ora Zelensky spera negli alleati europei

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Dopo lo scontro nello Studio Ovale il presidente ucraino vola a Londra. Intanto ringrazia il tycoon e insiste nel chiedere «garanzie di sicurezza». Sulle spalle di Starmer la responsabilità di trovare ricette economiche per la difesa del Vecchio Continente, curare il rapporto tra Usa ed Europa e ora anche riallacciare le relazioni tra Washington e Kiev

Le macerie del disastroso incontro nello Studio Ovale, il giorno dopo, erano ancora calde. La calma, ma decisa, intervista di Volodymyr Zelensky a Fox News, a poche ore dall’agguato in mondovisione di Donald Trump e J. D. Vance, non ha sbollentato gli animi.

Il presidente ucraino non ha fatto passi indietro, reiterando la richiesta di garanzie di sicurezza per Kiev, pur ringraziando gli Usa e l’inquilino della Casa Bianca per il sostegno. Un elemento, quello dei ringraziamenti, per cui è stato attaccato dal vicepresidente Vance. In realtà, come contato dalla Cnn, Zelensky in questi anni ha ringraziato più di 30 volte Washington sui social. Senza considerare i grazie pronunciati a voce.

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Ma gli sforzi diplomatici non sono riusciti a rimettere insieme i pezzi. Come riportato da alcuni media, Zelensky e la delegazione ucraina hanno atteso alla Casa Bianca per un’ora, nella speranza di riprendere i colloqui. Ma sono stati il segretario di Stato Marco Rubio, in imbarazzo sul divano americano dello Studio Ovale, e il consigliere per la sicurezza nazionale Mike Waltz, alla fine, a dire agli ucraini di andarsene.

Le macerie dopo Washington

In un incontro con la comunità ucraina di Washington, il leader di Kiev ha tenuto il punto: «Per noi è molto importante che l’Ucraina venga ascoltata e che nessuno la dimentichi, né durante né dopo la guerra».

Vladimir Putin non se la scorda. Il giorno dopo, infatti, a essere calde sono anche le macerie in alcune regioni ucraine, per via dei raid di Mosca. Centinaia di droni russi hanno causato decine di feriti e almeno quattro morti nel Donetsk. Il Cremlino ha deciso di festeggiare così il fallito vertice di Washington.

Tolti i soliti insulti di Dmitri Medvedev, da Mosca in mattinata sono arrivati veri commenti. «Guardandolo, non aveva un bell’aspetto», ha detto il portavoce di Putin, Dmitri Peskov, in merito a Zelensky.

Intervenendo alla Cnn, lo stesso Rubio ha ricalcato le parole usate già in passato da Ronald Reagan – «Trust but verify» –  er descrivere l’approccio di questa Casa Bianca con Putin. Abbi fiducia ma verifica, quindi. Proverbio in realtà russo. I bombardamenti però continuano. Il capo della diplomazia americana, oltre a elencare le virtù Usa nel provare a trovare un accordo di pace, ha poi lanciato la palla oltreoceano: «Qual è il piano europeo per porre fine a questa guerra?». Un interrogativo che lo stesso Zelensky si è presumibilmente posto, quando è salito a bordo dell’aereo direzione Londra.

Il vertice di Londra

Sì, perché la risposta dei paesi europei ora diventa fondamentale. Zelensky ha lasciato la porta aperta agli Usa sull’accordo per i minerali, ma sa di essere stato scaricato in diretta tv da Washington. E la situazione ora rischia di deragliare rapidamente. Secondo il New York Times, infatti, la Casa Bianca starebbe valutando di interrompere da subito gli aiuti militari, diretti e indiretti.

Per questo il vertice di domenica nella City assume contorni ancora più importanti. Tutti i leader europei, poco dopo lo scontro a Washington, hanno espresso solidarietà a Zelensky. Tutti tranne due: Giorgia Meloni e Keir Starmer. La premier italiana ha dimostrato di voler continuare la sua strategia: rimanere in equilibrio tra le due sponde dell’Atlantico. Ecco perché, appellandosi all’unità dell’Occidente, ha chiesto un vertice di tutti i paesi alleati di Kiev, dagli Usa all’Europa.

Le responsabilità di Starmer

Ma chi sembra più attivo nell’interpretare il ruolo di ponte è il primo ministro britannico. Le iniziative di Starmer sono più concrete. Ha infatti sentito al telefono sia Zelensky sia Trump poco dopo la discussione. Per capire i sentimenti di entrambi, magari per provare a ricucire. Il laburista era reduce dal suo viaggio a Washington, dove adulando il presidente Usa – unica tattica che sembra funzionare – era riuscito a portare in patria qualche risultato.

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E sabato sera, Starmer ha voluto anticipare l’incontro con Zelensky, accogliendolo cordialmente a Downing Street. Per parlarci di persona. Rassicurarlo in merito al supporto britannico. Domenica il premier avrà un bilaterale anche con Meloni, mentre Zelensky vedrà re Carlo. L’evidente passo indietro di Washington ha caricato sulle spalle del premier britannico una responsabilità maggiore. Non solo trovare ricette economiche per la difesa del Vecchio Continente o curare il rapporto tra Usa ed Europa. Ora serve anche riallacciare le relazioni tra Washington e Kiev.

Lo squarcio va suturato subito. Devi «trovare un modo per riparare i rapporti con Trump e l’amministrazione americana», è il concetto su cui ha insistito Mark Rutte, parlando al telefono con Zelensky. Il segretario della Nato sarà presente al vertice di Londra.

Tra i non invitati, Viktor Orbán. L’ungherese, applaudendo Trump, ha invitato l’Ue ad aprire colloqui diretti con Mosca. All’ultimo minuto si è aggiunto tra gli ospiti anche il Canada. A Londra, oltre a loro e a Starmer, ci saranno i leader di Francia, Germania, Italia, Danimarca, Olanda, Norvegia, Polonia, Spagna, Finlandia, Svezia, Repubblica Ceca e Romania. Ma anche il ministro degli Esteri turco Hakan Fidan e i presidenti di Commissione e Consiglio europeo. Da ciò che si deciderà, si capirà se gli storici alleati degli Usa hanno compreso il significato di quanto successo a Washington. E se, dalle macerie, emergerà un nuovo leader del mondo libero, come invocato dall’Alto rappresentante Kaja Kallas.

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