La cultura è il cuore dell’innovazione sociale –

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Il 5 marzo viene presentata la seconda edizione del report Arte e iniziative culturali come risorse per la sostenibilità sociale, che illustra i risultati dello studio condotto dall’Istituto per la Ricerca sull’Innovazione Trasformativa (ITIR) dell’Università di Pavia in collaborazione con ARTE generali, Banca generali e Deloitte Private, sulle organizzazioni che possiedono beni artistici o promuovono iniziative culturali in quanto motori di sviluppo sostenibile per il proprio territorio e per la collettività. L’analisi coinvolge quindi fondazioni dedicate alla gestione dell’arte ma anche realtà che operano in settori non correlati alla cultura ma con forte impegno nel settore. Collezioni e musei aziendali, così come commissioni di opere d’arte, sono sempre più parte dell’attività di alcune lungimiranti imprese a beneficio della loro identità, del coinvolgimento di potenziali partner e della loro stessa reputazione. La cultura, infatti, non è forse il cuore dell’innovazione sociale? Influenzando la coscienza collettiva, grazie anche all’espressione creativa, favorisce l’empatia reciproca e il senso di coesione per cause comuni e contribuisce potenzialmente nella creazione di una società più equa.

In stretto legame con gli sviluppi normativi europei, la ricerca indaga se e come tali differenti organizzazioni gestiscano, misurino e comunichino all’esterno il proprio impatto, in linea con gli SDGs dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite e conseguentemente con il Framework Culture|2030 Indicators dell’UNESCO. La seconda edizione del Report conferma quanto già identificato nella prima, secondo cui «relativamente alla misurazione e comunicazione dei propri impatti sociali, le organizzazioni artistiche e culturali hanno ampi margini di miglioramento». Cerchiami però di capire alcuni aspetti dello studio nel dettaglio.

Innanzitutto sono 4 le aree chiavi alla base della gestione dei beni artistici da parte delle aziende: Governance, che determina la necessità di chiarezza nei ruoli e nelle responsabilità; Progettazione e operatività delle iniziative culturali, inerente la valorizzazione del proprio patrimonio e della propria storia; Comunicazione e coinvolgimento degli stakeholder, che garantisce che le risorse culturali abbiano un impatto anche rispetto agli interessi e alla dimensione sociale; Misurazione e reporting, area cruciale per misurare e riportare i risultati legati ai beni e alle iniziative culturali, integrando dimensioni economiche, ambientali e sociali. L’analisi pur evidenziando quanto gli asset artistici aziendali siano strumenti strategici per la sostenibilità (ambientale quanto in ambito lavorativo, dove si può stimolare la creatività e rafforzare l’identità aziendale tra i dipendenti), «megatrend rilevante per le aziende, divenuta ormai una priorità nelle agende aziendali di tutti i settori», rileva la necessità di comprendere meglio il legame tra arte, cultura e sostenibilità, in mancanza di dati affidabili, fatti scientificamente fondati e insufficienti competenze in materia di gestione e misurazione nel mondo imprenditoriale ma anche in quello culturale.

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Per comprendere il legame tra arte, cultura e sostenibilità e le metodologie per misurarne l’impatto, la ricerca si è basata su un «approccio misto» che comprende un’analisi della letteratura scientifica, attraverso 120 articoli, di cui 33 sono stati selezionati per un esame più approfondito (inerente la gestione dei beni artistici aziendali e delle iniziative culturali e sulla comunicazione di questi da parte delle aziende e i relativi impatti), affiancata da un ciclo d’interviste qualitative con aziende ed esperti del settore. Diverse sono le lacune emerse da colmare anche a livello più accademico. Manca infatti una definizione ampiamente accettata di «beni artistici aziendali» e ciò rende difficile comparare gli studi e i risultati delle indagini e costruire un corpo di conoscenze sistematico. Questo si traduce in un ovvio quesito: Come applicare i risultati della ricerca in mancanza di un quadro standardizzato per l’integrazione dei beni artistici negli obiettivi strategici dell’azienda?

