Vitruvian, la nuova intelligenza artificiale italiana

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L’Italia scende in campo nella corsa dell’intelligenza artificiale. Nei prossimi giorni vedrà la luce Vitruvian-1.5, un Large Language Model ottimizzato per il ragionamento e la logica. Si basa su 14 miliardi di parametri, che misurano la complessità dei modelli linguistici. Nonostante le dimensioni ridotte, promette di competere con i colossi dell’AI nella risoluzione di problemi, consumando molto di meno. Vitruvian, oggi disponibile in versione Beta, è stato sviluppato da ASC-27, una start up specializzata in AI e cybersecurity con sede a Roma, nel quartiere Eur. Zeta ha intervistato l’amministratore delegato dell’azienda, Nicola Grandis.

Da dove nasce Vitruvian?

Dalla convinzione che non abbia senso alimentare modelli colossali con enormi centrali energetiche per rispondere a domande sulla cosmologia o sulle ricette culinarie. Crediamo che l’intelligenza artificiale debba avere una dimensione più contenuta e specializzata.

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Su che mercato puntate?

L’obiettivo è portare i nostri servizi all’interno di imprese e pubbliche amministrazioni. Anche l’utente comune, tuttavia, potrà beneficiare della nostra tecnologia. Non puntiamo però sull’effetto wow ricercato da chi è disposto a pagare un abbonamento da 20 o 200 euro per sembrare più intelligente con gli amici.

E il nome?

Lo abbiamo scelto per due motivi. Il primo è un parallelismo con Leonardo da Vinci: così come lui creava con carta e penna, noi abbiamo sviluppato Vitruvian con risorse limitate. Il secondo è il simbolismo dell’uomo vitruviano, posto al centro dell’universo. Questo concetto è essenziale quando si parla di intelligenza artificiale. I nostri modelli supportano il ragionamento umano, non lo sostituiscono.

Quali sono i punti di forza e di debolezza del modello?

Vitruvian eccelle nell’affrontare problemi complessi descritti in dettaglio. Più il prompt è strutturato, migliore sarà la risposta. Per esempio, se un saldatore deve unire due materiali ma non ne conosce le proprietà, può inserire un prompt di cinque righe accompagnato da un documento tecnico sulle loro caratteristiche chimico-fisiche. Il sistema fornirà un’analisi molto accurata.

D’altra parte, Vitruvian non è pensato per rispondere a domande fattuali, come “Chi è Nicola Grandis?”. Per quello ci sono Google o Wikipedia. La forza del modello sta nel reasoning: anche quando commette un errore, esplicita il percorso logico seguito, permettendo all’utente di migliorare il prompt.

Come fa a competere con Large Language Models sviluppati con anni di training e investimenti?

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L’addestramento di un modello linguistico si divide in due fasi: pre-training e post-training. Dal 30 novembre 2022 in avanti, abbiamo visto modelli come ChatGPT crescere grazie al pre-training, che consiste nell’inserire sempre più dati per aumentare la qualità delle risposte. Ilya Sutskever, co-fondatore di OpenAI, ha dichiarato nel novembre 2024 che siamo giunti a un plateau. Quando un modello ha già digerito tutto Internet, non può più migliorare aggiungendo ulteriori dati.

Il futuro è nel post-training. Non puntiamo ad aumentare la mole di informazioni, ma a rendere i modelli più efficienti e veloci. Così abbiamo fatto con Vitruvian-1. La versione beta, al momento disponibile, è costruita sul sistema Microsoft Phi-4, che abbiamo personalizzato e ottimizzato. Le prossime versioni saranno basate anche su Mistral AI. 

Quando è previsto il lancio sul mercato?

Tra pochissimi giorni. La versione 1.5 avrà un accesso API e uno strumento conversazionale molto più avanzato. La beta è stata fondamentale per individuare le anomalie del modello, grazie alle decine di migliaia di medici, avvocati, professori e utenti comuni che stanno interrogando il sistema.

Quante persone hanno lavorato al progetto? 

Il team è composto da tre persone, ma per realizzare il progetto ha lavorato, a vario titolo, una decina di colleghi.

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In Italia ed Europa, soluzioni per le imprese basate su colossi come ChatGPT ancora non esistono. Nessuna azienda attenta ai propri dati si affiderebbe a sistemi che non danno alcuna garanzia in termini di sicurezza e conformità legale.

I vostri ingegneri saranno corteggiati dalle multinazionali…

Il rischio esiste. Per questo siamo alla continua ricerca di giovani talenti e ne formiamo di nuovi. Il livello di fidelizzazione dei dipendenti è molto alto e il turnover è basso.

Avete già dei competitors europei? 

Al momento non abbiamo rivali nel nostro campo. Siamo fiduciosi perché il modello che stiamo sviluppando è iper-specializzato. In Europa, solo alcune decine di esperti lavorano su sistemi simili: alcuni all’università ETH di Zurigo, altri alla Sorbona di Parigi o a Barcellona. Arriveranno in futuro startup che proveranno a imitarci, ma non ci faremo trovare impreparati. 

Le norme stringenti dell’UE sono un ostacolo?

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Il Vecchio Continente ha una storia millenaria, che influenza il nostro modo di lavorare. Non è la tecnologia a dover influenzare la società, ma il contrario. Le regole servono a sviluppare innovazioni sicure e affidabili. A livello comunitario abbiamo stabilito, ad esempio, che i dati non debbano essere condivisi in cloud in modo indiscriminato, come fanno in Cina e negli Stati Uniti.

È possibile ridurre l’impatto ecologico dell’intelligenza artificiale?

Sì, la sostenibilità è un tema centrale per noi. Siamo orientati verso il modello della frugal AI, che consumi il meno possibile. Non ha senso sviluppare modelli di dimensioni gigantesche, alimentati da grosse centrali nucleari. Dal punto di vista ecologico, economico e sociale, questo approccio è insostenibile, soprattutto in Europa.

Vitruvian può essere un’occasione d’oro per la Capitale?

Vitruvian non è un’iniziativa solo romana. Il progetto è nato tra Roma, Bologna e Milano, con contributi anche dall’Abruzzo e dalla Sicilia. Il lavoro è stato svolto completamente da giovani italiani o residenti in Italia. Ci tengo a sottolinearlo: in questo Paese non siamo pizza e mandolino. Abbiamo talenti nell’IA e speriamo che iniziative come la nostra possano fungere da ispirazione per creare un ecosistema tecnologico innovativo.

Avete altri progetti in cantiere?

Realizzeremo un modello del tutto nuovo nei prossimi sedici mesi. Mentre Vitruvian-1 si basa su una tecnologia già esistente, quello che chiamiamo internamente Vitruvian 2 sarà dirompente. Stiamo già costruendo ponti con le università di tutto il mondo, da Tokyo a Stanford, coinvolgendo anche realtà italiane. Aspiriamo a creare qualcosa che vada ben al di là del reasoning. Qualcosa che oggi ancora non esiste.

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Leggi anche: Padre Benanti a Zeta: «L’intelligenza artificiale va addestrata»





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