Guerra Israele – Hamas, le notizie di oggi 1 marzo sul conflitto a Gaza. LIVE

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Tra Israele e Hamas è muro contro muro, con il primo che vuole prolungare di altri 42 giorni la prima fase dell’accordo di tregua, e il secondo assolutamente contrario e pronto a rilanciare. Tra affermazioni anonime da una parte, dichiarazioni pubbliche dall’altra, e rivelazioni fatte filtrare dall’Egitto, di fatto al Cairo il tavolo dei negoziati aperto giovedì non promette decisioni immediate. A fare la differenza presumibilmente sarà l’arrivo in Medio Oriente la prossima settimana del segretario di Stato Usa Steve Witkoff.\n\n

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– Il premier e ministro degli Esteri palestinese, Mohammed Mustafa, è oggi al Cairo dove ha incontrato il premier egiziano Mostafa Madbouly per discutere della \”strategia di ripresa e ricostruzione di Gaza\” che sarà presentata al vertice della Lega Araba della settimana prossima. Lo ha reso noto la Presidenza del Consiglio dei ministri egiziana sulla propria pagina Facebook.  Madbouly ha ribadito il \”sostegno egiziano ai diritti palestinesi\”, compresa \”l’indipendenza dello Stato sui confini del 4 giugno 1967 con capitale Gerusalemme Est\”. Il premier egiziano ha inoltre confermato che, su \”direttiva del presidente Abdel Fattah al-Sisi\”, l’Egitto ha elaborato un piano per la \”ricostruzione di Gaza mantenendo i palestinesi nel territorio\”. Dal canto suo Mustafa ha espresso \”apprezzamento per il ruolo egiziano\”, sottolineando l’impegno del Cairo nella \”difesa dei diritti palestinesi e nella ricostruzione della Striscia\”. Il post del portavoce del premier egiziano, Mohamed El-Hommasani, ha dichiarato che l’incontro ha anche affrontato anche il \”coordinamento con le istituzioni umanitarie internazionali\” per sostenere il piano di ripresa. 

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Israele sta facendo pressioni sugli Stati Uniti affinché mantengano la Siria debole anche consentendo alla Russia di mantenere nel Paese le sue basi militari per contrastare la crescente influenza della Turchia. Lo riferisce Haaretz citando quattro fonti a conoscenza dell’iniziativa israeliana.  Secondo il report, funzionari israeliani hanno dichiarato a Washington che i nuovi governanti islamisti della Siria, sostenuti da Ankara, rappresentano una minaccia per i confini di Israele. Le attività di lobbying indicano una campagna di Gerusalemme concertata per influenzare la politica statunitense in un momento critico per la Siria, mentre gli islamisti che hanno rovesciato Bashar Assad cercano di stabilizzare lo Stato frammentato e di convincere Washington a revocare le sanzioni punitive. 

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Secondo fonti arabe, il nuovo governo di Damasco ha proibito alle organizzazioni palestinesi di mantenere infrastrutture militari sul suolo siriano. Lo riferisce la tv pubblica israeliana Kan. 

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Secondo Hamas Israele sta violando gli accordi su Gaza chiedendo l’estensione della fase 1 dell’intesa. Lo ha detto una fonte dell’organizzazione citata da Times of Israel confermando che il gruppo ha chiesto ai mediatori di \”obbligare Tel Aviv a implementare tutti i termini dell’accordo, poiché sta ritardando l’ingresso nei negoziati della seconda fase\”. I negoziati della seconda fase erano stati programmati per iniziare il 16esimo giorno dell’accordo, ma Israele finora non ha accettato di discutere quella fase, che vedrebbe la guerra finire definitivamente.

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I negoziati per il prolungamento dell’accordo sulla tregua a Gaza e il rilascio degli ostaggi, proseguono oggi solo telefonicamente, le delegazioni non sono tornate al Cairo. Lo riferisce Ynet sottolineando che senza l’intervento attivo dell’inviato Usa per il Medio Oriente Steve Witkoff, non si prevedono sviluppi. Netanyahu ha già ordinato di prepararsi a un ritorno ai combattimenti, mentre l’ipotesi israeliana secondo cui Hamas avrebbe accettato di prolungare la fase uno per paura della ripresa della guerra si è rivelata errata. Hamas infatti ha respinto la richiesta di proroga della fase uno e stamani il portavoce Hazem Qassem ha dichiarato al canale qatariota al Arabi che Israele mira a recuperare gli ostaggi \”mantenendo la possibilità di riprendere gli attacchi sulla Striscia di Gaza\” e \”evitando un impegno per la fine della guerra e il ritiro completo da Gaza\”. Ieri sera, il primo ministro Benyamin Netanyahu ha tenuto una riunione straordinaria dopo il ritorno della delegazione negoziale da Il Cairo. Nei colloqui non è stato raggiunto alcun progresso poiché Hamas insiste nell’avviare i negoziati sulla seconda fase e chiede il ritiro dell’Idf dal Corridoio Filadelfia, al confine tra Gaza e l’Egitto. 