Stessa notevole carenza si presenta nella letteratura atta a valutare e misurare l’impatto sulla sostenibilità delle iniziative culturali (gli studi empirici che offrono metriche concrete o quadri attuabili rimangono ad oggi scarsi). Emerge quindi la necessità di colmare queste lacune in quanto la gestione delle iniziative artistico-culturali, nonché un impegno attivo sulla sostenibilità, sono nuovi strumenti per valorizzare la strategia delle imprese: «Tali iniziative permettono ad esempio di comunicare e rafforzare valori quali l’inclusività, la tutela ambientale ed essere a loro volta un fattore abilitante all’innovazione». Il secondo ambito di approfondimento del report è relativo alle modalità di gestione dei beni artistici delle aziende e di come le organizzazioni ne comunichino l’impatto. Lo studio si è concentrato quindi sulla dimensione social di 128 organizzazioni divise tra Italia (60), Germania (44) e (22) Francia (per la selezione delle organizzazioni si è fatto riferimento a: Museimpresa, Unternehmensmuseen Online, IACCA, World Art Foundations, Corporate Art Awards).

L’analisi ha rilevato che i canali primari di comunicazione dell’impegno artistico e culturale per le organizzazioni sono prevalentemente digitali (siti web aziendali o soprattutto siti web dedicati) ma sono utilizzate, in misura minore, anche altre forme di reportistica (tra cui report finanziari e sustainability report). Sono poi tre le tipologie d’impatto identificate come più rilevanti in senso assoluto: impatto sull’ecosistema culturale, impatto sulle communities creative, impatto a livello di formazione. La mancanza di uniformità negli standard ha reso comunque difficile questo approfondimento in termini di rendicontazione, modelli di riferimento, eterogeneità delle fonti dati, diversità dei contenuti e varietà delle metriche utilizzate. La fase successiva della ricerca, per approfondire meglio questi aspetti, si è configurata sottoforma di interviste all’interno di organizzazioni italiane, tra fondazioni, musei d’impresa, aziende che gestiscono Corporate Art Collections ed esperti del settore. I punti indagati riguardano le pratiche manageriali nella gestione dell’arte, che consentono ai beni di diventare strumenti per la sostenibilità sociale, economica e ambientale e il modo in cui le aziende misurano e valutano questi impatti.

Emerge quindi che: la maggior parte delle realtà interpellate è ancora in una fase iniziale nell’integrazione degli asset artistici e culturali nelle strategie di sostenibilità; le iniziative a supporto della sostenibilità coinvolgono principalmente le comunità e le istituzioni locali, gli artisti e i dipendenti; le collezioni aziendali sono nate su impulso della leadership; la gestione dell’arte in ottica di sostenibilità richiede sensibilità del management nei confronti dell’espressione creativa per comprenderne l’allineamento agli obiettivi aziendali da una parte e capacità di predisporre obiettivi di medio-lungo termine dall’altra. Pare inoltre che poche aziende abbiano adottato un approccio strutturato alla misurazione degli impatti della sostenibilità seppure riconoscano la necessità di sviluppare strumenti specifici e stiano per questo lavorando in tale direzione. Tirando le somme dello studio, risulta evidente che le organizzazioni che gestiscono beni culturali, sebbene mostrino un diffuso livello di consapevolezza (necessità di aver pieno controllo su questi beni, di comprenderne a fondo il valore e di dover trovare soluzioni per amplificare gli impatti generati) abbiano approcci «isolati», non «codificati», soprattutto in termini di governance.

Circa l’impatto sulla sostenibilità delle iniziative culturali, invece «poche aziende applicano indicatori e laddove applicati si è ancora in una fase preliminare dove tali indicatori non risultano consolidati in modo da avere una comparabilità di approccio». In sostanza, è necessario un ulteriore sforzo empirico e concettuale in questo campo. «Alcune organizzazioni artistiche hanno rendicontato i propri impatti adattando framework globalmente riconosciuti, tra cui i GRI Standards per il reporting delle informazioni sulle performance ESG il framework “Culture | 2030” dell’UNESCO. Tuttavia, questa lista non è esaustiva, poiché esistono bilanci di sostenibilità elaborati da enti culturali che adottano altri standard, personalizzando i propri KPI in base ai GRI Standards o ad altri framework di reporting della sostenibilità», si legge a conclusione del report.

 

 

 

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