Anche l’ambiente è vittima della guerra in Ucraina – Pikaia

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“Al momento la copertura forestale in Ucraina è in forte riduzione. Il territorio si presenta prevalentemente ad uso agricolo e a breve potrebbe presentarsi desertico, privo di aree verdi.”

Così commenta la situazione attuale in Ucraina il prof. Roberto Cazzola Gatti del dipartimento di scienze biologiche geologiche e ambientali dell’Università di Bologna, autore di un recente studio sulla regione pubblicato su Global Ecology and Conservation.

Lo studio, grazie ad un sistema combinato di intelligenza artificiale e immagini satellitari, riporta i dati quantitativi di perdita di copertura forestale nel territorio ucraino. L’analisi delle immagini evidenzia che nel 2022 sono andati persi 807,56 Km2 e nel 2023 771,81 Km2. Un totale di 1579,37 Km2. Per un Paese dove il territorio è occupato prevalentemente da zone urbane o da campi agricoli, la già ridotta copertura forestale viene ulteriormente compromessa. Il conflitto ne è la causa. La prova è che nelle regioni non colpite dal conflitto non si osserva una perdita significativa di foreste.

L’impatto della guerra sull’ambiente

La guerra inevitabilmente causa incendi, che sono la prima causa di deforestazione. La perdita di foreste, inclusi alberi secolari, equivale a perdita di biodiversità e di servizi ecologici. Spiega il prof. Cazzola Gatti:

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Gli impatti ambientali delle guerre vengono sottovalutati. Alberi distrutti, animali uccisi, sono egualmente vittime. Riduzione della copertura vegetale vuol dire alterazioni del ciclo dell’acqua e siccità, riduzione della biodiversità e perdita di processi ecologici, riduzione dell’assorbimento di anidride carbonica, riduzione della fertilità dei terreni.

Prosegue il prof.:

“Senza contare tutti gli inquinanti in aria, acqua e suolo. Metalli pesanti come piombo e mercurio presenti nelle munizioni e rilasciati nell’ambiente in ingenti quantità. Senza l’azione di filtro data dalle piante, questi permangono e compromettono la salute degli ecosistemi e delle persone che vi abitano.

Alcune delle regioni coinvolte nel conflitto ospitano Parchi Naturali con specie a rischio di estinzione, molte inserite nella Lista Rossa dell’Ucraina. Per esempio, sono andati distrutti 200 ettari del Regional Landscape Park “Kinburn Peninsula” che ospita 415 specie rare, 166 incluse nella lista rossa dell’Ucraina, 47 specie rare tra muschi, licheni, piante e numerose specie di uccelli tra cui il raro pellicano rosa. Lo scenario risulta difficilmente reversibile. Spiega Cazzola Gatti:

I danni sono solo parzialmente reversibili. Riforestando si può recuperare in parte almeno la struttura dell’ecosistema, ma per raggiungere i livelli di biomassa e di biodiversità che sono stati distrutti in un paio d’anni occorrono secoli. Altri danni sono irreversibili. Alcune specie potrebbero estinguersi. Altre potrebbero ridurre fortemente le popolazioni ed entrare nel vortice dell’estinzione. Senza alcun piano di restauro ambientale e la creazione di corridoi ecologici non è semplice ripristinare gli ecosistemi danneggiati.

I corridoi ecologici della pace

I corridoi ecologici sono strumenti utilizzati a scopo conservazionistico e applicati in contesti bellici potrebbero fornire ulteriori vantaggi. Spiega il prof. Cazzola Gatti:

I corridoi ecologici sono strumenti di conservazione che mettono in comunicazione aree naturali, permettono lo spostamento di specie, ripristinano il flusso genico e favoriscono il rewilding. Applicare questi strumenti in situazioni di guerra, creare “corridoi ecologici della pace” non solo ridurrebbe il danno ambientale, ma limiterebbe, creando delle zone cuscinetto, il conflitto”.

Sarebbero aree di proprietà della natura, gestita da forze di cooperazione coordinate a livello internazionale” – prosegue il ricercatore. “Zone all’interno delle quali potrebbero anche operare forze di pace e si potrebbero realizzare azioni di peacekeeping e peacebuilding. L’ Italia sta promuovendo la formazione di “caschi verdi”, delle specie di “guardiaparco” con mansioni di mantenimento della stabilità in regioni di conflitto”. I corridoi ecologici della pace potrebbero ripristinare connessioni tra specie, e tra persone.

I conflitti rallentano e riducono l’efficacia delle azioni intraprese a tutela del clima e dell’ambiente. Le relazioni tra guerra, crisi climatica e crisi ambientale riportano uno scenario preoccupante. Scegliere dove investire potrebbe invertire la situazione. Aumentare la spesa militare vuol dire aumentare i danni ambientali. Con un mercato delle armi in ascesa, ricorda il professore:

Ogni euro speso per produrre armi corrisponde a centinaia di migliaia di euro di danni ambientali da ripristinare.

Riferimenti:

Cazzolla Gatti, R., Cortès Lobos, R. B., Torresani, M., & Rocchini, D. (2025). An early warning system based on machine learning detects huge forest loss in Ukraine during the war. Global Ecol. Conserv., 58, e03427. doi: 10.1016/j.gecco.2025.e03427

Immagine in apertura: Ministry of Defense of Ukraine su Flickr

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