Palazzo della Penna – Centro per le arti contemporanee, in collaborazione con Indigo Art Gallery, è lieto di presentare la mostra “Vita, morte, miracoli” di Davide Dormino e Francesco Petrone, a cura di Chiara Guidoni, che inaugurerà domenica 9 marzo, a partire dalle ore 18, al piano terra del museo, in via Prospero Podiani, 11.
Il miracolo, quello laico e umano, altro non è che un segno tangibile, un mutamento, una trasformazione felice. Evento straordinario, che si sottrae alle logiche della ragione e che viene tuttavia accolto come assioma: così è.
Lo si potrebbe quindi intendere quale testamento particolare dell’abilità di coloro che, con i propri mezzi, sono riusciti a cambiare qualcosa, di minuto o di imponente, che non riguarda solo loro stessi. Questo mutamento con la sua aura investe chiunque vi assista: lo spettatore ne porterà in sé una prova, imperscrutabile ma longeva. Della vita e della morte di ognuno questo resta: qualche piccolo miracolo di chiarezza, di ingenuità, di purezza, di fatica, di volontà.
Se la scultura, delle forme d’arte, è quella che più si avvicina alla vita, per il suo occupare uno spazio, avere un peso e un volume, Dormino e Petrone la eleggono a soggetto privilegiato della loro poetica, tanto quanto l’esistenza umana. La loro ricerca abbraccia uno stile che non abbandona quasi mai il figurativismo, ma che sente la necessità di parlare di qualcosa di più rispetto alla sola dimensione tangibile, sempre presente e manifesta. Le sculture si arrampicano e tendono verso l’alto, con la stessa volontà che le spinge invece verso le profondità sotterranee. Sono allusioni e simboli, a volte ricorrenti, di un’umanità presente, perduta e forse felicemente ritrovata.
Le opere portano traccia delle loro mani: gli artisti non ricercano mai il grado di distacco della perfezione. Il segno resta, serve a palesare che quel gesto esiste, che è parte di un organismo, che possiede un cuore, un fegato e una pelle: le opere sono il negativo dei loro corpi, occupano lo spazio che le mani hanno deciso di non stringere troppo forte, di lasciare agli altri. E lo fanno con l’innocenza e la consapevolezza di una volontà pura, che muove i suoi passi da una necessità creativa che è quella di raccontare un presente che abitano con spirito critico.
Vita, morte, miracoli è una mostra che presenta una produzione eterogenea di materiali e significati: le opere selezionate sono i personaggi di un racconto comune, di un’epopea senza eroe, che riguarda l’esistenza umana tutta, terrena e al contempo eterea. I miracoli altro non sono che ciò che si riesce a lasciare in eredità e dono, un testamento spirituale e concreto, che si manifesta attraverso l’arte.
La mostra sarà visibile fino a domenica 13 aprile.
Davide Dormino, nato a Udine nel 1973, vive e lavora a Roma. Dal 2003 insegna Disegno, Scultura e Installazione alla RUFA. Realizza sculture monumentali, in marmo, bronzo e ferro, affrontando tematiche universali. Tra le sue opere più celebri: Breath (2011), installata permanentemente presso le Nazioni Unite a New York, e Anything to say? (2015), scultura itinerante dedicata al coraggio e alla libertà d’espressione, esposta in 26 capitali europee e premiata nel 2016 con il Prix Èthique dall’organizzazione AntiCor.
Francesco Petrone (Foggia, 1978) vive e lavora a Roma. Si laurea con lode presso l’Accademia di Belle Arti di Foggia; ha lavorato come scenografo per il teatro e il cinema ed è docente presso il Liceo Artistico Argan di Roma. La sua pratica è incentrata su un’analisi del contesto contemporaneo attraverso l’uso della scultura non come fine ma come mezzo di indagine. L’interesse si situa sul simbolo, che riporta attraverso l’uso di materiali industriali e freddi, quali cemento armato e ferro, ma anche quotidiani e caldi, quali legno, pane, ghiaccio, muffe e muschi. Artista votato alla circolarità, riconosce la coincidenza dei concetti di inizio e di fine, se ne fa messaggero, attraverso forme, idee e materiali. Il suo campo di indagine comprende anche una pratica più effimera, legata alla trasparenza e all’inafferrabilità, avvicinandosi al concetto di tempo, che egli riflette nel vetro, in un gesto che è lo specchio del suo processo di indagine artistica verso l’essenza. L’artista è stato selezionato per il PAC (Piano Arte Contemporanea) 2024, con un progetto in collaborazione con il Piccolo Museo del Diario di Pieve Santo Stefano (AR).
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