Lecce, sul piano urbanistico generale cala il silenzio. Intervista a Rita Miglietta: cosa prevede il pug, dai 13 parchi alle zone B, fino ai progetti per le marine

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LECCE – Sul Piano Urbanistico generale e sul team di esperti, che dovrà occuparsi di “rivisitare” il documento allineandolo al programma elettorale della maggioranza Poli Bortone, è calato il silenzio. Forse è un modo per far sbollire le polemiche, soprattutto quelle sul presunto “conflitto di interessi” lanciate sui social dal’ex sindaco Carlo Salvemini. Gli esperti sono diventati 6, ora che è stato escluso l’architetto Mininanni. Si entra ancora poco nel merito di questo documento che “disegna” il futuro della città e che dovrà essere votato in Consiglio comunale. Il nostro giornale si impegnerà in questi mesi a spiegare anche ai “profani” quali sono le due visioni in contrasto. Il programma dell’amministrazione Poli prevede il porto turistico a San Cataldo, un’ideale connessione tra città e mare che si traduce in edificazioni infrastrutturali e residenziali. Il centrodestra vuole ridare l’opportunità di costruire nelle zone B dove non si è costruito per 30 anni, ma vuole puntare anche su soli due “parchi omogenei”, anziché 13. Cominciamo ad analizzare la visione di chi ha concepito il pug, la vecchia amministrazione Salvemini, e poi approfondiremo quella di chi ha frenato tutto con l’intento di cambiare alcune scelte importanti (facendo lavorare alle modifiche esperti del territorio). Oggi intervistiamo un’ “addetta ai lavori”, protagonista della passata amministrazione nelle vesti di assessore all’Urbanistica, l’architetta Rita Miglietta. 

Architetta, qual è la filosofia del Pug di Salvemini?

“Tre concetti chiave. Proiettare Lecce nel futuro, anzitutto. Riconoscendone la storia, i patrimoni e i paesaggi, per aprirla alle trasformazioni sostenibili. Correggere i limiti e le inefficienze dell’attuale PRG. Dotando la città nei diversi quartieri e nella costa di spazi e servizi pubblici, oggi molto scarsi e che invece devono essere il più importante investimento sulla qualità della vita. Un Piano, infine, che punta su semplificazione, dinamicità e opportunità: per fornire strumenti agili, incentivi e regole chiare per favorire le trasformazioni sociali e culturali, accompagnando i progetti di vita dei cittadini, gli investimenti di imprese e istituzioni. Perché aprire un asilo o un’impresa a Lecce oggi è ancora e ingiustamente troppo faticoso”.

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Partendo dalla sua considerazione sulle zone B può fare un accenno alla vicenda di quelle che non dovrebbero essere più edificabili? Dove si trovano indicativamente e ci spieghi anche se il superamento è solo dovuto al fatto che per anni i proprietari non hanno edificato. 

“Un PUG non si misura ‘a zone’, ma nella totalità del territorio comunale nel quale deve garantire equilibrio. Ricordando che Lecce ha un territorio metropolitano di 240 chilometri quadrati, più grande di quello di Milano o Bari. Il vecchio PRG ha previsto zone residenziali di completamento (B) o artigianali a macchia di leopardo, ben oltre la tangenziale e nella campagna profonda, senza porsi il tema di come le amministrazioni avrebbero garantito lì adeguati servizi: strade, fogna, acqua, luce, gas. Questo procura ancora disagi a chi abita in quelle e impone al Comune investimenti infrastrutturali onerosissimi. Il PUG garantisce servizi e trasformazioni a chi già abita in quelle zone, ma senza ulteriore espansione edilizia. Perché altrimenti non si riuscirà mai a garantire trasporto pubblico, manutenzione, raccolta porta a porta, o altri servizi come le scuole per i vecchi e i nuovi residenti. Se in 30 anni queste aree non si sono densificate, ci sarà pure una ragione”.

Dove invece il PUG Salvemini ha pensato di edificare sul piano residenziale e perché?

