Martina Gentile al Gup che l’ha condannata: «Ho sbagliato a voler bene a Matteo Messina Denaro»

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Le dichiarazioni spontanee della figlia della storica compagna di Messina Denaro: «Ho conosciuto il latitante col nome di Francesco Averna prima di saperne la vera identità…»

«Ho conosciuto il latitante col nome di Francesco Averna prima di saperne la vera identità… A me piaceva sentivo l’odore della schiuma da barba, del dopobarba, e allora capitava che, siccome lui sapeva che a me piaceva questa cosa, aspettava me e la faceva con me, quando io andavo a casa sua. E’ una cosa che mi rendo conto che è assurda, però questo è perché io vorrei spiegare il rapporto che mi legava a lui «. Martina Gentile, figlia della storica compagna di Messina Denaro, nel corso di brevi dichiarazioni spontanee ha cercato di spiegare al gup, che oggi l’ha condannata a 4 anni e 8 mesi per favoreggiamento aggravato, il suo rapporto con il boss sostenendo di aver saputo solo in un secondo momento la sua vera identità e di aver ignorato la relazione che legava sua madre al capomafia. Bonafede, sposata con un mafioso condannato all’ergastolo per omicidio, per anni ha intrattenuto un rapporto sentimentale con l’ex latitante.

«Ad oggi, per quello che ho saputo leggendo anche la lettera diario di mia madre – ha spiegato – capisco che non se lo meritava e non meritava il mio affetto, mia madre ha sbagliato tantissimo, per questo sono arrabbiata con lei, però purtroppo è andata così e io ho voluto bene ad una persona a cui non dovevo».

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Niente pizzini

«Ma per quanto riguarda, invece, quello che mi viene contestato, che alla fine è il motivo per cui io sono qui in questo Tribunale, è ciò che io facevo, diciamo, di scambiare la posta per mia madre e per Messina Denaro attraverso la Lanceri – ha proseguito – io ho avuto rapporti con Messina Denaro, ma io davo le mie lettere a mia madre e mia madre le faceva avere a lui, non so come, ma non ho mai ricevuto lettere da parte di mia madre per dare a Messina Denaro, né nelle sue mani, né tramite la Lanceri, né tantomeno Messina Denaro mi ha mai dato qualcosa, lettere, pizzini».

«Io e la Lanceri lavoravamo nello stesso studio, io ho fatto allo studio dell’architetto Tramonte un tirocinio presso… tramite l’Università degli Studi di Palermo, perché io ho studiato architettura a Palermo e questo era uno studio che era convenzionato e quindi c’era un tirocinio obbligatorio e ho iniziato in quel momento a frequentare quello studio.- ha spiegato – C’era Lorena Lanceri, che è una ragazza con cui io mi trovavo benissimo, dopo mia madre mi ha detto che io potevo dare, se volevo, le mie lettere a Lorena, ma non le sue, anche perché io non ho mai letto le lettere di mia madre e dopo questo procedimento, purtroppo, capisco pure perché».

«Io non ho mai conosciuto questo aspetto della mia famiglia, di mia madre soprattutto, e quindi, diciamo, sono stati tanti i tasselli che mi hanno… non lo so, mi hanno destabilizzato, più di tutti quello, ovviamente, del Tribunale dei Minori, non lo nascondo», ha commentato.

«L’unica cosa buona che ho fatto è mia figlia e per il resto ho sbagliato a frequentare e a voler bene a questa persona, però è stato così, ma per il resto non mi è mai stato chiesto di fare niente, né da parte di mia madre, né da parte di lui, né da nessun altro», ha concluso.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA





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