità militari europee, con un impatto diretto sulla guerra in Ucraina.

Murray ha sottolineato che nel breve termine la priorità sarebbe l’acquisto di armamenti già disponibili, in modo da aumentare immediatamente il deterrente nei confronti della Russia. Sul lungo periodo, invece, si potrà puntare sulle nuove tecnologie militari.

100 mld di sterline per iniziare

Murray è arrivato alla stima di una dotazione da 100 miliardi di sterline guardando alle esigenze di spesa delle nazioni, alla fattibilità dell’operazione e all’esempio di altre banche multilaterali. Quando ho iniziato a lavorare su questo progetto, mentre ero alla NATO, ho analizzato i costi per sostituire gli equipaggiamenti ex sovietici nei Paesi dell’Europa centrale e orientale. Il totale si aggirava sui 300 miliardi di dollari. Ma per un primo step realistico, ho scelto 100 miliardi: una cifra adeguata al mercato finanziario e sufficiente per avviare l’iniziativa”, spiega Murray.

Quali nazioni ‘fonderanno’ la banca per il riarmo?

Murray non svela ancora quali saranno di preciso le nazioni che fonderanno la banca. In questo momento l’ideatore si muove con cautela: “Il Consiglio europeo sarà un momento importante, in cui le nazioni cominceranno a capire quali soluzioni hanno a disposizione. Il piano di von der Leyen ha sicuramente creato spazio a una banca multilaterale”.

Se il percorso della Dsr bank procederà senza intoppi, la carta costitutiva della banca potrà essere firmata già in occasione del summit NATO di giugno, “con l’avvio delle operazioni previsto per il 2026”, dice. A dicembre Murray aveva stimato il 2027, ma la frenesia politica di questi giorni, innescata anche dall’evoluzione del rapporto tra Stati Uniti e Ucraina e dal vertice londinese dei leader europei, potrebbe accelerare il processo.

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L’iniziativa ha già attirato l’interesse di diversi paesi dice Murray, tra cui Stati Uniti, Canada e Regno Unito, oltre agli Stati membri dell’Unione Europea. La struttura della banca seguirà il modello delle istituzioni multilaterali già esistenti, con singoli Stati come azionisti. Sul lungo periodo la banca coinvolgerà Paesi dell’area euro-atlantica e della regione indo-pacifica, tra cui Stati Uniti, Canada, Australia, Giappone e Corea del Sud. L’Europa da sola non ha la capacità produttiva per soddisfare le sue esigenze di difesa in tempi brevi, quindi deve collaborare con questi partner”.

Un nuovo modello per il finanziamento della Difesa

Secondo Murray la creazione della banca rappresenta un tentativo di colmare una lacuna storica nel finanziamento della difesa europea. Attualmente, gli investimenti sono limitati da inefficienze burocratiche e costi elevati. Offrendo garanzie alle banche commerciali, la nuova istituzione potrebbe incentivare l’afflusso di capitali privati nel settore, riducendo la dipendenza dai bilanci statali.

Anche se la Dsr bank non rappresenta un approccio europeo ‘unificato’ alla fornitura militare in tempo di guerra, Murray ritiene che possa diventare uno strumento flessibile per rispondere alle esigenze dei diversi paesi. Con il vertice NATO di giugno ancora lontano e una situazione che evolve di giorno in giorno, il futuro della difesa europea potrebbe passare ancora una volta  fuori dai suoi confini.

Difesa, Dsr bank: arriva un’altra banca per il riarmo europeo



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