Memoriale a Kiev per i soldati caduti in guerra – Reuters
C’era un ultimatum da rispettare e il ricatto ha ottenuto il suo scopo. «Il mio team e io siamo pronti a lavorare sotto la forte leadership del presidente Trump per ottenere una pace duratura». Firmato: Volodymyr Zelensky. All’indomani del congelamento degli aiuti militari americani all’Ucraina, in una mossa estrema per indurre Zelensky a chinare il capo davanti a Donald Trump, ai posti di frontiera fra Polonia e Ucraina e al centro di aiuti americani in Polonia oggi non passava più niente. Né armi, né munizioni, né pezzi di ricambio. «Le notizie che giungono dal confine, dal nostro hub di Jasionka, confermano gli annunci della parte americana» ha informato il premier polacco Donald Tusk. E il primo ministro ucraino, Denys Shmyhal, ha lanciato l’allarme sul rischio che il sistema di difesa aerea Patriot, l’unico in grado di respingere gli attacchi missilistici russi, resti privo di manutenzione e munizioni.
Il sì di Zelensky a Trump è arrivato su X, il social di Elon Musk. «Siamo pronti a lavorare rapidamente per porre fine alla guerra – ha scritto il presidente ucraino –. Le prime fasi potrebbero essere il rilascio dei prigionieri e la tregua nel cielo (divieto di lancio di missili, droni a lungo raggio, bombe sulle reti energetiche e altre infrastrutture civili) e la tregua in mare immediatamente, se la Russia farà lo stesso. Quindi vogliamo procedere molto rapidamente in tutte le fasi successive e lavorare con gli Stati Uniti per concordare un solido accordo finale».
Ricordando lo scontro con il presidente americano e il suo vice JD Vance, venerdì scorso nello Studio Ovale, Zelensky si dice costernato: «È deplorevole che sia andata in quel modo. È tempo di sistemare le cose. Vorremmo che la cooperazione e la comunicazione future fossero costruttive». E visto che Trump si è investito del ruolo di pacificatore, aggiunge: «Vorrei ribadire l’impegno dell’Ucraina per la pace. Nessuno di noi vuole una guerra senza fine. L’Ucraina è pronta a sedersi al tavolo delle trattative il prima possibile per avvicinarsi a una pace duratura. Nessuno desidera la pace più degli ucraini. Il mio team e io siamo pronti a lavorare sotto la forte leadership del presidente Trump per ottenere una pace duratura». Per quanto riguarda la cessione agli Usa dei diritti sulle miniere e sulle terre rare, «l’Ucraina è pronta a firmarlo in qualsiasi momento e in qualsiasi formato opportuno. Consideriamo questo accordo come un passo verso una maggiore sicurezza e solide garanzie di sicurezza, e spero davvero che funzionerà in modo efficace».
Se di pace si tratti, e non di resa, è presto per dirlo. Presto non è mai, invece, per fermare le armi. La tregua che Zelensky è pronto a firmare potrebbe andare nella direzione auspicata dal vertice di Londra tra i leader europei e il premier britannico Keir Starmer. In quell’occasione si era discussa l’ipotesi di un mese di tregua «nell’aria, nei mari e nelle infrastrutture energetiche» dell’Ucraina, pur continuando a combattere sul terreno. In quel mese si cercherebbe una formula di pace giusta e duratura. E proprio con Starmer ha parlato al telefono Zelensky poco prima di postare su X quelle dichiarazioni. Londra aveva insistito sulla necessità che Kiev riallacciasse buone relazioni con Washington. Con Starmer, ha scritto Zelensky su X, «stiamo coordinando le nostre posizioni. Una pace giusta con chiare garanzie di sicurezza. Insieme alla leadership degli Usa e di tutta Europa, questo è assolutamente realizzabile».
Venerdì scorso, dopo il diverbio con Trump e il vicepresidente JD Vance davanti alle telecamere, il leader ucraino aveva atteso a lungo nell’anticamera dello Studio Ovale, prima di essere invitato ad andarsene. Sul fatto che sarebbe tornato, Vance non aveva dubbi: «Alla fine ci arriverà, deve farlo» aveva detto a Fox News. «Se vuoi vere garanzie di sicurezza che Putin non invada di nuovo – aveva aggiunto – la cosa migliore è dare agli americani un vantaggio economico nel futuro dell’Ucraina. Questa è una garanzia di sicurezza migliore di 20mila soldati di un Paese a caso che non combatte una guerra da trenta o quarant’anni». Per il momento, il portavoce del Cremlino si è limitato a un commento telegrafico: «Pronto è buono, è positivo».
Nella notte italiana (dalle 21 di martedì a Washington), Trump terrà al Congresso l’annuale discorso del presidente sullo stato dell’Unione. Titolo: «Rinnovare il sogno americano». Dei quattro temi principali, uno sarà il suo ruolo mondiale di pacificatore, con la fine della guerra in Ucraina e l’accordo con Kiev sulle terre rare. Zelensky era stato avvertito: l’ultimatum andava rispettato.
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