La giustizia come testimonianza di impegno civile

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La giustizia come testimonianza di impegno civile. Pier Camillo Davigo afferma che “il giudice è l’organo centrale del processo, è il centro verso cui tutto confluisce. È il giudice che prende le decisioni. Rispetto a lui, l’attività del pubblico ministero è servente. Per la Costituzione italiana è soggetto soltanto alla legge. E, proprio per questo, non deve essere oggetto né di premi né di punizioni. C’è un’espressione latina che sintetizza efficacemente questo aspetto. Sine metu sine spe, senza timore e senza speranza, che riecheggia l’antico regolamento di disciplina militare, cioè non per timore di punizione o per speranza di ricompensa, ma per la coscienza di adempiere al proprio dovere“. Pier Camillo Davigo è stato presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati oltreché presidente di sezione della Corte Suprema di Cassazione. Dal 2005 ha prestato servizio alla seconda sezione penale. Entrato in magistratura nel 1978, è stato assegnato al Tribunale di Vigevano con funzioni di giudice, poi dal 1981 alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Milano con funzioni di sostituto procuratore. Dal 1992 ha fatto parte del pool Mani pulite, trattando procedimenti relativi a reati di corruzione e concussione ascritti a politici, funzionari e imprenditori. Dal 2000 è stato consigliere della Corte d’Appello di Milano. Tra i suoi libri “La giubba del Re”, “La corruzione in Italia”, “Processo all’italiana”, “Il giudice”, “Il pubblico ministero”, “Il sistema della corruzione“. Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella evidenzia che “alla magistratura è affidata dalla Costituzione la tutela dei diritti, attraverso l’applicazione della legge“. Si tratta di “compiti volti a garantire l’uguaglianza e la pari dignità delle persone, valori, come è noto, e ovviamente, fondamentali in uno Stato democratico“.

Foto © Quirinale

Giustizia come missione

“Avendo personalmente conosciuto e frequentato decine di magistrati portatori autentici di  valori“, il capo dello Stato ricorda che “la consapevolezza di così alta funzione fa parte del patrimonio etico della magistratura italiana. La cui traditio è affidata all’ordine giudiziario nel suo complesso, che è quindi tenuto anche a mantenere costante e rigorosa attenzione ai comportamenti dei suoi singoli componenti”. L’articolo 104 della Costituzione riconosce all’ordine giudiziario l’autonomia e l’indipendenza da ogni altro potere. “Si tratta di presidi irrinunziabili e indiscutibili attraverso i quali la giurisdizione può assicurare, senza condizionamenti, l’imparziale applicazione della legge- sottolinea Sergio Mattarella-. L’ evoluzione della società determina la nascita di sempre nuove domande di giustizia. Ad esse la magistratura deve poter fornire una risposta, attraverso la sapiente attività di applicazione della legge, che va condotta lungo i binari dei principi e dei valori costituzionali“. Le sezioni unite della Corte di Cassazione ha ribadito che “interpretare le norme vuol dire riconoscerne l’esistenza e l’effettiva portata, con esclusione di qualunque funzione direttamente creativa”. Nel quadro degli equilibri costituzionali, improntati alla divisione dei poteri, “i giudici sono soggetti soltanto alla legge, nel senso che la legge ne rappresenta il fondamento e al contempo il limite”.

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Il Palazzo di Giustizia di Palermo (© Ansa)

Sistema-giustizia

Le determinazioni dei magistrati “devono essere governate dalla saggezza del diritto. Nessun timore di possibili reazioni di pubblica opinione o di interessi coinvolti ma attenta considerazione delle questioni, rifuggendo da ricostruzioni normative arbitrarie, dettate da impropri desideri di originalità o, peggio, di individualismo giudiziario. Il ruolo del magistrato si svolge nell’ambito di un sistema ordinamentale. E si giova di continue occasioni di confronto dialettico all’interno delle articolazioni degli uffici giudiziari”. Secondo il capo della Stato “il ruolo svolto dalla Corte di cassazione è essenziale, in ragione della funzione di orientamento nell’interpretazione delle norme, che deve essere sempre coerente e riconoscibile. Il confronto con la giurisprudenza di legittimità è una guida e una chiave interpretativa utile in ogni ruolo“. Il sapere giuridico è requisito indispensabile per l’attività dei magistrati ma non sufficiente per l’esercizio della giurisdizione. Occorre, per il capo dello Stato, “essere disponibili all’ascolto, per poter ponderare la decisione, frutto di serietà nell’approfondimento e di adeguata riflessione nel giudizio. Coltivando il dubbio anche sulle proprie iniziali convinzioni si adottano, infatti, le decisioni migliori che maturano all’esito di un ampio confronto. È questo lo stile morale e intellettuale delle grandi figure della magistratura nel rispetto dei principi costituzionali, facendo sempre attenzione all’attenta applicazione del diritto positivo”. L’imparzialità della decisione “va tutelata anche attraverso l’irreprensibilità e la riservatezza dei comportamenti individuali, così da evitare il pericolo di apparire condizionabili o di parte”.

