Dalla banca abusiva ai “segnalatori”, ecco l’inchiesta che fa tremare la finanza di Torino (e non solo) – Torino Cronaca

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Un giro d’affari da centinaia di milioni di euro, con una società trasformata in “banca abusiva”. Ma anche intrighi e corruzioni, attraverso consulenze fittizie che avrebbero permesso di ingrossare le tasche dei manager: è quello che emerge dagli atti dell’inchiesta a carico della Directa, società di intermediazione immobiliare (Sim) quotata in Borsa sul mercato Euronext Growth Milan. E presieduta da Massimo Segre, l’ormai celebre “finanziere dei Vip“ al centro di inchieste giudiziarie e vicende sentimentali che hanno fatto il giro d’Italia (dai processi per la Thesan Savio al fidanzamento interrotto in diretta social con l’imprenditrice Cristina Seymandi).

Segre è uno dei 25 coinvolti nell’inchiesta per abusivismo bancario, falso in bilancio, corruzione fra privati e abusiva attività di mediazione creditizia. Nell’elenco figurano quattro società, cioè la Directa, la Argos Corporate Finance di Milano, la Framat srl di Trento e Gt Advisory srl di Roma. E 21 persone fisiche: oltre a Segre, sono indagati i massimi dirigenti di Directa tra gennaio 2019 e giugno 2023. Cioè Mario Fabbri, amministratore delegato e poi vice presidente; Vincenzo Tedeschi, a.d. da inizio 2020; Giancarlo Marino, prima direttore generale e poi co-amministratore; Vittorio Moscatelli e Irene Ballini, consiglieri fino a giugno 2021. Loro avrebbero compiuto direttamente gli illeciti mentre i membri del collegio sindacale dell’epoca sono accusati perché non avrebbero vigilato e segnalato: sono Emanuela Congedo, Gianfranco Grimaldi, Francesco Anglesia e il presidente Luca Asvisio, volto noto a Torino perché presidente dell’Ordine dei commercialisti.

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L’inchiesta, appena chiusa dai finanzieri del Nucleo Speciale Polizia Valutaria, è coordinata dal pubblico ministero Mario Bendoni. Tutto è nato da informazioni acquisite dalla polizia giudiziaria tramite accertamenti sull’utilizzo del sistema finanziario a scopo di riciclaggio e da un’ispezione condotta nei confronti di Directa da parte della Banca d’Italia. In particolare, dal 2019 al 2023, la Sim avrebbe custodito e amministrato circa 300 milioni di euro l’anno, affidati dalla propria clientela istituzionale (bancaria e corporate), per finanziare altri istituti di credito in gravi difficoltà finanziarie. I quali avrebbero riconosciuto alla società tassi di interesse superiori (in media il 2%) a quelli che lei corrispondeva ai propri depositanti. Secondo gli inquirenti, questa attività è stata svolta abusivamente, senza rispettare il prescritto vincolo di accessorietà, in quanto la Sim avrebbe dovuto utilizzare tali somme esclusivamente per l’esecuzione di ordini di negoziazione di strumenti finanziari, in realtà mai avvenuta.

Inoltre, nei bilanci degli anni 2019-2022, sarebbe stata omessa da parte della Sim l’indicazione dei rischi di credito, liquidità e tasso d’interesse correlati allo svolgimento di tale attività di deposito della liquidità di terzi, fornendo valori dei coefficienti patrimoniali di vigilanza superiori a quelli reali e ai minimi regolamentari.

Finte consulenze

In particolare, sotto accusa c’è l’allora co-amministratore delegato della Directa, Giancarlo Marino: gli inquirenti ritengono che sia stato lui a individuare i clienti istituzionali e i soggetti presso cui sub-depositare i fondi in custodia attraverso quattro segnalatori di pregi che avrebbero percepito compensi elevati in virtù delle somme depositate (1,5 milioni l’anno). I segnalatori, cioè Argos, Framat, Tommaso Lo Cascio Macchiarella e Roberto Zagatti, avrebbero avuto un accordo corruttivo con il dirigente: per questo avrebbero impiegato parte dei compensi ricevuti dalla Sim per il pagamento di consulenze fittizie, pari a circa 700mila euro l’anno, a due società riconducibili a Marino oppure in contanti allo stesso dirigente (le società sono Melodies srl e Antonelliana servizi srl). Per questo giro di denaro, in quanto dirigenti delle varie società coinvolte, sono indagati Susanna Dall’Aglio, Tina Nigro, Omar Tesio, Vittorio Rossano Ruggeri, Giuseppe Fumagalli, Andrea Nason, Andrea Borghi, Maria Talasman e Giuliantonio Molignoni.

Inoltre due dei segnalatori, Zagatti e Lo Cascio Macchiarella, sono accusati di aver fatto i mediatori creditizi senza essere iscritti all’albo tenuto dall’Organismo Agenti e Mediatori (Oam). Zagatti è stato anche denunciato per frode fiscale: avrebbe, infatti, ricevuto gli ingenti pagamenti della Sim su un conto corrente estero e li avrebbe girati su altri conti sparsi per l’Europa, prelevandoli poi in contanti e usandoli per spese personali. 

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La difesa di Directa e Asvisio

«Directa è un’azienda solida, non c’è nessun impatto sull’operatività. Chiariremo le contestazioni della Procura».
La società di Massimo Segre non ci sta e replica così, con una nota, alle accuse di abusivismo bancario, falso in bilancio, corruzione fra privati e abusiva attività di mediazione creditizia. L’inchiesta è stata appena chiusa e rischia di aprire un nuovo processo contro Segre e le sue società: sarebbe l’ennesimo dopo quelli legati alla “sua” Thesan Savio, per cui è accusato di bancarotta e truffa ai danni dello Stato.

Ma prima era già stato imputato per il mancato versamento di circa 1 milione di euro fra Iva e ritenute: in quel processo è stato assolto e lo ha rivendicato con orgoglio solo pochi giorni fa, sottolineando con una nota come «in oltre 40 anni di attività ho sempre dimostrato la correttezza del mio operato». Parole che stridono alla luce dell’inchiesta appena chiusa: «Da trent’anni Directa è punto di riferimento nel suo settore e ha fatto della trasparenza e correttezza di gestione un proprio punto d’orgoglio – scrive adesso la società sotto accusa – L’inchiesta non influenza in alcun modo la continuità operativa, tutte le attività proseguono regolarmente». Inoltre, si legge ancora nella nota, «le indagini risalgono indietro nel tempo. Con l’avviso di conclusione sarà finalmente possibile accedere al fascicolo della pubblica accusa, quindi replicare nel merito alle contestazioni e documentare l’assoluta correttezza dei comportamenti della società. I bilanci di Directa sono certificati delle principali società di revisione che mai hanno sollevato alcun rilievo».

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Si difende anche Luca Asvisio, presidente dell’Ordine dei commercialisti di Torino e indagato nell’inchiesta che sta facendo tremare l’alta finanza torinese: «In questo momento è troppo presto per esprimere giudizi, la mia iscrizione nel registro degli indagati è un atto dovuto perché presidente del Collegio sindacale di Directa (all’epoca dei fatti contestati, ndr)». Secondo l’accusa, il commercialista e i suoi colleghi del Collegio avrebbero dovuto notare gli illeciti all’interno della Directa e segnalarli: «Non è semplice accorgersene, poi ci sono anche altri ordini di controllo. Ci sarà tempo per chiarire, io sono tranquillo perché ho sempre vigilato per quello che va fatto».



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