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«Molti dicono che ho avuto fortuna. No, in realtà ho avuto il vostro sangue». Le parole di Massimo Berto sono ferme davanti alla forte emozione che le pervade, di fronte a una platea attenta. Quella dell’architetto di San Giovanni è stata una testimonianza diretta di cosa significhi ricevere un dono dagli altri, in particolare di un bene così prezioso com’è il sangue. Un discorso pronunciato nel mezzo del convegno “Donare, comunicare e collaborare: il futuro del volontariato nel dono del sangue”, tenutosi nella mattinata di sabato primo marzo nell’auditorium delle scuole di San Giovanni al Natisone.
Comunicare il dono di sangue: a San Giovanni al Natisone l’incontro di Afds
La storia
La testimonianza di Berto ha toccato profondamente i presenti: tre mesi fa, un infarto lo ha portato dapprima all’ospedale di Palmanova, poi a Udine, dove ha affrontato un intervento di dieci ore a cuore aperto, durante il quale i chirurghi hanno dovuto asportargli l’organo per effettuare quattro bypass aorto-coronarico.
Ripercorrendo quel momento così teso, ha raccontato che sono stati necessari 7,5 litri di sangue, una quantità che solo la solidarietà dei donatori ha potuto garantire. «Quando si dona il sangue si è partecipi nel salvare una vita» ha rimarcato l’uomo.
L’incontro
L’evento, organizzato dall’Associazione friulana donatori di Sangue (Afds) della zona Medio Torre, con la sezione di San Giovanni al Natisone-Chiopris Viscone come capofila, ha riunito tutti i gruppi dei 14 comuni dell’area, insieme ai rispettivi presidenti, direttivi e amministratori locali. In apertura, a portare i saluti sono stati il presidente dello stesso sodalizio Roberto Flora, la consigliera di zona Rita Di Benedetto e la presidente della sezione locale Franca Budini, oltre ai sindaci Carlo Pali per San Giovanni e Carlo Schiff per Chiopris Viscone. La mattinata è stata moderata da Paolo Mosanghini, vicedirettore del Gruppo Nem con delega al Messaggero Veneto.
Sangue e medicina
Tema centrale della giornata è stato il racconto del dono, sia verso l’esterno che all’interno del sodalizio. Un compito che, per essere svolto appieno, richiede non solo una conoscenza delle tecniche di comunicazione ma soprattutto di come funziona il sistema del dono. Per questo, ad aprire il ciclo di interventi degli ospiti è stato Giovanni Barillari, direttore del Dipartimento di Medicina trasfusionale di Udine. «Donare sangue è molto più che un atto di generosità: significa adottare uno stile di vita sano e contribuire alla salute collettiva», ha sottolineato. Ha quindi spiegato che una sacca di sangue non è solo un farmaco salvavita, ma una colonna portante della società.
Evidenziata anche l’importanza del plasma, componente essenziale per la produzione di venti farmaci vitali. «Una persona su otto avrà bisogno di trasfusioni nel corso della sua vita», ha aggiunto, sottolineando l’importanza di sensibilizzare soprattutto i giovani alla donazione.
Il sistema del dono
Roberto Piunti, direttore del Centro unico regionale di Produzione Emocomponenti di Palmanova, ha illustrato il complesso processo di lavorazione del sangue donato, soffermandosi su alcuni particolari come la divisione tra globuli rossi e plasma, nonché la necessità di una loro conservazione rigorosa. «Le piastrine devono essere utilizzate entro cinque giorni dalla raccolta. Il plasma non ha bisogno di una lavorazione particolare, se non un raffreddamento veloce». Ha inoltre rassicurato che, nonostante alcuni momenti di minore disponibilità soprattutto sotto le festività, il sistema regionale è ben organizzato per evitare emergenze gravi. Numeri alla mano, nel corso del 2024 sono state raccolte 82.878 sacche di sangue ed emocomponenti nei diversi punti di raccolta della regione.
Come e cosa comunicare
Il convegno ha affrontato quindi il tema della comunicazione e del coinvolgimento delle nuove generazioni. Andrea Bizzarro, docente e formatore all’Enaip di Pasian di Prato, ha parlato dell’importanza di trasmettere il valore del dono in modo efficace: «Le parole contano poco se non sono sostenute da un linguaggio non verbale e para-verbale coerente con quello che stiamo dicendo. Se invece le tre cose sono allineate, le parole hanno un peso enorme».
Irene Matellon, del gruppo giovani Afds Udine, ha lanciato un messaggio di fiducia: «Il volontariato non ha futuro? No, dobbiamo solo cambiare prospettiva, rinnovare l’approccio senza tradire i nostri valori».
E citando esempi come Adriano Olivetti, Rita Levi-Montalcini e Gugliemo Marconi per dimostrare come l’innovazione e la tradizione possano convivere nel tempo, ha invitato le sezioni a studiare nuove proposte per allargare la partecipazione ai ragazzi e anche ai non donatori.
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