Non riguarda soltanto Ischia la questione relativa agli abusi edilizi, definiti con approssimazione e anche un po’ di forzatura “di necessità”. La mobilitazione di massa di questi giorni ha avuto uno straordinario eco, anche sui canali di informazione e non soltanto quelli locali. Un successo il cui merito va ascritto ai promotori della manifestazione ma che testimonia anche la drammaticità sociale della vicenda. Portare in piazza oltre mille persone e riproporre all’attenzione delle istituzioni una questione sulla quale diventa anche difficile e particolarmente insidioso fare valutazioni e dare giudizi definitivi, è un elemento sul quale non si può più sorvolare. È del tutto evidente che ci sia un malessere generale, che coinvolge decine di famiglie e migliaia di persone e sul quale una riflessione da parte delle autorità va fatta, anche e soprattutto a livello nazionale. Perché se è vero che le regole e le leggi bisogna rispettarle e che gli abusi in una maniera o in un’altra vanno combattuti e quando possibile anche sanati e anche vero che tutti devono assumersi le responsabilità, rispetto a una realtà che evidentemente è sfuggita al controllo nel corso dei decenni e che ora vede sul banco degli imputati la parte più debole della catena. Il vero controsenso, se vogliamo la singolarità di tutto quanto sta accadendo in Campania e ad Ischia in particolare, è che alle manifestazioni di piazza che si stanno ripetendo partecipino gli stessi rappresentanti delle istituzioni. Quelli attuali in larga misura non hanno alcun tipo di responsabilità, rispetto alla gestione del territorio che è stata perpetrata nel corso dei decenni ma comunque sono simbolo di un potere politico che evidentemente ha commesso degli errori gravissimi nel corso del passato. I politici di oggi contro quelli del passato, al fianco di commercianti, studenti, diocesi e gente comune.
Ora decine di famiglie rischiano seriamente di ritrovarsi senza un tetto sulle proprie teste e tante persone corrono il serio pericolo di dover abbandonare, non soltanto i ricordi ma addirittura il proprio tipo di vita, perché l’ipotesi che si fa avanti potrebbe essere anche quella di un trasferimento fuori dall’isola. All’origine di tutto questo ci sono le scelte sbagliate, incomprensibili e inaccettabili da parte di amministrazioni comunali, che in passato hanno contribuito a devastare Ischia, trasformando gran parte del territorio in una distesa di cemento e di abusi. Più volte, anche dalle colonne di questo giornale, abbiamo segnalato come chi vive l’isola da sempre non può non aver notato il depauperamento del paesaggio, la lenta scomparsa del verde, la devastazione delle colline e l’imbruttimento del panorama. Ischia sta perdendo anche le peculiarità stesse tipiche di un’isola. E c’è un altro dato su cui riflettere, forse il più drammatico di tutti. Le famiglie che abitano case abusive, nel corso degli ultimi anni, sono state vittime di fenomeni naturali e disastri ambientali, le cui conseguenze non sarebbero state così tragiche, se quelle case, in quelle determinate zone, non fossero mai state costruite. Ecco perché la manifestazione che si è svolta in questi giorni a Ischia, le urla di disperazione, le lacrime delle donne e gli slogan sugli striscioni, rappresentano un pugno nello stomaco per chi ama l’isola e un dito puntato contro chi ha voluto tutto questo, anche per biechi interessi politico-economici. Adesso non sarà facile uscire da questa situazione, perché è del tutto evidente che bisognerà scendere a molti compromessi, accettando evidentemente il fatto che non tutti gli errori del passato possono essere riparati con un colpo di spugna o se volete con un colpo di ruspa. I danni fatti appartengono ormai alla storia dell’isola e all’azione delittuosa di chi questa isola ha lentamente distrutto. Il danno però è stato fatto e bisognerà trovare la soluzione più adeguata. Per evitare un malessere sociale già abbastanza evidente e l’inasprimento di una situazione già particolarmente di fibrillazione, sarebbe forse il caso di mediare per una soluzione a metà tra il pugno duro e la tolleranza. L’abusivismo edilizio è per Ischia una sorta di grave malattia, rispetto alla quale però la medicina non può essere la soppressione del paziente. Si analizzi allora caso per caso. Si intervenga nelle situazioni in cui l’abbattimento si rende necessario per motivi di sicurezza e incolumità, si verifichi i casi in cui i residenti delle case abusive risultino i veri responsabili dell’illecito e si vada incontro, invece, a chi ha ereditato situazioni pregresse, senza che per decenni gli sia stato impedito di abitare case che non avrebbero mai dovuto sorgere ma che nel frattempo sono diventate lo scrigno di una vita.
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