La porta in faccia e lo spiraglio, Usa sbigottiti come gli europei

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Ci saranno o non ci saranno altri incontri fra Donald Trump e Volodymyr Zelensky? Quando (e se) Trump annuncerà il taglio ai supporti Usa per l’Ucraina? Gli Stati Uniti si sono svegliati con molte più domande che risposte, il giorno dopo i 45 minuti di diretta TV dallo Studio Ovale, che hanno cancellato 80 anni di atlantismo Usa.

LA GIORNATA di venerdì è stata segnata da dirette televisive non stop con un’unica notizia al centro di ogni trasmissione, d’altronde The Donald è sembrato consapevole quanto meno di un aspetto di tutta la vicenda: è stato di sicuro un incredibile pezzo televisivo, come ha sottolineato a fine incontro il tycoon stesso, poco prima di chiedere al segretario di Stato Marco Rubio di mettere alla porta il presidente ucraino.

Dopo il primo comprensibile sbigottimento, negli Stati Uniti che non si riconoscono in questa Casa Bianca, e che sono la metà del Paese, sembra essere salito lo sconforto per quello che la faccenda rappresenta. David Sanger corrispondente dalla Casa Bianca per il New York Times, ha scritto che ciò che è accaduto “forse si può riparare, ma è difficile immaginare come”, e che “gli scambi velenosi hanno reso evidente che Trump considera l’Ucraina un ostacolo a un progetto molto più vitale: normalizzare i rapporti con la Russia”.

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Questa consapevolezza sembra essere condivisa da molti, anche se la Msnbc come la Cnn e l’emittente radiofonica di area sinistra Npr, hanno più volte parlato della possibilità che Trump voglia mantenere uno spiraglio aperto nei rapporti con l’Ucraina, aggrappandosi a questa o quella dichiarazione rilasciata dal tycoon prima di allontanarsi dallo Studio ovale (e fonti anonime della casa Bianca in serata sembrano aver fatto il giro dei network parlando di “negoziati in stallo, non cancellati”). I commentatori si chiedono ancora se questo non sia “il brutto meeting che precede quello buono”, come è stato detto dalla Msnbc.

LA RISPOSTA ARRIVERÀ nei prossimi giorni attraverso le azioni – più che le dichiarazioni – della Casa Bianca. Secondo l’Associated Press l’amministrazione Trump starebbe valutando di tagliare tutti gli aiuti militari all’Ucraina, non solo quelli diretti, incluse le spedizioni finali di munizioni e attrezzature approvate dall’amministrazione Biden, ma anche quelli indiretti, tra cui il finanziamento militare, la condivisione dell’intelligence, l’addestramento per le truppe e i piloti ucraini, il coordinamento militare statunitense degli aiuti internazionali da una base in Germania. A rivelarlo sono stati due separati alti funzionari dell’amministrazione Trump, che hanno parlato in forma anonima al Washington Post e al New York Times in due diverse occasioni.

Secondo il Pentagono ciò che resta di quanto il Congresso aveva autorizzato sotto l’amministrazione Biden – cioè ulteriori prelievi dalle scorte del Dipartimento della Difesa da destinare all’Ucraina – ammonta a circa 3,85 miliardi di dollari. Le ultime armi che l’Ucraina aveva acquistato dalle aziende di difesa statunitensi dovrebbero essere spedite entro i prossimi sei mesi, dopodiché, spetterà a una serie di Paesi europei ed extraeuropei continuare ad aiutare l’Ucraina.

QUINDI NONOSTANTE la sua amministrazione non abbia mai stanziato aiuti per Kiev – e il vice presidente, quando era senatore dell’Ohio, abbia sempre votato contro gli aiuti all’Ucraina – Trump ha insistito sulla “ricompensa” e il ringraziamento per gli aiuti militari, che dovrebbe arrivare da Zelensky. «Non ci avete mai ringraziato» ha insistito più volte anche JD Vance riferendosi ad aiuti che ha sempre ostacolato da senatore, e mai stanziato da vice presidente.

Al momento dell’incontro tra il presidente ucraino e Donald Trump, erano passati 50 giorni da quando il Pentagono aveva annunciato l’ultimo pacchetto di armi per l’Ucraina, e dal giorno dell’insediamento di Trump non sono stati annunciati nuovi pacchetti.

Al momento non ci sono segnali di cosa accadrà da qui in poi e il campo è aperto ad ogni tipo di speculazione, dal Washington Post che ha pubblicato un lungo articolo per analizzare la comunicazione non verbale e la prossemica dei presenti all’incontro, alle nuove teorie del complotto Maga che circolano online e parlano di un fantomatico meeting di Zelensky con Kamala Harris, Joe Biden, Barack Obama e Chuck Schumer, in cui i biechi democratici gli avrebbero consigliato di fare il duro con Trump, e poi vedi che è successo.

E SE I GOVERNATORI del Gop si sono precipitati in difesa di Trump, come ha fatto dal Texas Greg Abbott, che su X ha scritto: “Il presidente Trump è il leader forte di cui abbiamo bisogno per difendere gli americani e la nazione”, quelli dem si sono schierati dalla parte opposta.

“Lo Studio Ovale dovrebbe essere un luogo in cui promuovere i valori americani, non un luogo in cui ritirarci da essi”, ha affermato in una dichiarazione il governatore della Pennsylvania Ben Shapiro. Amy Klobuchar, senatrice del Minnesota, durante la trasmissione di Rachel Maddow su Msnbc, per dare le proporzioni dell’enormità delle azioni di The Donald, ha sottolineato che addirittura «la prima ministro italiana, tanto vicina a Trump da aver presenziato al suo insediamento», non lo ha pubblicamente appoggiato in questa occasione. E Meloni è un bel parametro, per i media americani.

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