Stop alle prenotazioni nella sanità privata, la Procura di Trieste apre un fascicolo

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La Procura di Trieste ha aperto un fascicolo di indagine sull’interruzione delle prenotazioni nelle strutture sanitarie del privato accreditato. Uno stop che si concretizza a partire da oggi come da decisione unitaria delle associazioni Aiop, Anisap, Aris e Assosalute del Friuli Venezia Giulia, messe all’angolo, così denunciano, dalla revisione delle tariffe a livello nazionale, con ribassi tali (dal 20% al 60% è la stima) da non rendere sostenibile l’erogazione di un centinaio di prestazioni diagnostiche e di riabilitazione.

Magistratura in campo

L’indagine è stata avviata dal procuratore facente funzioni Federico Frezza; il magistrato intende eseguire accertamenti e convocare innanzitutto i funzionari sanitari e gli operatori del privato per chiarire l’impatto, i disagi e gli effetti sulla cittadinanza. L’inchiesta è al momento a carico di ignoti e senza ipotesi di reato. Ma, in astratto, stando a quanto si apprende, potrebbe successivamente configurarsi in un’interruzione di pubblico servizio.

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Il nodo tariffe

Un ulteriore capitolo, dunque, di una complessa vicenda che inizia negli ultimi giorni dell’anno, con l’entrata in vigore del Decreto Tariffe approvato a novembre dalla Conferenza Stato-Regioni, documento che aggiorna i tariffari della specialistica ambulatoriale e dell’assistenza protesica, congelati l’uno dal 1996, l’altro dal 1999.

A cambiare oltre 1.100 tariffe, un terzo del totale, con sforbiciate che hanno fatto scendere sul piede di guerra centri privati e laboratori di analisi cliniche, pronti al ricorso al Tar del Lazio, e ora pure le strutture della sanità convenzionata Fvg (che a loro volta si sono rivolte al Tar Fvg contro la delibera di giunta che recepisce il nomenclatore tariffario nazionale), un totale di 32 aziende che occupano 2.500 persone e mettono in fila 400 mila riabilitazioni, 350 mila esami diagnostici, 9 mila interventi di ortopedia all’anno.

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Lo scontro

Un prezioso alleato della sanità pubblica, ha più volte sottolineato Riccardo Riccardi, soprattutto sul fronte liste d’attesa. Ora, però, c’è il gelo. Da una parte l’assessore alla Salute chiarisce che le regole le detta il pubblico, dall’altra imprenditori che fanno i conti, li vedono in rosso da un paio di mesi su tac, risonanze magnetiche, radiografie e sedute di fisioterapia, e bloccano le prenotazioni fino a data da destinarsi, fermo restando che verranno garantite le prestazioni precedentemente fissate a favore degli utenti.

La denuncia del sindacato

Il fascicolo aperto dalla Procura spiega bene quanto delicato sia il passaggio della sospensione delle attività in convenzione con il Servizio sanitario regionale. La Cgil, con il segretario generale Michele Piga, aveva già lanciato l’allarme: «Ci chiediamo se questa scelta non possa configurare gli estremi di un’interruzione di pubblico servizio, con annesso danno alla salute dei cittadini».

L’appello del presidente

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Non a caso, è intervenuto Massimiliano Fedriga: «Stiamo parlando con tutti i privati convenzionati per fare presente la responsabilità che abbiamo per dare risposte al diritto alla salute. Credo oltretutto che il Fvg soddisfi nella media le esigenze economiche che devono permettere all’attività di stare in piedi». Mediazione dunque in atto perché, aggiunge il presidente della Regione, «serve responsabilità da parte di tutti, parliamo di un servizio essenziale, non possiamo pensare che i cittadini paghino».

La preoccupazione per i lavoratori

In una nota firmata da Renata Della Ricca e Romina Dazzara, che auspicano un confronto con Regione e imprese, la Cisl Fvg trasmette intanto vicinanza verso i 2.500 operatori del privato accreditato, metà dipendenti, metà liberi professionisti. «La situazione è ad alto rischio – si legge nel comunicato – e non è purtroppo difficile prevedere che da una parte, con la diminuzione delle entrate, le strutture del privato inizieranno a tagliare sul personale, dall’altra assisteremo a un ulteriore collasso della sanità pubblica, con un aggravamento delle liste d’attesa».

Le polemiche

L’opposizione va invece all’attacco. «Se non è accettabile una chiusura sine die delle agende di prenotazione di prestazioni nelle strutture private convenzionate, lo sono ancora di meno un governo nazionale e una giunta regionale che ci hanno portato a questo punto», dichiara il responsabile Sanità del Pd Fvg Nicola Delli Quadri, mentre il segretario provinciale dem di Udine Luca Braidotti chiama Fedriga a «ripristinare il principio di tutela della salute pubblica».

Secondo la consigliera regionale Serena Pellegrino (Avs), «quello che stiamo denunciando da anni si sta drammaticamente avverando: aver depotenziato in modo scientifico la sanità pubblica a favore del privato sposta il potere dalla Regione alle strutture convenzionate che, ovviamente – conclude –, agiscono come imprenditori e non come erogatori di servizi».



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