“Il Pug definisce strategie per attrarre residenzialità dove Lecce può agilmente diventare più accogliente ed efficiente, dove possono arrivare servizi, parchi di quartiere, centri sociali, trasporto pubblico, dove ci sono e possono esserci le centralità urbane, le istituzioni, il commercio e gli attrattori culturali. Non solo dentro la città, anche ai suoi margini. Il PUG sostiene più residenzialità, nei quartieri in via di consolidamento, completando i borghi, ricalibrando i vecchi comparti mai realizzati perché sovradimensionati. C’è di più: il PUG risponde anche a centinaia di famiglie leccesi danneggiate: più residenzialità anche nelle aree residenziali vicine alla città lasciate in zona agricola nel PRG, nello sblocco sia dei comparti 1 e 2 – noti a chi ci vive – eliminando i piani particolareggiati perché già edificati, e sia delle zone a servizi mai espropriate, con un equo meccanismo di cessioni che consente al cittadino una congrua edificazione anche con permesso a costruire convenzionato dove possibile”.

Quanti i nuovi parchi previsti e quali sono gli interventi più importanti nelle marine?

“Il PUG prevede l’incremento del verde in tutti i quartieri, con meccanismi innovativi di cessione e compensazione, inoltre individua 13 parchi agroforestali collocati in tutti i margini urbani di Lecce, indispensabili a proteggere la città nella crisi climatica e a ricucire il rapporto tra Lecce e la sua campagna, che oggi, senza PUG, è minacciata dalle richieste incontrollate di impianti fotovoltaici e agrivoltaici. Sulle marine, l’intervento più rilevante è la realizzazione di un parco costiero, con il porto di San Cataldo e l’approdo di Frigole (mai previsto dal PRG). Non solo, partendo dagli scenari drammatici consegnatici dal CMCC sull’innalzamento del livello del mare, il PUG prevede la messa in sicurezza dai rischi idrogeomorfologici presenti a nord e la rigenerazione del paesaggio, premessa fondamentale per la valorizzazione delle nostre marine: ricettività sostenibile, residenzialità sicura, sport e cultura. È una grande riforma della costa leccese, che per fortuna si sta già delineando con i progetti della rigenerazione e del CIS voluti da Salvemini”.

Lei pensa che gli esperti locali possano essere in conflitto di interessi, anche se devono solo “rivisitare” il Pug?

“Sì, se impegnati in incarichi privati nella città. I professionisti al momento coinvolti informalmente dalla Sindaca Poli sul PUG hanno avuto e hanno un ruolo importante nella progettazione di edifici e parti di città per clienti privati. Il problema è l’evidente incompatibilità con l’incarico pubblico del PUG. Non è un’opinione, è sancito dall’art.41bis della legge urbanistica nazionale 1150/42: i tecnici coinvolti nella redazione del piano urbanistico generale di una città non possono redigere progetti privati fino all’approvazione del piano. Anche con le migliori intenzioni, di fatto non sarebbero liberi dal naturale condizionamento degli interessi privati. Rivisitare il PUG significa selezionare le aree dove si può o non si può costruire, e cosa. Non è evidente il rischio che si corre?”.

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Il Pug di Salvemini è compatibile con la previsione degli incentivi volumetrici estesi anche nelle marine?

“Certamente sì. Nelle marine ha previsto il riconoscimento dal 100% e fino al 200% della cubatura degli edifici legittimi, da iscrivere in una banca dei crediti edilizi comunale che possonoessere riconosciuti in altre parti della città. Abbiamo anticipato la recente legge sulla ristrutturazione edilizia varata dalla Regione Puglia. Insomma, il PUG ha previsto un sistema di incentivi per sostenere la riqualificazione e la messa in sicurezza di parti di città fortemente degradate e/o a rischio, come anche la rigenerazione delle masserie, la riqualificazione del patrimonio storico e le imprese nella zona industriale. È tutto calibrato dentro il ponderato e credibile dimensionamento del Piano che ha avuto l’ok, senza prescrizioni, dell’Autorità di Bacino. Buttarlo via è una follia”.



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