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Secondo l’agenzia di stampa palestinese Wafa, l’Idf è entrato nella città di Nablus, in Cisgiordania, all’alba e ha preso d’assalto il villaggio di Tal, a sud-ovest della città. L’esercito israeliano, riferisce l’agenzia, ha fatto irruzione in diverse case e ha condotto indagini sul campo con diversi residenti locali. Non sono stati segnalati feriti o arresti. 

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Israele sta facendo pressioni sugli Stati Uniti per mantenere la Siria debole e decentralizzata, anche lasciando che la Russia mantenga le sue basi militari sul territorio per contrastare la crescente influenza della Turchia nel Paese, hanno affermato quattro fonti a conoscenza di questa strategia, come riporta la Reuters in un’esclusiva. I legami spesso tesi della Turchia con Israele sono stati sottoposti a forti tensioni durante la guerra di Gaza e funzionari israeliani hanno detto a Washington che i nuovi leader islamisti della Siria, sostenuti da Ankara, rappresentano una minaccia per i confini di Israele, hanno spiegato le fonti. Reuters parla quindi id una \”campagna israeliana concertata\” per influenzare la politica degli Stati Uniti in un momento critico per la Siria, poiche’ gli islamisti che hanno estromesso Bashar al-Assad cercano di convincere Washington a revocare le sanzioni. Israele ha comunicato le sue opinioni ai massimi funzionari statunitensi durante incontri a Washington a febbraio e i successivi incontri in Israele con i rappresentanti del Congresso degli Stati Uniti, hanno affermato tre fonti statunitensi e un’altra persona a conoscenza dei contatti. I punti principali sono stati inoltre fatti circolare ad alcuni alti funzionari statunitensi in un \”libro bianco\” israeliano, hanno affermato due delle fonti anonime per via della delicatezza del tema. \”La grande paura di Israele è che la Turchia intervenga e protegga questo nuovo ordine islamista in Siria, col rischio che il Paese diventi una base per Hamas e altri militanti\”, ha detto Aron Lund, un membro del think-tank statunitense Century International. Non è chiaro fino a che punto l’amministrazione del presidente degli Stati Uniti Donald Trump stia considerando di adottare le proposte di Israele, hanno detto le fonti. Finora il tycoon si è espresso poco sulla Siria, lasciando incertezza sia sul futuro delle sanzioni sia sulla permanenza delle forze statunitensi dispiegate nel Nord-Est. Lund ritiene che Israele abbia buone possibilita’ di influenzare il pensiero degli Stati Uniti dove la nuova amministrazione è dichiaratamente filo-israeliana, ha fatto notare. \”La Siria è a malapena sul radar di Trump ora. E’ una priorità bassa e c’è un vuoto politico da colmare\”, ha concluso l’analista.

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La prima fase dell’accordo di tregua, entrato in vigore il 19 gennaio, si concludera’ oggi, dopo 42 giorni durante i quali Israele e Hamas hanno scambiato 33 ostaggi (otto dei quali morti) con circa 1.800 prigionieri palestinesi. Tecnicamente la seconda fase dovrebbe iniziare domani, qui Hamas rilascerebbe gli ostaggi rimasti ancora detenuti e Israele i prigionieri palestinesi, oltre a ritirare tutte le sue truppe dalla Striscia, compreso il corridoio di Filadelfia, per aprire la strada alla fine della guerra. \”Israele sta cercando di recuperare gli ostaggi mantenendo l’opzione di riprendere i combattimenti a Gaza\”, ha aggiunto il portavoce Qasem, riferendosi alla proposta lanciata ieri al Cairo dalla delegazione israeliana, e poi riportata ai media da fonti egiziane, di estendere la prima fase di 42 giorni e mantenere semplicemente lo scambio di ostaggi con prigionieri. I media israeliani hanno riferito che la delegazione israeliana è tornata in Israele ieri sera e che l’intenzione è di riprendere i negoziati sulla fase due da remoto, anche se Qassem ha affermato che \”al momento non ci sono colloqui\”. \”L’occupazione è responsabile del mancato avvio dei negoziati sulla seconda fase\”, ha affermato. La scorsa settimana il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha incontrato diversi ministri e alti funzionari della Difesa per discutere l’accordo di tregua, nonostante normalmente non tenga riunioni di lavoro durante lo Shabbat ebraico.

