Assistere alla propria morte in diretta: la storia di Fabio Cantelli – Metodo Standup

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Nel panorama delle dipendenze e delle rinascite, poche storie riescono a toccare le corde dell’anima come quella di Fabio Cantelli.

Nel corso della puntata 21 di Nel Faro Podcast, Fabio ha condiviso la sua esperienza senza filtri, raccontando il viaggio che lo ha portato dall’abisso dell’eroina e della cocaina fino alla riscoperta di sé e alla rinascita grazie alla comunità di San Patrignano.

Quella che emerge dal racconto è una storia di caduta, ma soprattutto di resurrezione, di scelte difficili e di un cammino verso la consapevolezza di sé. In questo articolo ripercorriamo i punti salienti della sua testimonianza, lasciandovi con la voglia di ascoltare l’intera conversazione per cogliere tutta la profondità delle sue parole.

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Il primo contatto con la droga: l’illusione del sentirsi invincibili

Fabio racconta di essere cresciuto nella Milano degli anni ’70, in un periodo di forti movimenti politici e di ribellione giovanile. Tuttavia, la sua ribellione non si concretizzò in un’adesione automatica a certi movimenti, bensì in una ricerca personale d’identità. Fu proprio in questa fase che entrò in contatto con l’eroina.

La sua prima assunzione avvenne a soli 18 anni, in un atto che all’epoca sembrava una scelta controllata: “Io sono diverso, non diventerò mai come loro,” pensava. Ma l’illusione del controllo si infranse presto: l’eroina lo portò a una dipendenza che stravolse la sua esistenza.

A questo si aggiunse successivamente la cocaina, una droga che Fabio definisce ancora più pericolosa per il suo effetto maniacale: “L’eroina ti rende schiavo, la cocaina si impadronisce di te”. La compulsività della cocaina lo spinse oltre ogni limite, portandolo a due overdose, esperienze che descrive come “assistere alla propria morte in diretta”.

Il punto di rottura: il sequestro salvifico

La dipendenza lo aveva portato al limite della sopravvivenza. Proprio in quel momento intervenne Vincenzo Muccioli, fondatore di San Patrignano, che insieme alla madre di Fabio orchestrò quello che oggi l’ex tossicodipendente definisce “il sequestro che mi ha salvato la vita”.

Fabio venne prelevato a Milano e portato con la forza nella comunità. Lì, per 18 giorni, fu rinchiuso in una stanza spoglia, con un pagliericcio e un bidone per i bisogni. Un’esperienza estrema, ma che si rivelò necessaria: fu proprio in quella stanza che avvenne la sua resa.

“Mi sono visto da fuori, come non mi ero mai visto prima, e ho capito che dovevo prendermi cura di me stesso“, racconta. Da quel momento in poi, il percorso di Fabio è stato una lenta, ma costante risalita verso la vita.

L’Importanza della passione e della consapevolezza

Se c’è una cosa che ha salvato Fabio, oltre alla comunità, è stata la riscoperta della sua passione per la scrittura e lo studio. “La passione è più forte della droga. Se trovi la tua, nulla può distoglierti da essa“, afferma con convinzione.

Durante la sua permanenza a San Patrignano, Fabio si immerse nella lettura, nello studio e nella scrittura. Questo percorso lo portò non solo a liberarsi dalla dipendenza, ma anche a trovare un nuovo scopo nella vita. Divenne responsabile delle pubbliche relazioni della comunità, collaborando direttamente con Muccioli.

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Il messaggio che Fabio vuole trasmettere ai giovani è chiaro: “Trovate la vostra passione, coltivatela con costanza e autodisciplina. Se avete una ragione di vita forte, la droga non avrà spazio per sedurvi”.

L’insegnamento di una vita

L’ultima parte dell’intervista tocca un tema ancora più profondo: la diagnosi di HIV che Fabio ricevette mentre era in comunità. Una scoperta che all’epoca equivaleva a una condanna a morte, ma che lui affrontò con la stessa filosofia adottata nel superare la tossicodipendenza: accettazione e resilienza.

Il virus si nutre della resistenza. Ho deciso di non oppormi, ma di conviverci. Ed eccomi qui, vivo, ancora oggi“, racconta.

Questa riflessione lo porta a un insegnamento universale: l’importanza di accettare le difficoltà della vita senza irrigidirsi, ma trovando modi per adattarsi e trasformarle in occasioni di crescita.

Perché guardare la puntata completa?

L’intervista a Fabio Cantelli è un viaggio emozionante e potente attraverso il dolore, la redenzione e la rinascita. Le sue parole sono un monito e un messaggio di speranza per chiunque stia attraversando un periodo difficile o abbia a che fare con il problema delle dipendenze.

Se vuoi capire davvero cosa significa scendere nell’abisso e poi risalire, se vuoi ascoltare dalla voce di chi ha vissuto sulla propria pelle il dramma della tossicodipendenza, non puoi perderti questa puntata di Nel Faro Podcast.

👉 Guarda l’intervista completa e lasciati ispirare dalla storia di chi ha trovato la luce dopo il buio.

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Se ti va, condividi questa puntata con chi senti possa avere bisogno di un messaggio di speranza per rialzarsi da una dipendenza.

Redazione StandUp





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