Istat, agricoltura in crescita: valore aggiunto in aumento del 2%. I COMMENTI

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RomaIl valore aggiunto ha registrato aumenti in volume del 2,0% nell’agricoltura, silvicoltura e pesca, dell’1,2% nelle costruzioni e dello 0,6% nelle attività dei servizi. Si rileva una contrazionedello 0,1% nell’industria in senso stretto.

Nel 2024 l’economia italiana ha registrato una crescita del Pil in volume dello 0,7%, pari a quella del 2023. Lo sviluppo è stato stimolato sia da un contributo positivo della domanda nazionale al netto delle scorte (+0,5%) sia della domanda estera netta (+0,4%), mentre è stato lievemente negativo il contributo della variazione delle scorte (-0,1%). Dal lato dell’offerta di beni e servizi, il valore aggiunto ha segnato crescite in agricoltura (+2,0%), nei servizi (+0,6%) e, in misura inferiore, nel complesso dell’industria (+0,2%).

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I DATI 

La crescita dell’attività produttiva è stata accompagnata da una espansione dell’input di lavoro e dei redditi. Il rapporto tra indebitamento delle Amministrazioni pubbliche e Pil ha registrato un forte miglioramento rispetto al 2023, attestandosi a -3,4%. Il saldo primario è migliorato, passando da -3,6% a +0,4%. La pressione fiscale è cresciuta di oltre un punto percentuale. La spesa per interessi è aumentata del 9,5%.

Nel 2024 il Pil ai prezzi di mercato è stato pari a 2.192.182milioni di euro correnti, con un aumento del 2,9% rispetto all’anno precedente. In volume il Pil è cresciuto dello 0,7%.

Dal lato della domanda interna nel 2024 si registra, in termini di volume, un incremento dello 0,5% degli investimenti fissi lordi e dello 0,6% dei consumi finali nazionali. Per quel che riguarda i flussi con l’estero, le importazioni di beni e servizi sono scesedello 0,7% e le esportazioni sono cresciute dello 0,4%.

La domanda nazionale al netto delle scorte e la domanda estera netta hanno contribuito positivamente alla dinamica del Pil, rispettivamente per +0,5 e +0,4 punti percentuali, mentre l’apporto della variazione delle scorte è stato negativo per -0,1punti.

Il valore aggiunto ha registrato aumenti in volume del 2,0% nell’agricoltura, silvicoltura e pesca, dell’1,2% nelle costruzioni e dello 0,6% nelle attività dei servizi. Si rileva una contrazionedello 0,1% nell’industria in senso stretto.

L’indebitamento netto delle Amministrazioni pubbliche (AP), misurato in rapporto al Pil, è stato pari a -3,4%, a fronte del-7,2 % nel 2023.

Il saldo primario (indebitamento netto meno spesa per interessi) misurato in rapporto al Pil, è stato pari a +0,4% (-3,6% nel 2023).

IL PIL E LE SUE COMPONENTI

Nel 2024 l’insieme delle risorse disponibili è aumentato in volume dello 0,4% rispetto all’anno precedente. Dal lato degli impieghi i consumi finali nazionali sono cresciuti dello 0,6%, gli investimenti fissi lordi dello 0,5% e le esportazioni di beni e servizi dello 0,4%(Tavola 4 dell’allegato statistico).

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La crescita del Pil è stata accompagnata da un decremento delle importazioni di beni e servizi dello 0,7%.

Nel 2024 il deflatore del Pil (Tavola 5 dell’allegato statistico) è aumentato del 2,1%, con un incremento dell’1,4% per la spesa delle famiglie residenti e un calo dello 0,2% per gli investimenti fissi lordi.

Nel 2024 si è registrato un miglioramento nella ragione di scambio con l’estero, quale risultante di un’invarianza del deflatore delle esportazioni di beni e servizi a fronte di un calo del deflatore delle importazioni (-1,8%).

LA DOMANDA INTERNA

Nel 2024 la spesa per consumi finali delle famiglie residenti è cresciuta in volume dello 0,4% (+0,3% nel 2023) (Tav.4 dell’allegato statistico).

Sul territorio economico, la spesa per consumi di servizi è aumentata dello 0,4%, quella per beni dello 0,6%. Gli incrementi più significativi, in volume, si rilevano nelle seguenti funzioni di consumo: spese per trasporti (+3,5%), per informazione e comunicazioni (+3,6%) e per alberghi e ristoranti (+2,0%). Si registrano variazioni particolarmente negative nelle spese per vestiario e calzature (-3,6%) e per servizi sanitari (-3,7%).

La spesa delle Amministrazioni pubbliche è cresciuta dell’1,1%, mentre quella delle Istituzioni sociali private (ISP) del 2,1%.

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Gli investimenti fissi lordi hanno segnato una crescita dello 0,5%(+9,0% nel 2023), con aumenti del 2,0% degli investimenti in costruzioni e del 2,6% in prodotti della proprietà intellettuale. Si sono registrati cali dell’1,8% per i macchinari e attrezzature e del 6,3% per i mezzi di trasporto. 

I SETTORI PRODUTTIVI

Nel 2024 il valore aggiunto complessivo è aumentato in volume dello 0,5%; nel 2023 aveva registrato una crescita dello 0,7%. L’incremento è stato del 2,0% nell’agricoltura, silvicoltura e pesca, dell’1,2% nelle costruzioni e dello 0,6% nei servizi, mentre l’industria in senso stretto ha segnato un calo dello 0,1%. Nelsettore terziario aumenti marcati si sono registrati per i servizi di informazione e comunicazione (+1,6%), le attività finanziarie e assicurative (+1,6%), le attività immobiliari (+2,7%) e le attività professionali, scientifiche e tecniche, amministrative e dei servizi di supporto (+1,8%).