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Il portavoce di Hamas Hazem Qassem ha dichiarato ad al Araby che al momento non sono in corso colloqui per una seconda fase di cessate il fuoco a Gaza. L’affermazione è arrivata dopo che il gruppo islamista ha detto oggi di respingere la \”formulazione\” di Israele di estendere la prima fase del cessate il fuoco a Gaza, nel giorno in cui la prima fase dell’accordo scade. 

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Il presidente libanese Joseph Aoun ha affermato che lo Stato libanese deve avere il controllo sulle \”decisioni di guerra e pace\” e per farlo, deve \”monopolizzare o limitare le armi allo Stato\”. Auon ha parlato al quotidiano arabo con sede a Londra Asharq Al-Awsat. \”Non è più consentito a nessuno, tranne allo Stato, di adempiere al proprio dovere nazionale di proteggere la terra e il popolo. Quando c’è un’aggressione contro lo Stato libanese, lo Stato prende la decisione e determina come mobilitare le forze per difendere il Paese\” ha detto. Beirut è pienamente impegnata nell’attuazione della risoluzione 1701 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, che vieterebbe la presenza di Hezbollah nel Libano meridionale. \”Siamo stanchi della guerra\”, ha detto Aoun. \”Speriamo di porre fine ai conflitti militari e risolvere i nostri problemi attraverso sforzi diplomatici\”. Auon ha anche criticato Israele per non essersi ritirato completamente dal Libano meridionale, mantenendo le forze in cinque posizioni strategiche chiave. \”Non siamo rimasti sorpresi perche’ ci si aspetta sempre il peggio da loro\”, ha detto. Ma \”c’era un accordo firmato dalle due parti sotto la sponsorizzazione americana e francese che avrebbe dovuto essere rispettato, e la firma doveva essere rispettata\”. Tuttavia, ha aggiunto, \”Come al solito, la parte israeliana non ha rispettato l’accordo e parte di esso e’ rimasto lì. Ora siamo in contatto costante con i francesi e gli americani per fare pressione sugli israeliani affinche’ si ritirino dai cinque punti\”.

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Hamas ha respinto la \”formulazione\” di Israele per un’estensione della prima fase del cessate il fuoco a Gaza, nel giorno della sua scadenza. Lo ha reso noto il portavoce del gruppo, Hazem Qassem, riportato da Al-Araby Tv, aggiungendo che non ci sono trattative in corso per una seconda fase del cessate il fuoco.

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Il Libano non permetterà più a \”nessun altro che non sia lo Stato\” di assolvere al suo dovere nazionale di salvaguardare il territorio e i suoi cittadini. Lo ha assicurato il presidente libanese Joseph Aoun in un’intervista ad Asharq Al-Awsat.

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Interrogato sulla reazione del Libano a un’eventuale aggressione straniera, Aoun ha ribadito che \”è lo Stato a decidere\”, sottolineando che solo il governo libanese determinerebbe come mobilitare le forze dell’esercito e difendere il Paese.

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Riferendosi al fatto che le forze israeliane sono rimaste in cinque punti del Libano meridionale, Aoun ha affermato che Israele avrebbe dovuto impegnarsi a rispettare l’accordo di cessate il fuoco e ritirarsi da tutti i territori di cui ha preso il controllo durante la guerra. Aoun ha aggiunto che il Libano sta dialogando con la Francia e l’amministrazione Trump \”per fare pressione su Israele affinché si ritiri dai cinque punti\”.

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Il presidente Usa ha pubblicato su Truth e Instagram una clip in cui, grazie all’intelligenza artificiale, mostra come immagina la Striscia di Gaza grazie al suo intervento. Intanto, nella realtà, la guerra rischia di veder vacillare la tregua tra Israele ed Hamas e a Gaza regnano morte e distruzione. IL VIDEO

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Il Segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, ha esortato Israele e il gruppo militante palestinese Hamas a rispettare l’accordo di cessate il fuoco nella Striscia di Gaza, sottolineando l’importanza dei prossimi giorni, mentre termina oggi la prima fase della tregua. 

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\”L’accordo per il cessate il fuoco e il rilascio degli ostaggi deve essere mantenuto – ha dichiarato Guterres in comunicato alla vigilia della scadenza della prima fase del cessate il fuoco – I prossimi giorni sono critici. Le parti non devono lesinare gli sforzi per evitare una rottura dell’accordo\”. 

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Secondo i termini dell’accordo, i combattimenti devono rimanere sospesi finché entrambe le parti continuano a negoziare per la seconda fase. Secondo quanto riferito da fonti alla dopa, Hamas avrebbe rifiutato un’estensione della prima fase, insistendo invece per passare direttamente alla seconda. La seconda fase del cessate il fuoco è destinata a porre definitivamente fine alla guerra di Gaza, con il rilascio da parte di Hamas di tutti gli ostaggi rimasti e il completamento del ritiro dell’esercito israeliano da Gaza. 

