Confindustria Veneto Est si interroga preoccupata Sulle scelte della UE e sul futuro delle imprese | Oggi Treviso | News

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A Palazzo Giacomelli, Confindustria Treviso, Belluno e Padova si è riunita per discutere e interrogarsi, con molta preoccupazione, sul futuro dell’Europa. Il dibattito è stato arricchito dagli interventi di relatori di alto livello: Marc Lazar, professore emerito di Storia e Sociologia politica a Sciences Po (Parigi); l’ambasciatore Pietro Benassi, con un ruolo di rilievo in Germania; Kateryna Pishchikova, associate research fellow presso ISPI; e Lucia Coppolaro, docente di Diritto internazionale all’Università di Padova.

Confindustria ha affrontato i temi della crisi strategica dell’Europa, della sua dipendenza energetica e difensiva, nonché della sua instabilità interna, economica e politica. Il 2025 sarà un anno cruciale per l’UE: l’”elettroshock” di Trump sull’Ucraina, le nuove barriere commerciali e il disimpegno degli Stati Uniti dal vecchio continente stanno già avendo ripercussioni importanti. Gli indici di crescita europei sono ai minimi storici dal 2020 e la fiducia degli investitori sta diminuendo. Certo, il protezionismo non favorisce la crescita economica: con l’atteggiamento aggressivo di Trump e i nuovi dazi, è difficile prevedere quali saranno gli effetti non solo sull’Europa, ma anche sugli stessi cittadini americani. Mai come oggi, servirebbe un’Europa unita. Ma quale Stato europeo è in grado di rilanciare un’Europa forte? Francia o Germania?

La crisi francese

Il professor Marc Lazar ha illustrato, attraverso i dati raccolti dall’Osservatorio francese sulla fiducia nella classe politica, un quadro allarmante: il 79% dei francesi non crede più nelle istituzioni e nei politici. Un francese su quattro pensa addirittura che sarebbe meglio se al potere ci fossero le forze armate. La Francia ha istituzioni solide, ma l’attuale presidente è tra i più detestati della storia recente. Questo alimenta gli estremismi, sintomo di un malessere politico profondo. Nonostante un’Assemblea Nazionale frammentata e un governo instabile, Macron e il suo esecutivo potrebbero arrivare a fine mandato. Ma con quale obiettivo? Navigare a vista. Si parla sempre più di un declino della Francia sia a livello europeo che internazionale. Nel breve termine, è difficile immaginare che la Francia possa guidare un rilancio europeo. C’è un paradosso evidente: da un lato, i francesi chiedono un’autorità forte, in grado di uscire dall’incertezza, ma dall’altro esigono più democrazia e partecipazione.

Le difficoltà della Germania

L’ambasciatore Pietro Benassi, con anni di esperienza in Germania, ha analizzato le sfide del Paese. Dal 2014, anche la Germania sta attraversando una fase di difficoltà economica e politica. Certo, l’84% di partecipazione alle ultime elezioni dimostra la solidità della democrazia tedesca. La legge elettorale ha garantito stabilità: dal 1945, la Germania ha avuto solo 8 cancellieri, mentre l’Italia ha visto alternarsi ben 66 governi. Tuttavia, la Germania si trova ora in una posizione difficile. Le scelte strategiche della Merkel, basate su energia a basso costo dalla Russia e sicurezza garantita dagli Stati Uniti, sono ora crollate.

Quale futuro per l’Europa?

La Germania dovrà guardare all’Europa, ma con politiche di austerità e tagli. Come l’Italia, dovrà cambiare prospettiva: non si può più guardare agli scambi commerciali come si faceva 50 anni fa. Oggi la priorità è lo sviluppo dell’economia digitale, dell’intelligenza artificiale e dello spazio. Ma se l’UE a 27 membri non è ancora riuscita a sviluppare una politica industriale e una politica estera comuni, sarà difficile per la Germania assumere il ruolo di guida europea. Senza un cambio di passo, anche la potenza economica tedesca rischia di perdere terreno.

Il grido d’allarme degli industriali

In questo scenario, si inserisce il monito della presidente di Confindustria Veneto Est, Paola Carron: “Che si tratti di guerre o dazi, la nostra risposta può essere solo europea. Ma serve un cambiamento radicale, a partire da una nuova politica industriale per la re-industrializzazione. Dobbiamo rispondere a Stati Uniti e Cina, riportando capacità industriale in Europa, rafforzando il mercato unico, la difesa comune e creando nuovi strumenti di debito condiviso per gli investimenti. Solo l’Europa è il nostro perimetro d’azione.” Uscendo da Palazzo Giacomelli, rimane solo una domanda, carica di preoccupazione, degli industriali del Nord-Est: “Europa, dove sei?”





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