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Foto di Michele Bitetto su Unsplash

Viaggio personale

Viaggio personale nella giustizia. Tutùm, un romanzo coinvolgente, un’opera prima che sembra scritta da un navigato scrittore e non da un consigliere di Cassazione. Il magistrato è Giancarlo Triscari, palermitano, ma vive e lavora ormai da molti anni a Roma. Un romanzo, edito da Navarra, che parla dell’amore fraterno e di una promessa che il protagonista potrà onorare qui, sulle pagine di un romanzo che è un viaggio nella memoria. Il libro è stato presentato sabato al cinema Rouge e Noir di Palermo. Un incontro a più voci con colleghi e amici che sono intervenuti. Dall’avvocato Luigi Tramontano al magistrato Angelo Piraino, al dottor Francesco Ferrara. Sguardi diversi per una narrazione che ha più piani di lettura, dalla carriera di magistrato nascono le grandi riflessioni sulla legge. E dentro queste il viaggio verso l’infanzia a Palermo, gli amici, la famiglia, il dolore infinito per la perdita del fratello e la promessa non mantenuta: fare un viaggio insieme. “Tutùm”, quel battito del cuore che svela una forte emozione, un viaggio a ritroso nel tempo per trovare il senso più autentico della sua vita e dei dolori che avevano colpito la sua famiglia. Nell’elegante cortile della Cassazione domina la maestosa statua della Legge e in una mattina di dicembre il presidente della Corte, amico e guida, gli chiede cosa trovi che non va in quella statua.

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Foto di Gerd Altmann da Pixabay

Percorso di vita

“Questa statua non parla… non racconta cosa c’è dietro una decisione. Il processo è spesso un percorso tormentato di vita. Vorrei che la statua parlasse anche di questo“, scrive Triscari. E la soluzione arriverà solo alla fine del romanzo, dove si intrecciano a meraviglia la professione, l’amore per la legge e la compassione per gli esseri umani, gli amici, i fratelli, fatti realmente accaduti e altri sognati, frutto di una fantasia mai fine a se stessa. Episodio centrale è una gita a Piano Battaglia con i genitori e i fratelli, Vera e Andrea. Manfredi, l’autore, è il più piccolo non sa sciare bene come il fratello e alla fine della giornata vuole fare un’ultima discesa, ma Andrea capisce che è scesa la nebbia e potrebbe essere pericoloso. Manfredi se lo ritrova alle spalle, lo aiuta, lo salva, lo protegge e così sarà per sempre. “Quell’episodio mi ha segnato per sempre – racconta l’autore – il vero modo di dare senso alle cose è di farle insieme agli altri. Aiutare gli altri dà un senso alla mia vita. Un magistrato fa un lavoro stupendo, non è mai solo, la sua compagna è la legge, ma è calato nella realtà, dietro ogni uomo o donna si celano vite che vanno comprese e poi giudicate“. Ma il romanzo, riferisce l’Ansa, nasce anche da un patto che i due fratelli avevano fatto in giovane età, quello di un viaggio insieme, in moto o in America oppure nelle isole Eolie. Era una promessa e le promesse vanno mantenute e i due fratelli per suggellare un patto usavano un linguaggio in codice: “Cieloblù. Accada quel che accada”. Ad Andrea è dedicato il romanzo. Ma se si vuole sapere cosa mancava alla statua della Legge del cortile della Cassazione bisogna leggere il romanzo.



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