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Il Segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, ha esortato Israele e il gruppo militante palestinese Hamas a rispettare l’accordo di cessate il fuoco nella Striscia di Gaza, sottolineando l’importanza dei prossimi giorni, mentre termina oggi la prima fase della tregua. 

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\”L’accordo per il cessate il fuoco e il rilascio degli ostaggi deve essere mantenuto – ha dichiarato Guterres in comunicato alla vigilia della scadenza della prima fase del cessate il fuoco – I prossimi giorni sono critici. Le parti non devono lesinare gli sforzi per evitare una rottura dell’accordo\”. 

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Secondo i termini dell’accordo, i combattimenti devono rimanere sospesi finché entrambe le parti continuano a negoziare per la seconda fase. Secondo quanto riferito da fonti alla dopa, Hamas avrebbe rifiutato un’estensione della prima fase, insistendo invece per passare direttamente alla seconda. La seconda fase del cessate il fuoco è destinata a porre definitivamente fine alla guerra di Gaza, con il rilascio da parte di Hamas di tutti gli ostaggi rimasti e il completamento del ritiro dell’esercito israeliano da Gaza. 

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Tra Israele e Hamas è muro contro muro, con il primo che vuole prolungare di altri 42 giorni la prima fase dell’accordo di tregua, e il secondo assolutamente contrario e pronto a rilanciare. Tra affermazioni anonime da una parte, dichiarazioni pubbliche dall’altra, e rivelazioni fatte filtrare dall’Egitto, di fatto al Cairo il tavolo dei negoziati aperto giovedì non promette decisioni immediate. A fare la differenze presumibilmente sarà l’arrivo in Medio Oriente la prossima settimana del segretario di Stato Usa Steve Witkoff, che avrebbe dovuto esserci già mercoledì scorso ma ha dovuto rinviare per il dossier Ucraina. Nel frattempo gli israeliani hanno vissuto una settimana di lutto, partecipando a migliaia lungo le strade ai cortei funebri prima della famiglia Bibas, poi degli altri ostaggi restituiti senza vita da Hamas. Mentre a Gaza, dove da sei settimane tacciono le armi, gli sfollati sperano nell’arrivo di roulotte e strutture che migliorino le condizioni di vita. Sabato scade la prima parte dell’intesa partita il 19 gennaio che ha fermato i cannoni e riportato a casa 33 ostaggi israeliani – 25 vivi e 8 morti – e 5 thailandesi. Se non ci saranno passi avanti, domani sarà il primo Shabbat in cui nessun rapito sarà liberato da quando il piano è stato firmato a Doha. Restano prigionieri a Gaza in 59, soldati e civili, 24 potrebbero essere ancora vivi. Due funzionari del governo di Gerusalemme hanno detto che l’intenzione del primo ministro è di prolungare la prima fase dell’accordo con lo schema seguito finora: Hamas libera tre ostaggi a settimana in cambio della scarcerazione di detenuti palestinesi. Fonti di Hamas hanno dichiarato a Haaretz che gli ostaggi rappresentano \”un’importante carta vincente\” e non saranno rilasciati tutti finché non ci sarà una chiara posizione israeliana sulla fine della guerra. Ma ci sarebbero comunque altre forme di compromesso di cui l’organizzazione fondamentalista ha parlato con i Paesi mediatori. A cominciare dallo scambio di rapiti malati e morti con carcerati. Intanto venerdì mattina fonti del gruppo terroristico hanno spiegato al quotidiano Asharq al Awsat che, indipendentemente dal fatto che la fase A venga prorogata o che inizi la fase B, chiederanno a Israele di rilasciare \”più detenuti\” in cambio della liberazione degli ostaggi rimasti nella Striscia. Hamas, che ha definito ‘militari’ tutti i rapiti ancora in cattività (di fatto i soldati sono 19 e 5 i civili), ritiene che \”i criteri del rilascio debbano essere diversi da quelli stabiliti a gennaio, perché il prezzo dovrà essere proporzionale\”. I signori di Gaza potrebbero chiedere la scarcerazione di 150 detenuti palestinesi condannati per terrorismo in cambio di ogni singolo ostaggio. 

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Tra Israele e Hamas è muro contro muro, con il primo che vuole prolungare di altri 42 giorni la prima fase dell’accordo di tregua, e il secondo assolutamente contrario e pronto a rilanciare. Tra affermazioni anonime da una parte, dichiarazioni pubbliche dall’altra, e rivelazioni fatte filtrare dall’Egitto, di fatto al Cairo il tavolo dei negoziati aperto giovedì non promette decisioni immediate. A fare la differenza presumibilmente sarà l’arrivo in Medio Oriente la prossima settimana del segretario di Stato Usa Steve Witkoff.

