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Il caso dell’ILVA di Taranto rappresenta uno dei più gravi esempi di inquinamento ambientale in Italia, con significative ripercussioni sulla salute pubblica. Lo stabilimento siderurgico, operativo dagli anni ’60, ha emesso nell’atmosfera sostanze nocive come diossine, benzene, polveri sottili (PM10) e metalli pesanti, contribuendo a un aumento delle malattie croniche e dei decessi nella popolazione locale.
Impatto sulla salute pubblica
Numerosi studi epidemiologici hanno evidenziato una correlazione tra le emissioni dell’ILVA e l’incremento di patologie gravi tra i residenti di Taranto. Secondo una perizia del 2012, le emissioni industriali tra il 1998 e il 2010 sono state responsabili di 386 decessi, con una media di 30 morti all’anno, principalmente per cause cardiache. Inoltre, sono stati registrati 237 casi di tumori maligni e 247 eventi coronarici con ricovero ospedaliero nello stesso periodo
Un altro studio ha rilevato un aumento del 40% dei casi di tumore tra i lavoratori delle fonderie dell’ILVA e un incremento del 50% delle malattie tumorali tra gli impiegati, esposti indirettamente agli inquinanti. Particolarmente allarmante è l’incremento del 54% delle malattie tumorali nei bambini e un aumento del 21% della mortalità infantile (0-14 anni). Nei quartieri Tamburi e Paolo VI, i più vicini allo stabilimento, l’incidenza di tumori risulta superiore del 70% rispetto alla media cittadina
Inquinanti atmosferici e loro effetti
Tra le sostanze nocive emesse dall’ILVA, il benzene riveste un ruolo particolarmente preoccupante. Classificato come cancerogeno certo, il benzene è associato a un aumento del rischio di leucemie. Dati raccolti tra il 2016 e il 2023 nel quartiere Tamburi mostrano una crescita costante delle concentrazioni di benzene nell’aria, indicando l’inefficacia delle misure di “ambientalizzazione” adottate per ridurre l’inquinamento
Oltre al benzene, le emissioni includono diossine, PM10 e metalli pesanti come arsenico, piombo, vanadio, nichel e cromo. Questi inquinanti sono correlati a un aumento della mortalità per tumori del polmone, malattie cardiovascolari e respiratorie. Uno studio ha evidenziato un eccesso del 30% nella mortalità per tumore del polmone e un aumento del 10% nella mortalità per tutte le malattie dell’apparato respiratorio tra i residenti
La vicenda dell’ILVA di Taranto ha attirato l’attenzione delle istituzioni europee, culminando in una significativa sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea (CGUE) il 25 giugno 2024. Questa decisione rappresenta un punto di svolta nella tutela della salute pubblica e dell’ambiente in relazione alle attività industriali.
Contesto della Sentenza
La sentenza trae origine da un’azione collettiva promossa da cittadini tarantini, tra cui l’Associazione Genitori Tarantini, che hanno chiesto la sospensione delle attività dello stabilimento ILVA a causa dei gravi rischi per la salute e l’ambiente derivanti dalle sue emissioni. Il Tribunale di Milano, investito della questione, ha richiesto un parere pregiudiziale alla CGUE sull’interpretazione della direttiva 2010/75/UE relativa alle emissioni industriali.
Principali Pronunciamenti della Corte
Nella sua decisione, la Corte ha stabilito che:
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Valutazione del Danno Sanitario (VDS): La VDS deve essere parte integrante del processo di autorizzazione ambientale per garantire che le attività industriali non compromettano la salute umana.
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Considerazione di Tutte le Sostanze Inquinanti: Nel rilascio e nel riesame delle autorizzazioni, è obbligatorio valutare tutte le sostanze nocive emesse dall’impianto, anche quelle non inizialmente considerate.
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Tempistiche di Adeguamento: In presenza di pericoli gravi per l’ambiente e la salute, lo Stato non può concedere proroghe prolungate per l’adeguamento degli impianti alle normative ambientali.
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Sospensione delle Attività: Se un’installazione industriale rappresenta una minaccia significativa per l’ambiente e la salute pubblica, le sue operazioni devono essere sospese fino a quando non vengano adottate misure correttive adeguate.
Implicazioni della Sentenza
Questa sentenza sottolinea l’importanza di bilanciare le esigenze produttive con la tutela della salute e dell’ambiente. Stabilisce un precedente legale che potrebbe influenzare future decisioni riguardanti attività industriali in tutta l’Unione Europea, rafforzando l’applicazione rigorosa delle normative ambientali e sanitarie.
Il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, ha definito la giornata della sentenza come “memorabile”, evidenziando l’importanza della decisione non solo per Taranto, ma per tutti i cittadini europei.
In conclusione, la condanna della Corte di Giustizia dell’Unione Europea nel caso ILVA rappresenta un passo cruciale verso una maggiore responsabilità ambientale e sanitaria nelle politiche industriali, riaffermando il diritto dei cittadini a vivere in un ambiente sano.Conclusioni
L’inquinamento atmosferico causato dall’ILVA di Taranto ha avuto un impatto devastante sulla salute della popolazione locale, con un aumento significativo di decessi, tumori e malattie croniche. Nonostante le misure adottate negli anni per ridurre le emissioni nocive, i dati indicano che l’area continua a presentare livelli preoccupanti di inquinamento, richiedendo interventi più efficaci per tutelare la salute pubblica e l’ambiente.
Iniziativa “Io Respiro”: Un Passo Verso la Giustizia Ambientale
Per affrontare le sfide poste dall’inquinamento atmosferico, emerge l’importanza di azioni legali collettive. L’iniziativa “Io Respiro” si pone come un baluardo nella lotta per la salvaguardia della salute pubblica. Questo movimento offre assistenza legale e sostegno alle persone che hanno vissuto in aree inquinate, permettendo loro di richiedere un giusto risarcimento.
Questa azione rappresenta un passo significativo verso il riconoscimento del diritto fondamentale di ogni individuo a un ambiente sano e pulito.
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