AGI – Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha firmato un ordine per aumentare ulteriormente i dazi sulle importazioni dalla Cina. Lo rende noto la Casa Bianca che critica “l’incapacità” di Pechino di affrontare il commercio illecito di fentanyl. La nuova misura raddoppia al 20% la tariffa per le merci provenienti dalla Cina. Quanto a Messico e Canada, “non c’è più possibilità” che riescano ad evitare le nuove tariffe, ha detto Trump durante una conferenza stampa sugli investimenti stranieri in Usa.
Già oggi, salvo cambiamenti di rotta dell’ultima ora, potrebbero essere fissati i nuovi dazi Usa per Messico e Canada, che al momento sono previsti al 25%. Inutile dire che una nuova imposizione tariffaria avrebbe un forte impatto su diversi settori industriali statunitensi, a cominciare dalla filiera automobilistica, fortemente integrata. I marchi Usa dell’auto, infatti, contano spesso, se non sull’intero assemblaggio, sicuramente su diversi componenti di Messico e Canada. A cominciare dalla stessa Tesla di Elon Musk, che costruisce i propri modelli a livello nazionale interamente negli Stati Uniti ma per queste vetture includono circa il 20% di parti e componenti provenienti dal Messico.
I dazi al 25% renderebbero ancora più costose le vetture negli Stati Uniti, i cui prezzi sono già elevati dopo l’impennata registrata durante la pandemia. Dal 2019, infatti, il costo medio di circa 44.000 dollari è aumentato del 25%. Gli aumenti delle tariffe doganali su Canada e Messico comporterebbero un incremento medio dei costi di 3.125 dollari per veicolo, in base a un’analisi di JP Morgan riportata dal Wall Street Journal. Non è ancora chiaro, tuttavia, secondo il Wsj, quale quota di quei costi aggiuntivi verrebbe assorbita dalle case automobilistiche e dai loro fornitori. Ancora da chiarire, inoltre, è se l’amministrazione prevederà delle esenzioni per le vetture che sono conformi con l’accordo di libero scambio Usa-Messico-Canada (Usmca) voluto dallo stesso Trump.
Il Financial Times cita il caso della Chevrolet Silverado, uno dei pick-up più popolari d’America da quando è stato lanciato nel 1998. L’iconico veicolo potrebbe diventare una delle vittime della guerra commerciale che stanno per aprire gli Stati Uniti con i nuovi dazi. Il modello della General Motors, che costa tra i 40.000 e i 70.000 dollari, si basa su una filiera automobilistica complessa, che lo rende particolarmente vulnerabile alla minaccia di imporre dazi del 25% su Canada e Messico. Dei 673.000 Silverado prodotti lo scorso anno, il 31% è stato costruito nello stabilimento GM nella città messicana di Silao e il 20% nello stabilimento di Oshawa, in Canada. Ma anche per circa la metà dei veicoli prodotti in tre stabilimenti statunitensi in Michigan e Indiana, è probabile che il servosterzo e i pannelli di rivestimento delle portiere siano costruiti in Messico, l’illuminazione posteriore in Canada, il modulo airbag in Germania e il display della consolle centrale in Giappone, secondo i dati di S&P Global Mobility. La GM si sta preparando ai dazi fin dall’elezione di Trump, ha dichiarato il direttore finanziario Paul Jacobson durante una conferenza con gli investitori il mese scorso. La casa automobilistica, ricorda il Ft, ha spostato parte della produzione e ridotto di quasi un terzo le scorte negli stabilimenti fuori dagli Stati Uniti. Se le tariffe diventassero permanenti, ha detto, la società dovrebbe valutare se trasferire gli impianti.
Il Messico, comunque, sta alla finestra in attesa di vedere che cosa succederà. La presidente Claudia Sheinbaum ha detto che il Paese “ha piani di riserva nel caso in cui le tariffe entrino in vigore. Qualunque cosa abbiano deciso gli Stati Uniti il Messico è pronto”. E neanche il Canda resta a guardare. “Siamo pronti – ha dichiarato la ministra degli Esteri canadese Melanie Joly. – con un piano di tariffe su prodotti per 155 miliardi di dollari, e siamo pronti a partire con la prima tranche di tariffe di 30 miliardi”.
Trump, intanto, ha scritto un post su Truth dedicato ai grandi agricoltori: “Preparatevi a vendere una quantità enorme di prodotti agricoli all’interno degli Stati Uniti. I dazi partiranno dal 2 aprile sui prodotti esteri. Ci sarà da divertirsi!”.
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