Approfondimenti:

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Premier palestinese al Cairo per colloqui politici su Gaza

– Il premier e ministro degli Esteri palestinese, Mohammed Mustafa, è oggi al Cairo dove ha incontrato il premier egiziano Mostafa Madbouly per discutere della “strategia di ripresa e ricostruzione di Gaza” che sarà presentata al vertice della Lega Araba della settimana prossima. Lo ha reso noto la Presidenza del Consiglio dei ministri egiziana sulla propria pagina Facebook.  Madbouly ha ribadito il “sostegno egiziano ai diritti palestinesi”, compresa “l’indipendenza dello Stato sui confini del 4 giugno 1967 con capitale Gerusalemme Est”. Il premier egiziano ha inoltre confermato che, su “direttiva del presidente Abdel Fattah al-Sisi”, l’Egitto ha elaborato un piano per la “ricostruzione di Gaza mantenendo i palestinesi nel territorio”. Dal canto suo Mustafa ha espresso “apprezzamento per il ruolo egiziano”, sottolineando l’impegno del Cairo nella “difesa dei diritti palestinesi e nella ricostruzione della Striscia”. Il post del portavoce del premier egiziano, Mohamed El-Hommasani, ha dichiarato che l’incontro ha anche affrontato anche il “coordinamento con le istituzioni umanitarie internazionali” per sostenere il piano di ripresa. 

Media: “Israele in pressing su Usa, Mosca mantenga basi in Siria”

Israele sta facendo pressioni sugli Stati Uniti affinché mantengano la Siria debole anche consentendo alla Russia di mantenere nel Paese le sue basi militari per contrastare la crescente influenza della Turchia. Lo riferisce Haaretz citando quattro fonti a conoscenza dell’iniziativa israeliana.  Secondo il report, funzionari israeliani hanno dichiarato a Washington che i nuovi governanti islamisti della Siria, sostenuti da Ankara, rappresentano una minaccia per i confini di Israele. Le attività di lobbying indicano una campagna di Gerusalemme concertata per influenzare la politica statunitense in un momento critico per la Siria, mentre gli islamisti che hanno rovesciato Bashar Assad cercano di stabilizzare lo Stato frammentato e di convincere Washington a revocare le sanzioni punitive. 

“La Siria proibisce siti militari palestinesi nel Paese”

Secondo fonti arabe, il nuovo governo di Damasco ha proibito alle organizzazioni palestinesi di mantenere infrastrutture militari sul suolo siriano. Lo riferisce la tv pubblica israeliana Kan. 

Hamas: “Israele viola accordo Gaza con estensione fase 1”

Secondo Hamas Israele sta violando gli accordi su Gaza chiedendo l’estensione della fase 1 dell’intesa. Lo ha detto una fonte dell’organizzazione citata da Times of Israel confermando che il gruppo ha chiesto ai mediatori di “obbligare Tel Aviv a implementare tutti i termini dell’accordo, poiché sta ritardando l’ingresso nei negoziati della seconda fase”. I negoziati della seconda fase erano stati programmati per iniziare il 16esimo giorno dell’accordo, ma Israele finora non ha accettato di discutere quella fase, che vedrebbe la guerra finire definitivamente.

Media: “Colloqui telefonici su accordo, Hamas chiede ritiro Idf”

I negoziati per il prolungamento dell’accordo sulla tregua a Gaza e il rilascio degli ostaggi, proseguono oggi solo telefonicamente, le delegazioni non sono tornate al Cairo. Lo riferisce Ynet sottolineando che senza l’intervento attivo dell’inviato Usa per il Medio Oriente Steve Witkoff, non si prevedono sviluppi. Netanyahu ha già ordinato di prepararsi a un ritorno ai combattimenti, mentre l’ipotesi israeliana secondo cui Hamas avrebbe accettato di prolungare la fase uno per paura della ripresa della guerra si è rivelata errata. Hamas infatti ha respinto la richiesta di proroga della fase uno e stamani il portavoce Hazem Qassem ha dichiarato al canale qatariota al Arabi che Israele mira a recuperare gli ostaggi “mantenendo la possibilità di riprendere gli attacchi sulla Striscia di Gaza” e “evitando un impegno per la fine della guerra e il ritiro completo da Gaza”. Ieri sera, il primo ministro Benyamin Netanyahu ha tenuto una riunione straordinaria dopo il ritorno della delegazione negoziale da Il Cairo. Nei colloqui non è stato raggiunto alcun progresso poiché Hamas insiste nell’avviare i negoziati sulla seconda fase e chiede il ritiro dell’Idf dal Corridoio Filadelfia, al confine tra Gaza e l’Egitto. 

