Meteo, la data dell’ultima NEVICATA in pianura della stagione Invernale

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L’ultima neve dell’inverno astronomico rappresenta un fenomeno meteo di grande interesse, soprattutto per chi osserva con attenzione l’andamento climatico nel nostro Paese.

 

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Sebbene non esista una data precisa che segni la conclusione definitiva delle nevicate invernali, l’analisi statistica e storica permette di delineare alcune tendenze significative.

 

La variabilità geografica e climatica dell’Italia incide profondamente sulla distribuzione temporale delle ultime nevicate, che possono protrarsi fino a marzo inoltrato e, in circostanze eccezionali, anche oltre.

 

L’inverno astronomico si conclude generalmente intorno al 20-21 marzo, ma questo non implica la cessazione delle nevicate. Al contrario, episodi tardivi di neve sono relativamente comuni e possono interessare diverse aree del Paese, soprattutto nelle regioni appenniniche e settentrionali.

 

Le cronache meteorologiche recenti riportano numerosi esempi di nevicate verificatesi nella seconda metà di marzo. Tra questi, spicca l’evento del 24-25 marzo 2020, quando la neve cadde fino a 200 metri di quota in regioni come Marche, Abruzzo, Umbria, Molise e Puglia.

 

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Allo stesso modo, il 22 marzo 2018 la città di Potenza fu interessata da un’intensa nevicata, con accumuli fino a 40 cm nel centro urbano. Un caso particolarmente significativo si verificò il 25 marzo 2013, quando la neve raggiunse persino le pianure e le zone costiere del Nord-Est, imbiancando anche Venezia.

 

Oltre il limite convenzionale dell’inverno astronomico, le nevicate non sono impossibili, anche se diventano eventi sempre più rari. In alcune occasioni, aprile ha riservato sorprese gelide, come accadde tra il 14 e il 15 aprile 2001, quando un’improvvisa ondata di aria fredda portò neve fino in pianura, specialmente nelle regioni centro-settentrionali.

 

Questi episodi, sebbene sporadici, dimostrano come le condizioni meteorologiche possano talvolta discostarsi dalle medie climatiche stagionali.

 

Analizzando le tendenze degli ultimi decenni, emerge una progressiva riduzione della frequenza delle nevicate tardive, coerente con il generale riscaldamento climatico. A Roma, ad esempio, la probabilità di nevicate durante la stagione invernale è passata dal 47% delle stagioni del secolo scorso al 35% negli ultimi vent’anni, e si è ulteriormente ridotta al 30% nell’ultimo decennio.

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Questo declino suggerisce un cambiamento nella distribuzione e nell’intensità delle precipitazioni nevose, con effetti significativi anche sulla stagione sciistica e sulla disponibilità di riserve idriche nelle regioni montuose.

 

Le località di alta quota, tuttavia, continuano a registrare nevicate tardive con maggiore frequenza rispetto alle aree di pianura e collinari. Nelle principali stazioni sciistiche italiane, la stagione delle nevicate si estende generalmente da fine settembre a inizio aprile, garantendo accumuli sufficienti per le attività invernali fino alla primavera inoltrata.

 

Questo fenomeno è legato alla persistenza di temperature più rigide in quota, che permettono la formazione e il mantenimento del manto nevoso anche quando nelle aree urbane e pianeggianti le temperature si fanno già primaverili.

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In definitiva, la possibilità di nevicate fino alla fine dell’inverno astronomico è un fenomeno che, pur riducendosi nel tempo, resta una realtà per molte regioni italiane. La prima metà di marzo rappresenta il periodo in cui è statisticamente più probabile osservare le ultime nevicate stagionali, specialmente nelle aree interne dell’Appennino e nelle zone settentrionali.

 

Tuttavia, la variabilità climatica rende possibili episodi anche successivi, sebbene con frequenza decrescente. L’osservazione delle nevicate tardive non solo arricchisce la comprensione dei fenomeni meteorologici, ma costituisce anche un importante indicatore dell’evoluzione climatica in atto, fornendo spunti di riflessione sulla direzione che sta prendendo il clima del nostro Paese.

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