OCCUPAZIONE E REDDITI DA LAVORO

Nel 2024 le unità di lavoro (Ula) sono aumentate del 2,2%, a sintesi di una crescita del 2,3% delle Ula dipendenti (Figura 5) e dell’1,8% delle Ula indipendenti. Laumento ha riguardato tutti i macrosettori:+0,7% nell’agricoltura, silvicoltura e pesca, +0,7% nell’industria in senso stretto, +2,6% nelle costruzioni e +2,5% nei servizi (Tavole da 10 a 13 dell’allegato statistico).

I redditi da lavoro dipendente e le retribuzioni lorde sono aumentatientrambi del 5,2% (Tavole da 14 a 17 dell’allegato statistico). Le retribuzioni lorde per unità di lavoro hanno registrato un incremento del 2,9% nel totale dell’economia; nel dettaglio, vi sono statiaumenti del 3,5% per l’industria in senso stretto, del 4,0% per le costruzioni e del 2,8% nei servizi. In diminuzione del 2,2% il settore agricolo.

INDEBITAMENTO NETTO E SALDO PRIMARIO DELLE AMMINISTRAZIONI PUBBLICHE

Sulla base delle informazioni pervenute fino al 26 febbraio 2025, l’Istat ha elaborato in via provvisoria le stime del conto consolidato delle Amministrazioni pubbliche per l’anno 2024. L’indebitamento netto delle AP in rapporto al Pil è stato pari a  -3,4% (-7,2 % l’anno precedente). In valore assoluto, l’indebitamento per il 2024 è stato di -75.547 milioni di euro, in diminuzione di circa 78,7 miliardi rispetto a quello dell’anno precedente

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Il saldo primario (indebitamento netto meno la spesa per interessi) è positivo e pari a 9.633 milioni di euro, con un’incidenza sul Pil del+0,4% (-3,6% nel 2023), soprattutto per la forte riduzione delle spese in conto capitale (-60,5 miliardi). Il saldo di parte corrente (risparmio o disavanzo delle AP) è anch’esso positivo e pari a 35.523 milioni di euro, in miglioramento rispetto al 2023 (17.273milioni). Questo risultato rispecchia una crescita delle entrate correnti (+55 miliardi) più sostenuta di quella delle uscite correnti(circa +36,7 miliardi) (Tavole 18 e 19 dell’allegato statistico).

ENTRATE E USCITE DELLE AMMINISTRAZIONI PUBBLICHE

Nel 2024 le entrate totali delle Amministrazioni pubbliche sono cresciute del 3,7% rispetto all’anno precedente (Prospetto 5). L’incidenza sul Pil è stata pari al 47,1 %.

Le entrate correnti hanno registrato un aumento del 5,7%, attestandosi al 46,8 % del Pil. In particolare, le imposte dirette sono cresciute del 6,6%, principalmente per l’aumento dell’IRPEF e dell’IRES. In aumento sono risultate anche le sostitutive sugli interessi e sui redditi da capitale e le ritenute sugli utili distribuiti dalle società. Le imposte indirette hanno registrato una crescita anch’essa marcata (+6,1%), con aumenti significativi dell’IVA, dell’IRAP e delle imposte sull’energia e oneri generali del sistema elettrico e gas, queste ultime ritornate sui livelli precedenti la crisi energetica per il ripristino completo degli oneri generali del sistema energetico. In aumento rispetto al 2023 sono risultati anche icontributi sociali effettivi (+4,3%), la produzione vendibile e per uso proprio (+0,4%) e le altre entrate correnti (+10,5%).

Il calo delle entrate in conto capitale (-72,4%) è stato dovutoprincipalmente alla significativa riduzione dei contributi a fondo perduto dell’Unione europea relativi al Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) a fronte del rallentamento degli investimenti realizzati.

La pressione fiscale complessiva (ammontare delle imposte dirette, indirette, in conto capitale e dei contributi sociali in rapporto al Pil) è risultata pari al 42,6%, in aumento rispetto all’anno precedente(41,4%), per effetto di una crescita delle entrate fiscali e contributive (+5,7%) superiore a quella del Pil a prezzi correnti (+2,9%).

Nel 2024 le uscite totali delle Amministrazioni pubbliche (50.6% del Pil) sono scese del 3,6% rispetto al 2023 per la significativa riduzione delle uscite in conto capitale (-39.9%). Tale riduzione è stata generata da un calo dei contributi agli investimenti (-72.9%) per il venir meno delle spese relative alle agevolazioni edilizie legate al Superbonus e, solo parzialmente, compensate dall’aumento delle spese per investimenti (+14.3%). Le uscite correnti sono cresciute del 3,9%, principalmente in conseguenzadella dinamica dei redditi da lavoro dipendente (+4.5%), dei consumi intermedi (+6,7%) e delle prestazioni sociali in denaro(+5,1%). La dinamica di queste ultime è da attribuirsi a un incremento della spesa per pensioni e rendite del 5,5%, dovuto anche alla forte indicizzazione ai prezzi, e a una crescita del 3,8% della spesa per altre prestazioni sociali in denaro. In forte aumento gli interessi (+9,5%, era -4,6% nel 2023), mentre sono risultate in calo le altre uscite correnti (-6,2%).

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