Wafa: “Idf a Nablus all’alba, preso d’assalto villaggio di Tal”

Secondo l’agenzia di stampa palestinese Wafa, l’Idf è entrato nella città di Nablus, in Cisgiordania, all’alba e ha preso d’assalto il villaggio di Tal, a sud-ovest della città. L’esercito israeliano, riferisce l’agenzia, ha fatto irruzione in diverse case e ha condotto indagini sul campo con diversi residenti locali. Non sono stati segnalati feriti o arresti. 

Media: “Israele preme su Usa per mantenimento basi russe”

Israele sta facendo pressioni sugli Stati Uniti per mantenere la Siria debole e decentralizzata, anche lasciando che la Russia mantenga le sue basi militari sul territorio per contrastare la crescente influenza della Turchia nel Paese, hanno affermato quattro fonti a conoscenza di questa strategia, come riporta la Reuters in un’esclusiva. I legami spesso tesi della Turchia con Israele sono stati sottoposti a forti tensioni durante la guerra di Gaza e funzionari israeliani hanno detto a Washington che i nuovi leader islamisti della Siria, sostenuti da Ankara, rappresentano una minaccia per i confini di Israele, hanno spiegato le fonti. Reuters parla quindi id una “campagna israeliana concertata” per influenzare la politica degli Stati Uniti in un momento critico per la Siria, poiche’ gli islamisti che hanno estromesso Bashar al-Assad cercano di convincere Washington a revocare le sanzioni. Israele ha comunicato le sue opinioni ai massimi funzionari statunitensi durante incontri a Washington a febbraio e i successivi incontri in Israele con i rappresentanti del Congresso degli Stati Uniti, hanno affermato tre fonti statunitensi e un’altra persona a conoscenza dei contatti. I punti principali sono stati inoltre fatti circolare ad alcuni alti funzionari statunitensi in un “libro bianco” israeliano, hanno affermato due delle fonti anonime per via della delicatezza del tema. “La grande paura di Israele è che la Turchia intervenga e protegga questo nuovo ordine islamista in Siria, col rischio che il Paese diventi una base per Hamas e altri militanti”, ha detto Aron Lund, un membro del think-tank statunitense Century International. Non è chiaro fino a che punto l’amministrazione del presidente degli Stati Uniti Donald Trump stia considerando di adottare le proposte di Israele, hanno detto le fonti. Finora il tycoon si è espresso poco sulla Siria, lasciando incertezza sia sul futuro delle sanzioni sia sulla permanenza delle forze statunitensi dispiegate nel Nord-Est. Lund ritiene che Israele abbia buone possibilita’ di influenzare il pensiero degli Stati Uniti dove la nuova amministrazione è dichiaratamente filo-israeliana, ha fatto notare. “La Siria è a malapena sul radar di Trump ora. E’ una priorità bassa e c’è un vuoto politico da colmare”, ha concluso l’analista.

Hamas respinge formulazione Israele su estensione fase 1

La prima fase dell’accordo di tregua, entrato in vigore il 19 gennaio, si concludera’ oggi, dopo 42 giorni durante i quali Israele e Hamas hanno scambiato 33 ostaggi (otto dei quali morti) con circa 1.800 prigionieri palestinesi. Tecnicamente la seconda fase dovrebbe iniziare domani, qui Hamas rilascerebbe gli ostaggi rimasti ancora detenuti e Israele i prigionieri palestinesi, oltre a ritirare tutte le sue truppe dalla Striscia, compreso il corridoio di Filadelfia, per aprire la strada alla fine della guerra. “Israele sta cercando di recuperare gli ostaggi mantenendo l’opzione di riprendere i combattimenti a Gaza”, ha aggiunto il portavoce Qasem, riferendosi alla proposta lanciata ieri al Cairo dalla delegazione israeliana, e poi riportata ai media da fonti egiziane, di estendere la prima fase di 42 giorni e mantenere semplicemente lo scambio di ostaggi con prigionieri. I media israeliani hanno riferito che la delegazione israeliana è tornata in Israele ieri sera e che l’intenzione è di riprendere i negoziati sulla fase due da remoto, anche se Qassem ha affermato che “al momento non ci sono colloqui”. “L’occupazione è responsabile del mancato avvio dei negoziati sulla seconda fase”, ha affermato. La scorsa settimana il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha incontrato diversi ministri e alti funzionari della Difesa per discutere l’accordo di tregua, nonostante normalmente non tenga riunioni di lavoro durante lo Shabbat ebraico.

