COP16 sulla biodiversità a Roma, passi avanti ma l’Italia è assente

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In un contesto politico mondiale sempre più ostile a tutte le diversità, incluse quelle naturali, si è conclusa a Roma la fase finale della Conferenza delle Parti sulla Biodiversità, COP16. Dopo la sospensione della conferenza a Cali, Colombia, nel 2024, i negoziati romani hanno permesso di concludere l’agenda in modo positivo, con l’adozione di strategie chiave per la tutela degli ecosistemi. Il vertice ha visto i governi di tutto il mondo concordare su una strategia globale per il finanziamento della biodiversità e sulla roadmap per l’attuazione del Kunming-Montreal Global Biodiversity Framework (KMGBF), l’accordo internazionale siglato nel 2022 per fermare la perdita di biodiversità entro il 2030.

I rappresentanti dei 196 Paesi firmatari della Convenzione sulla Diversità Biologica hanno concordato strategie per la mobilitazione delle risorse, la pianificazione e il monitoraggio del KMGBF. «Questi giorni di lavoro a Roma hanno dimostrato l’impegno delle Parti ad avanzare nell’attuazione del Global Biodiversity Framework», ha dichiarato Susana Muhamad, presidente della COP16. «Solo lavorando insieme possiamo rendere la Pace con la Natura una realtà».

Perché è importante la tutela della biodiversità

La perdita di biodiversità rappresenta una delle principali minacce per la stabilità degli ecosistemi e il benessere umano. Il 75% delle colture mondiali dipende dall’impollinazione di insetti, molti dei quali sono in rapido declino a causa della perdita di habitat e dell’uso di pesticidi. La distruzione degli habitat, inoltre, aumenta il contatto tra specie selvatiche e umani, facilitando la diffusione di epidemie. Il Living Planet Report 2022 del WWF segnala che le popolazioni di vertebrati sono diminuite del 73% dal 1970.

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I cambiamenti climatici di origine antropica sono una delle cause principali del fenomeno, ma anche una drammatica conseguenza. La perdita di ecosistemi chiave, come le foreste pluviali e le barriere coralline, riduce la capacità del pianeta di regolare il clima, accelerando la crisi climatica. Secondo il rapporto Global Forest Review, la distruzione delle foreste tropicali nel 2023 ammonta a 3,7 milioni di ettari, l’equivalente di quasi 10 campi da calcio persi al minuto. Questo processo ha prodotto 2,4 gigatonnellate (Gt) di emissioni di anidride carbonica, quasi la metà delle emissioni annuali di combustibili fossili degli Stati Uniti.

La strategia di finanziamento

Uno dei principali risultati della COP16 è l’adozione di una strategia per la mobilitazione delle risorse. Gli Stati si sono impegnati a raccogliere almeno 200 miliardi di dollari all’anno entro il 2030, con un obiettivo intermedio di 20 miliardi di dollari annui in flussi internazionali entro il 2025, salendo a 30 miliardi entro il 2030.

Lin Li, Senior Director per le Politiche Globali e la Advocacy del WWF Internazionale, ha sottolineato l’importanza di questo risultato: «Il WWF accoglie con favore la strategia globale di mobilitazione delle risorse adottata a Roma, che contribuirà ad accelerare le azioni a favore della biodiversità verso il 2030».

Un argomento divisivo nei negoziati è stato il Cali Fund, un meccanismo finanziario per la condivisione equa dei benefici derivanti dall’uso delle informazioni genetiche da parte delle multinazionali che ne traggono profitto. Nonostante il suo lancio ufficiale, il fondo rimane su base volontaria, suscitando perplessità tra gli esperti. Stefano Raimondi, responsabile biodiversità di Legambiente ha commentato: «Il negoziato di Roma è un accordo in chiaroscuro, con qualche significativo passo avanti ma ancora molte incertezze. Si è persa un’importante occasione per rendere obbligatorio il Cali Fund. Occorrerà vedere quante aziende vorranno contribuire».

Il ruolo dell’Italia

La biodiversità è spesso citata come uno dei grandi primati italiani in Europa, con il maggior numero di specie animali e vegetali. Eppure, il governo che al Made in Italy ha consacrato un ministero non sembra aver dato il giusto peso alla COP16 come Paese ospitante. Secondo Stefano Raimondi, l’Italia «si è mostrata del tutto assente con il MASE che ha totalmente sottovalutato l’importanza di questo appuntamento». Anche Bernardo Tarantino, Specialista Affari Europei e Internazionali del WWF Italia, ha espresso la necessità di un maggiore impegno politico: «In un contesto internazionale molto complicato, servono coraggio e leadership per portare avanti l’agenda diplomatica per la tutela della natura. Dopo la scarsa attenzione mostrata per la COP16 ospitata dal nostro Paese, auspichiamo che il governo italiano si unisca con maggiore convinzione e forza alla necessità di aumentare le risorse finanziarie per la biodiversità ed eliminare i sussidi dannosi per l’ambiente».

Leggi anche: Più CO2 aiuta la biodiversità? Quella antropica è una minaccia





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