Israele sta usando tecnologie di sorveglianza per sottomettere e colpire i palestinesi · Global Voices in Italiano

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Il posto di blocco in via Al-Shuhada, a Hebron, con almeno 8 telecamere a circuito chiuso e lo Smart Shooter in vista. Foto di AV, utilizzata con autorizzazione. 2024.

La raccolta dei dati e la tecnologia possono avere delle conseguenze dannose, soprattutto se vengono utilizzate per il monitoraggio e l’asservimento di persone emarginate. Il modo in cui Israele utilizza la tecnologia nella sua guerra contro i palestinesi ne è la prova lampante. Israele utilizza i dati raccolti sui palestinesi per sviluppare degli strumenti automatizzati dotati di intelligenza artificiale [en, come i link seguenti] che vengono poi dispiegati a Gaza e in Cisgiordania.

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Gli strumenti di sorveglianza e i programmi di spionaggio israeliani potenziati dall’intelligenza artificiale, tra cui il malware Pegasus, e le armi controllate dall’IA, tra cui lo Smart Shooter e Lavender, hanno attirato sia la condanna che l’interesse dell’opinione pubblica. Gli ufficiali dell’unità 8.200, unità d’élite dei servizi segreti dell’esercito israeliano, sono così ricercati dalle compagnie di sorveglianza e di tecnologia militare che è stata coniata una nuova espressione per questo fenomeno: “8 200-to-tech pipeline” (cioè “trasferimento dell’unità 8200 al settore della sorveglianza informatica”).

Nel 2024, gli esperti delle Nazioni Unite hanno condannato l’utilizzo, da parte di Israele, dell’intelligenza artificiale per commettere dei crimini contro l’umanità a Gaza. Nello stesso anno, nonostante il continuo utilizzo dell’ intelligenza artificiale come strumento di violazione dei diritti umani, Israele ha firmato un trattato internazionale contro l’IA, redatto dal Consiglio Europeo con l’obiettivo di proteggere i diritti umani.

Un sistema di sorveglianza trasformato in un videogioco

Chiamato “Mabat 2000″, il sistema israeliano di telecamere a circuito chiuso (CCTV), detto anche “video sorveglianza” è stato installato per la prima volta a  Gerusalemme, nel 2000, ma negli ultimi anni è stato notevolmente migliorato. Un rapporto di Amnesty International del 2023 ha mappato il sistema di sorveglianza israeliano e ha individuato da una a due telecamere ogni cinque metri nella vecchia città di Gerusalemme e a Sheikh Jarrah. Un cittadino palestinese ha dichiarato: ” Ogni volta che vede una telecamera mi preoccupo. È come se fossimo sempre presi di mira”.
Le telecamere israeliane a circuito chiuso sono presenti anche presso i posti di blocco e le barriere, nonché sugli edifici e sulle torri della Cisgiordania occupata.

Una casa palestinese, a Sheikh Jarrah, sovrastata da un’installazione israeliana. Nella foto sono visibili circa otto telecamere a circuito chiuso. I gruppi di telecamere a circuito chiuso possono essere identificati sul palo a destra e vicino alla Stella di Davide e alle bandiere israeliane sul tetto. Foto dell’autore, utilizzata con autorizzazione. 2024.

Dal 2020, Israele ha dispiegato, nei territori palestinesi occupati, una tecnologia di sorveglianza detta “Wolf Pack” (cioè “branco di lupi”). Grazie all’applicazione “Blue Wolf” (cioè “lupo blu”), Israele ha effettuato una registrazione biometrica di massa dei palestinesi, in genere ai posti di blocco e sotto minaccia armata, e talvolta anche nelle case private nel cuore della notte.

In un rapporto del 2021 di 7amleh una donna intervistata ha dichiarato di dormire con l’hijab addosso perché sentiva di non poter avere privacy in casa propria.

I soldati israeliani fotografano i palestinesi, bambini compresi, per catalogarli, in base a un meccanismo, poi trasformato in un gioco, assegnando “un punteggio settimanale  sulla base del maggior numero di foto scattate. Le unità militari che su base settimanale, fotografavano il maggior numero di volti palestinesi ricevevano dei premi come congedi pagati“. I soldati israeliani hanno scherzosamente definito questo meccanismo come “Facebook per i palestinesi“.

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“Red Wolf” (cioè “lupo rosso”) fa parte dell’infrastruttura di riconoscimento facciale per la videosorveglianza (CCTV) che permette di identificare i palestinesi mentre attraversano i posti di blocco e si spostano da una città all’altra. Gli israeliani che si stabiliscono illegalmente in Cisgiordania hanno accesso anche a un’altra applicazione chiamata “White Wolf” (cioè “lupo bianco”), che consente loro di effettuare delle ricerche nel database dedicato ai palestinesi. Curiosamente, questi maggiori controlli di sorveglianza non hanno permesso di identificare i crimini commessi dai coloni israeliani contro i palestinesi. Nell’ottobre 2023, Israele ha introdotto un sistema di riconoscimento facciale simile per i palestinesi a Gaza.

Un gruppo di telecamere di videosorveglianza in Via Dolorosa, nella Città Vecchia di Gerusalemme. Foto scattata dall’autore, utilizzata con autorizzazione. 2024.