Hamas: “Non sono in corso colloqui su seconda fase dell’accordo”

Il portavoce di Hamas Hazem Qassem ha dichiarato ad al Araby che al momento non sono in corso colloqui per una seconda fase di cessate il fuoco a Gaza. L’affermazione è arrivata dopo che il gruppo islamista ha detto oggi di respingere la “formulazione” di Israele di estendere la prima fase del cessate il fuoco a Gaza, nel giorno in cui la prima fase dell’accordo scade. 

Libano, Aoun: “Lo Stato deve avere decisioni su guerra e pace”

Il presidente libanese Joseph Aoun ha affermato che lo Stato libanese deve avere il controllo sulle “decisioni di guerra e pace” e per farlo, deve “monopolizzare o limitare le armi allo Stato”. Auon ha parlato al quotidiano arabo con sede a Londra Asharq Al-Awsat. “Non è più consentito a nessuno, tranne allo Stato, di adempiere al proprio dovere nazionale di proteggere la terra e il popolo. Quando c’è un’aggressione contro lo Stato libanese, lo Stato prende la decisione e determina come mobilitare le forze per difendere il Paese” ha detto. Beirut è pienamente impegnata nell’attuazione della risoluzione 1701 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, che vieterebbe la presenza di Hezbollah nel Libano meridionale. “Siamo stanchi della guerra”, ha detto Aoun. “Speriamo di porre fine ai conflitti militari e risolvere i nostri problemi attraverso sforzi diplomatici”. Auon ha anche criticato Israele per non essersi ritirato completamente dal Libano meridionale, mantenendo le forze in cinque posizioni strategiche chiave. “Non siamo rimasti sorpresi perche’ ci si aspetta sempre il peggio da loro”, ha detto. Ma “c’era un accordo firmato dalle due parti sotto la sponsorizzazione americana e francese che avrebbe dovuto essere rispettato, e la firma doveva essere rispettata”. Tuttavia, ha aggiunto, “Come al solito, la parte israeliana non ha rispettato l’accordo e parte di esso e’ rimasto lì. Ora siamo in contatto costante con i francesi e gli americani per fare pressione sugli israeliani affinche’ si ritirino dai cinque punti”.

Hamas: respinta “formulazione” Israele su estensione prima fase tregua

Hamas ha respinto la “formulazione” di Israele per un’estensione della prima fase del cessate il fuoco a Gaza, nel giorno della sua scadenza. Lo ha reso noto il portavoce del gruppo, Hazem Qassem, riportato da Al-Araby Tv, aggiungendo che non ci sono trattative in corso per una seconda fase del cessate il fuoco.

Presidente Libano: “Solo Stato può decidere su sicurezza nazionale”

Il Libano non permetterà più a “nessun altro che non sia lo Stato” di assolvere al suo dovere nazionale di salvaguardare il territorio e i suoi cittadini. Lo ha assicurato il presidente libanese Joseph Aoun in un’intervista ad Asharq Al-Awsat.

Interrogato sulla reazione del Libano a un’eventuale aggressione straniera, Aoun ha ribadito che “è lo Stato a decidere”, sottolineando che solo il governo libanese determinerebbe come mobilitare le forze dell’esercito e difendere il Paese.

Riferendosi al fatto che le forze israeliane sono rimaste in cinque punti del Libano meridionale, Aoun ha affermato che Israele avrebbe dovuto impegnarsi a rispettare l’accordo di cessate il fuoco e ritirarsi da tutti i territori di cui ha preso il controllo durante la guerra. Aoun ha aggiunto che il Libano sta dialogando con la Francia e l’amministrazione Trump “per fare pressione su Israele affinché si ritiri dai cinque punti”.

Gaza secondo Trump, il video realizzato con l’AI con statue d’oro e resort di lusso

Il presidente Usa ha pubblicato su Truth e Instagram una clip in cui, grazie all’intelligenza artificiale, mostra come immagina la Striscia di Gaza grazie al suo intervento. Intanto, nella realtà, la guerra rischia di veder vacillare la tregua tra Israele ed Hamas e a Gaza regnano morte e distruzione. IL VIDEO

Guterres: “Tregua deve tenere, prossimi giorni saranno critici”

Il Segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, ha esortato Israele e il gruppo militante palestinese Hamas a rispettare l’accordo di cessate il fuoco nella Striscia di Gaza, sottolineando l’importanza dei prossimi giorni, mentre termina oggi la prima fase della tregua. 

“L’accordo per il cessate il fuoco e il rilascio degli ostaggi deve essere mantenuto – ha dichiarato Guterres in comunicato alla vigilia della scadenza della prima fase del cessate il fuoco – I prossimi giorni sono critici. Le parti non devono lesinare gli sforzi per evitare una rottura dell’accordo”. 

