Parco del Matese: fronte del no in protesta, incontri e raccolte firme in tutto il territorio

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Il dibattito sull’istituzione del Parco nazionale del Matese si accende sempre di più. Mentre le istituzioni portano avanti l’iter per la perimetrazione e l’avvio ufficiale dell’area protetta – che dovrà avvenire entro la data limite del 22 aprile, come imposto dal Tar Lazio dopo il ricorso avanzato da Italia Nostra – numerosi comitati di cittadini, allevatori, agricoltori e cacciatori stanno organizzando una serie di incontri sul territorio per informare la popolazione e raccogliere firme contro il progetto. Nei giorni scorsi hanno fatto tappa prima a Roccamandolfi, poi a San Massimo e Pozzilli.
Tra i principali promotori della mobilitazione figurano il Comitato Matese libero e il Comitato allevatori del territorio, realtà molisane che da anni denunciano la mancata consultazione delle comunità locali e gli effetti potenzialmente devastanti che il Parco – a loro dire – potrebbe avere sulle attività economiche tradizionali della zona.
Gli oppositori del Parco hanno avviato quindi un ciclo di incontri nei vari comuni del Matese, sia molisani che campani, per sensibilizzare cittadini e amministratori locali sugli aspetti critici dell’istituzione dell’area protetta. Il fronte del ‘no’ sostiene che il Parco sia stato “calato dall’alto” senza una reale partecipazione delle popolazioni interessate e che le conseguenze potrebbero essere gravissime per il settore agro-pastorale, forestale e venatorio.
I promotori della protesta sostengono che le aree protette in Italia si siano rivelate, nella maggior parte dei casi, strumenti di centralizzazione del potere piuttosto che di tutela ambientale. In particolare – sostengono – «va tenuto conto dell’esperienza negativa di altri Parchi d’Italia dove le attività economiche locali hanno subito una drastica riduzione a causa delle rigidissime restrizioni imposte».
Uno dei timori principali dei contrari al Parco è che quest’ultimo possa quindi rappresentare un ulteriore ostacolo alla già fragile economia delle aree interne. Alcuni allevatori, nello specifico, denunciano il rischio di limitazioni ai pascoli, con vincoli ambientali che potrebbero rendere insostenibile la loro attività. Mentre alcuni boscaioli temono nuove restrizioni sul taglio del legname, e i cacciatori prevedono il divieto di attività venatoria, con conseguenze sulla gestione della fauna selvatica e sulla sicurezza dei raccolti.
«Ci vogliono imporre un modello di sviluppo che non tiene conto della nostra realtà economica e culturale» – afferma Romeo D’Andrea, portavoce del Comitato Matese Libero. «Il rischio concreto è lo spopolamento forzato delle aree rurali, con l’abbandono di terreni e attività produttive in favore di una visione puramente turistica che non può garantire la sopravvivenza delle comunità locali».
Nei comuni dove si sono già svolti gli incontri pubblici promossi dal fronte del ‘no’, il dissenso è apparso forte e diffuso, con molti cittadini che chiedono ai sindaci di prendere una posizione chiara contro il progetto.
Come è noto, però, il Tar del Lazio, nell’ottobre 2024 ha imposto al Ministero dell’Ambiente di avviare la delimitazione provvisoria e l’adozione di misure di salvaguardia. La sentenza è arrivata in seguito a un ricorso presentato dall’associazione Italia Nostra, che ha spinto per accelerare la creazione dell’area protetta.
Gli oppositori sottolineano però come questa decisione sia un ulteriore segnale della mancanza di democrazia nel processo: «Non possiamo accettare che una scelta così impattante sulla vita di migliaia di persone venga imposta da un tribunale amministrativo, senza che le comunità abbiano voce in capitolo» – sostengono ad esempio dal Comitato allevatori del territorio.
Oltre agli incontri pubblici, i Comitati contrari al Parco – due molisani e due campani, uno per ogni provincia coinvolta, Matese Libero, No Parco-Territorio Libero, Allevatori e agricoltori del territorio e Start Matese – hanno già inviato una diffida al Mase denunciando «gravi lacune procedurali e la mancata consultazione degli enti locali». Secondo i comitati, l’iter non avrebbe rispettato i passaggi di concertazione previsti dalla legge, escludendo le amministrazioni locali dalla definizione della perimetrazione. Ma non solo, perché hanno anche avviato una raccolta firme per chiedere una revisione del progetto e l’apertura di un vero tavolo di confronto con i due governi regionali e quello nazionale. L’obiettivo è portare ancora una volta il dissenso all’attenzione delle istituzioni. L’iniziativa sta ottenendo il sostegno anche di alcune associazioni nazionali – come l’Associazione nazionale libera caccia -, che vedono nel Parco del Matese l’ennesimo tentativo di «espulsione dell’uomo dall’Appennino in nome di un ambientalismo ideologico e lontano dalle reali esigenze del territorio».



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