Dazi Usa, Trump potrebbe annunciare un accordo domani per Messico e Canada. Il premier canadese Trudeau: «È una guerra commerciale»

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Ottawa risponde con tariffe del 25% su milioni di prodotti americani. Alcune province vietano gli alcolici made in USA. Il tycoon insiste sulla politica protezionistica e attacca il Canada: «È contro le nostre banche». In realtà ce ne sono 16 attive, con capitali di oltre 100 miliardi

Donald Trump potrebbe annunciare domani «un compromesso» sui dazi contro Canada e Messico. Lo ha detto il segretario al Commercio americano Howard Lutnick, intervistato da Fox News. L’obiettivo del presidente USA, spiega, è quello di trovare una soluzione a dispetto di quello che è successo nelle ultime ore. Intanto diverse province canadesi hanno annunciato il bando degli alcolici provenienti dagli Stati Uniti in risposta ai dazi imposti da Trump.

Cosa è successo

Occhio per occhio, dente per dente: alle tariffe del 25% imposte dal presidente americano Donald Trump sui prodotti provenienti da Canada e Messico, il premier del Paese della foglia d’acero ha risposto con tariffe del 25%. Saranno colpiti prodotti per 155 miliardi di dollari, ha annunciato il premier Justin Trudeau: subito su 30 miliardi, entro 21 giorni sui restanti 125 miliardi. «I canadesi non si tireranno indietro da una battaglia soprattutto quando in gioco c’è il benessere di tutti». Anche perché nella visione americano-centrica che il presidente sta ormai portando avanti da oltre due mesi, l’unica possibilità di sottrarsi alla spada di Damocle dei dazi è vestirsi a stelle e strisce. Come? Facilissimo, lo spiega lo stesso Potus (President of the United States) sul suo social Truth: «Se le aziende si trasferiscono negli Stati Uniti, non ci saranno dazi». Alcune, come Pfizer, hanno già prestato orecchio. Non solo. L’inquilino della Casa Bianca ha rincarato la dose contro il Canada: «Non permette alle banche americane di fare affari in Canada, ma le loro banche inondano il mercato americano. Mi sembra giusto, no?». Peccato che al momento, secondo la Canadian Banking Association, nel Paese della foglia d’acero siano attivi 16 istituti di credito e finanziari statunitensi che gestiscono capitali di oltre 113 miliardi di dollari. Insomma, per citare il celebre show satirico South Park, qualunque cosa succeda è colpa del Canada.

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Trudeau indispettito: «Dazi inspiegabili, non diventeremo il 51esimo Stato americano»

Al di là del confine, però, l’hanno presa molto meno con ironia. Anche perché i dazi al 25% sono reali e hanno già portato a nette prese di posizione, si veda la decisione della stessa Ottawa e di Pechino di rispondere a tono e alzare muri doganali. Il premier canadese Justin Trudeau ha accusato Trump di aver «lanciato una guerra commerciale contro il Canada». Una di quelle guerre – ha sottolineato – in cui non ci sono vincitori ma solo vinti, perché a pagare sarà il popolo americano tanto quanto quello canadese. «Non c’è giustificazione o bisogno di questi dazi. Trump vuole distruggere l’economia canadese e annettere il Canada. Ma non saremo mai il 51esimo Stato americano», ha assicurato Trudeau. Il richiamo è un antico desiderio mai nascosto del tycoon: «Sbarazziamoci di quella linea artificiale (il confine, ndr). Vediamo che effetto fa».

Trump contro le proteste scolastiche: «Gli americani saranno arrestati, gli stranieri rispediti al loro Paese di origine»

Non solo Canada, non solo dazi. A entrare ora nel mirino di Trump sono le scuole, o meglio gli studenti che partecipano a manifestazioni non autorizzate. A loro direttamente si è rivolto il presidente americano con l’ennesimo post Truth: «Gli agitatori saranno imprigionati o rispediti permanentemente nei loro Paesi di provenienza. Gli studenti americani, invece, saranno permanentemente espulsi e, a seconda del reato, arrestati». Nel futuro immaginato dal Potus sono presenti anche punizioni severissime anche per gli istituti che ospitano – volenti o nolenti – queste proteste. Per loro Trump avrebbe pronto lo «stop ai fondi federali». Che si tratti di scuole, college o università, lo slogan è diventato uno solo: «NO MASKS!».





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