Secondo i termini dell’accordo, i combattimenti devono rimanere sospesi finché entrambe le parti continuano a negoziare per la seconda fase. Secondo quanto riferito da fonti alla dopa, Hamas avrebbe rifiutato un’estensione della prima fase, insistendo invece per passare direttamente alla seconda. La seconda fase del cessate il fuoco è destinata a porre definitivamente fine alla guerra di Gaza, con il rilascio da parte di Hamas di tutti gli ostaggi rimasti e il completamento del ritiro dell’esercito israeliano da Gaza. 

Guterres: ‘tregua deve tenere, prossimi giorni saranno critici’

Il Segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, ha esortato Israele e il gruppo militante palestinese Hamas a rispettare l’accordo di cessate il fuoco nella Striscia di Gaza, sottolineando l’importanza dei prossimi giorni, mentre termina oggi la prima fase della tregua. 

“L’accordo per il cessate il fuoco e il rilascio degli ostaggi deve essere mantenuto – ha dichiarato Guterres in comunicato alla vigilia della scadenza della prima fase del cessate il fuoco – I prossimi giorni sono critici. Le parti non devono lesinare gli sforzi per evitare una rottura dell’accordo”. 

Secondo i termini dell’accordo, i combattimenti devono rimanere sospesi finché entrambe le parti continuano a negoziare per la seconda fase. Secondo quanto riferito da fonti alla dopa, Hamas avrebbe rifiutato un’estensione della prima fase, insistendo invece per passare direttamente alla seconda. La seconda fase del cessate il fuoco è destinata a porre definitivamente fine alla guerra di Gaza, con il rilascio da parte di Hamas di tutti gli ostaggi rimasti e il completamento del ritiro dell’esercito israeliano da Gaza. 

Scade l’accordo, braccio di ferro tra Israele e Hamas

Tra Israele e Hamas è muro contro muro, con il primo che vuole prolungare di altri 42 giorni la prima fase dell’accordo di tregua, e il secondo assolutamente contrario e pronto a rilanciare. Tra affermazioni anonime da una parte, dichiarazioni pubbliche dall’altra, e rivelazioni fatte filtrare dall’Egitto, di fatto al Cairo il tavolo dei negoziati aperto giovedì non promette decisioni immediate. A fare la differenze presumibilmente sarà l’arrivo in Medio Oriente la prossima settimana del segretario di Stato Usa Steve Witkoff, che avrebbe dovuto esserci già mercoledì scorso ma ha dovuto rinviare per il dossier Ucraina. Nel frattempo gli israeliani hanno vissuto una settimana di lutto, partecipando a migliaia lungo le strade ai cortei funebri prima della famiglia Bibas, poi degli altri ostaggi restituiti senza vita da Hamas. Mentre a Gaza, dove da sei settimane tacciono le armi, gli sfollati sperano nell’arrivo di roulotte e strutture che migliorino le condizioni di vita. Sabato scade la prima parte dell’intesa partita il 19 gennaio che ha fermato i cannoni e riportato a casa 33 ostaggi israeliani – 25 vivi e 8 morti – e 5 thailandesi. Se non ci saranno passi avanti, domani sarà il primo Shabbat in cui nessun rapito sarà liberato da quando il piano è stato firmato a Doha. Restano prigionieri a Gaza in 59, soldati e civili, 24 potrebbero essere ancora vivi. Due funzionari del governo di Gerusalemme hanno detto che l’intenzione del primo ministro è di prolungare la prima fase dell’accordo con lo schema seguito finora: Hamas libera tre ostaggi a settimana in cambio della scarcerazione di detenuti palestinesi. Fonti di Hamas hanno dichiarato a Haaretz che gli ostaggi rappresentano “un’importante carta vincente” e non saranno rilasciati tutti finché non ci sarà una chiara posizione israeliana sulla fine della guerra. Ma ci sarebbero comunque altre forme di compromesso di cui l’organizzazione fondamentalista ha parlato con i Paesi mediatori. A cominciare dallo scambio di rapiti malati e morti con carcerati. Intanto venerdì mattina fonti del gruppo terroristico hanno spiegato al quotidiano Asharq al Awsat che, indipendentemente dal fatto che la fase A venga prorogata o che inizi la fase B, chiederanno a Israele di rilasciare “più detenuti” in cambio della liberazione degli ostaggi rimasti nella Striscia. Hamas, che ha definito ‘militari’ tutti i rapiti ancora in cattività (di fatto i soldati sono 19 e 5 i civili), ritiene che “i criteri del rilascio debbano essere diversi da quelli stabiliti a gennaio, perché il prezzo dovrà essere proporzionale”. I signori di Gaza potrebbero chiedere la scarcerazione di 150 detenuti palestinesi condannati per terrorismo in cambio di ogni singolo ostaggio. 



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