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È risaputo che in Svizzera i farmaci sono più cari che all’estero. Ma un recente studio svedese pone il fenomeno sotto una luce ancora più inquietante: il sovrapprezzo rispetto alla media europea sarebbe del 42,9% per i farmaci protetti da brevetto e addirittura del 114% per i medicamenti che invece dispongono di un concorrente generico. Più del doppio. Una differenza enorme, oltre che in gran parte difficile da spiegare.

«Questo rapporto delle autorità svedesi, che sono una fonte esterna e neutra, conferma come i prezzi dei farmaci in Svizzera rimangano molto elevati nel confronti internazionale – afferma Ivo Giudicetti, portavoce di prio.swiss, l’associazione mantello degli assicuratori malattia -. Tra i 19 paesi europei analizzati, la Svizzera è in testa in diverse categorie».

Piccola misura, «grandi risparmi»

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Un primato poco invidiato che proprio dopodomani, martedì 4 marzo, potrebbe essere almeno in parte attenuato nel caso in cui il Consiglio degli Stati dovesse confermare il sostegno della sua commissione all’introduzione di sconti sulla quantità per i medicamenti che generano un forte fatturato. Una misura contenuta nel secondo pacchetto di contenimento dei costi dell’assicurazione malattia che, da sola, potrebbe permettere di risparmiare fra 300 e 400 milioni di franchi all’anno, secondo le cifre presentate dalla consigliera federale Elisabeth Baume-Schneider, titolare dello spinoso dossier.

«Di fronte agli eccessivi prezzi dei farmaci in Svizzera, prio.swiss sostiene questa misura chiave del secondo pacchetto di contenimento dei costi – riprende Ivo Giudicetti -. L’introduzione di uno sconto in funzione del fatturato, già applicato in numerosi Paesi, consentirebbe di risparmiare diverse centinaia di milioni di franchi a favore dei pagatori dei premi».

Il principio è semplice.Se la misura dovesse entrare in vigore, l’Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP) otterrebbe la facoltà di imporre degli sconti sui medicamenti con un elevato volume di mercato. In pratica, si chiederebbe alle aziende farmaceutiche che vendono molto di rinunciare a una parte del loro margine di guadagno a favore degli assicurati.

«Solo a livello ambulatoriale, vi sono al momento 92 preparati con un fatturato superiore ai 20 milioni di franchi, per un totale di costi pari a 4,1 miliardi di franchi – spiega Ivo Giudicetti -. Questi sarebbero pertanto potenzialmente interessati dalla misura in questione. I costi si ridurrebbero anche per altri farmaci ampiamente prescritti, come il Keytruda (antitumorale), l’Eylea (medicamento oftalmico) oppure lo Xarelto (anticoagulante), il cui fatturato complessivo equivale a poco meno di mezzo miliardo di franchi».

Conseguenze «nocive»

A favore di questa misura si sono già espressi il Consiglio nazionale e, a fine gennaio, la Commissione della sicurezza sociale e della sanità del Consiglio degli Stati, mandando quello che viene ritenuto «un cattivo segnale» da parte di vips, l’Associazione delle aziende farmaceutiche in Svizzera.

«Questi risparmi forzati non sarebbero privi di conseguenze per l’industria farmaceutica svizzera – sostiene Ernst Niemack, direttore generale di vips -. Se vogliamo evitare di complicare ulteriormente l’introduzione di farmaci innovativi in Svizzera, dobbiamo in ogni caso evitare l’accumulo di sconti. La posta in gioco è alta. Garantire a tutti i pazienti un accesso rapido ed equo ai farmaci di cui hanno urgente bisogno e rafforzare la piazza economica svizzera».

L’industria farmaceutica dice di non essere contraria a rivedere i prezzi dei farmaci, ciò che avviene già oggi regolarmente con il riesame triennale dell’UFSP. L’ultima revisione, nel 2023, ha per esempio portato all’abbassamento del prezzo di 350 medicamenti, consentendo risparmi valutati in almeno 120 milioni di franchi annui. L’industria farmaceutica ritiene però che queste riduzioni non debbano avvenire con «iniziative isolate» come quella ora al vaglio delConsiglio degli Stati.

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«L’industria farmaceutica è pronta a sostenere ulteriori risparmi sui costi, anche se negli ultimi anni il settore ha già contribuito con ben oltre 1,6 miliardi all’anno alla riduzione dei costi del sistema sanitario – afferma Ernst Niemack -. Tuttavia, questo non può che andare di pari passo con una revisione complessiva del sistema dei prezzi, in cui si tenga conto sia dei benefici per i pazienti che di quelli economici. Una mancanza di lungimiranza avrà effetti devastanti sulla Svizzera come centro farmaceutico e sulla fornitura di farmaci. Bisogna fare in modo che la Svizzera non diventi un deserto dell’innovazione».

Calano i prezzi, cresce la domanda

L’associazione vips propone altre cifre secondo le quali in realtà i prezzi dei farmaci sarebbero in costante calo in Svizzera. «Nel 2024 il settore farmaceutico svizzero ha registrato un fatturato di 7,7 miliardi di franchi, in aumento del 3,5% a prezzi di fabbrica – spiega Ernst Niemack -. Sebbene la domanda di farmaci sia aumentata, la riduzione dei prezzi ha frenato la crescita del 3,6%. In primo luogo, i prezzi dei farmaci sono scesi per la 24.esima volta consecutiva. In secondo luogo, la politica ha incoraggiato la sostituzione dei preparati originali con generici e biosimilari».

L’anno scorso, precisa vips, il fatturato dei generici ha superato per la prima volta la soglia del miliardo di franchi. «Anche i biosimilari sono in forte espansione (+28,8%), con vendite pari a 224,2 milioni di franchi nel 2024 – aggiunge il direttore generale -. La crescita dei generici e dei biosimiliari è avvenuta in particolare a scapito dei farmaci originali. Ciò dimostra che le misure adottate dalla Confederazione stanno avendo effetto».

In pratica, secondo le aziende farmaceutiche, l’aumento della spesa dei farmaci non è dovuto a un aumento dei prezzi, che stanno al contrario diminuendo, bensì «alla crescente necessità di cure mediche e ai cambiamenti demografici».

Serve comunque un ulteriore intervento? Parola, martedì, al Consiglio degli Stati.



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