Armi potenziate con l’intelligenza artificiale

Nel 2021, Google e Amazon hanno firmato un contratto esclusivo dal valore di un miliardo di dollari con il governo israeliano per lo sviluppo del “progetto Nimbus”, che mira a far evolvere le tecnologie per il rilevamento facciale, per la classificazione automatica delle immagini, per il tracciamento e l’analisi del sentiment a scopi militari. Questa decisione è stata condannata da centinaia di dipendenti di Google e Amazon che si sono uniti nella coalizione chiamata “No Tech for Apartheid” (cioè “nessuna tecnologia per l’apartheid”).

Mentre diverse aziende hanno firmato contratti con l’esercito e i servizi segreti israeliani, il progetto Nimbus è stato oggetto di aspre critiche a causa degli avvertimenti emessi, prima dell’Ottobre 2023, dalle Nazioni Unite, Human Rights Watch, Save the Children e Amnesty International sulle violazioni dei diritti umani perpetrate da Israele.

I servizi segreti israeliani si affidano sempre più a “strumenti di intelligenza artificiale” per “classificare civili e infrastrutture in base alla loro probabilità di essere affiliati a delle organizzazioni militanti” nella striscia di Gaza. In particolare, questi strumenti hanno accelerato questo processo di classificazione che è passato da un anno, se effettuato da una persona, a mezza giornata con uno strumento di intelligenza artificiale.

I loro strumenti potenziati tramite l’IA, “Lavender” e “The Gospel” (“Hasbara”), sono stati descritti come “una macchina per omicidi di massa“, con un controllo umano inesistente in cui  “l’accento è posto sulla quantità e non sulla qualità“. Un altro strumento chiamato “Where’s Daddy” (Dov’è Papà), segue dei palestinesi selezionati in modo che vengano bombardati quando entrano nelle loro case, uccidendo le loro famiglie e i loro vicini. Migliaia di adulti e bambini, non coinvolti nel conflitto, sono stati uccisi. Il sistema identifica gli obiettivi sulla base di vari criteri, uno dei quali è se una persona fa parte di un gruppo WhatsApp con un altro individuo sospetto.

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Le tecnologie di riconoscimento di questo tipo sono state vietate dall’Unione Europea.

Il terrore dei droni

I droni sono stati utilizzati da Israele contro i palestinesi per più di un decennio, a volte per scopi di sorveglianza, a volte per attacchi mirati che hanno portato a delle amputazioni traumatiche, anche se l’uso dei droni, durante gli anni è sempre stato considerato come “il segreto di Pulcinella” all’interno della società israeliana. Dal 2009, Human Rights Watch aveva già denunciato l’uso di droni armati da parte di Israele a Gaza.

Nel 2021, Israele ha iniziato a dispiegare  “sciami di droni” a Gaza per individuare e monitorare gli obiettivi. Nel 2022, Omri Dor, comandante della base aerea di Palmachim, ha dichiarato: “Tutta Gaza è ‘coperta’ da droni che raccolgono informazioni 24 ore al giorno”.

Dall’Ottobre 2023, il numero di palestinesi uccisi da Israele è aumentato drammaticamente, tanto che Gaza è stata descritta come “un cimitero di bambini” e “un buco infernale”. La tecnologia, in particolare i droni, ha svolto un ruolo fondamentale nell’aumentare i danni e le vittime. Droni ibridi come “The Rooster” (“il gallo”) e “Robodogs” (“cani robot”) possono volare, planare, rotolare e arrampicarsi su terreni accidentati. I rover equipaggiati con delle mitragliatrici vengono utilizzati anche per sostituire le truppe sul campo. Secondo alcune indiscrezioni, i droni israeliani emetterebbero registrazioni di pianti di neonati per attirare obiettivi all’aperto a Gaza.

Questi droni sono stati collegati allo stress psicologico dei palestinesi a causa del ronzio costante 24 ore su 24 e 7 giorni su 7 e alla paura di essere presi di mira.

Israele intensifica gli attacchi grazie all’IA

Già dal 13 ottobre 2023, gli esperti hanno descritto gli attacchi israeliani a Gaza come un “potenziale genocidio” e un “caso da manuale di genocidio“. I giudici della Corte Internazionale di Giustizia hanno dichiarato, a gennaio 2024, che “alcuni degli atti e delle infrazioni che gli israeliani avrebbero commesso a Gaza sembrano poter rientrare nelle disposizioni della Convenzione (sul genocidio)”.

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Nel Luglio 2024, la Corte Mondiale ha dichiarato Israele responsabile di apartheid. L’Ufficio delle Nazioni Unite per il Coordinamento degli Affari Umanitari riferisce che più di 41.000 palestinesi sono stati uccisi, più di 96.000 feriti e quasi mezzo milione di palestinesi sta attraversando una situazione di grave carenza alimentare a Gaza.

Dal settembre 2024, Israele è sospettato di essere responsabile dell’attentato dei cercapersone esplosivi [it] in Libano, che ha causato almeno 37 morti e circa 3.000 feriti. Nell’arco di tre giorni, 90.000 libanesi sono stati sfollati per fuggire dagli attacchi israeliani. In una settimana, più di 1000 libanesi sono rimasti uccisi negli attacchi. Israele continua a intensificare gli attacchi aerei contro il Libano, la Siria e lo Yemen.



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