Dieci anni fa impugnò il Puc di Sassari, il Consiglio di Stato gli dà ragione

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Sassari Un terreno non costruito a poca distanza dal centro della città, e la caparbietà di un uomo che ha affrontato una battaglia giudiziaria con il Comune di Sassari durata dieci anni, conclusasi qualche giorno fa al Consiglio di Stato con una vittoria per certi versi inaspettata. Sono questi gli ingredienti al centro di una vicenda che ha avuto come protagonista un uomo di Sassari, assistito dall’avvocato Enrico Pintus, proprietario di un terreno in via Antioco Zucca, dietro la Banca d’Italia. Un piccolo lotto, 300 metri quadri circa, circondato di case e palazzine. Ma su cui, secondo il Piano urbanistico comunale, non si poteva tirar su nemmeno un mattone. Secondo il Puc, approvato definitivamente dal consiglio comunale nel 2014, quel piccolo terreno andava collocato in zona H2, di pregio paesaggistico e ambientale, e, scendendo nel dettaglio, nella sottozona H2.8, pensata per le “valli urbane e periurbane”.

Una pietra tombale sul destino urbanistico del lotto, dato che le norme tecniche di attuazione vietano nuove costruzioni, modificazioni del suolo e qualsiasi altro intervento, uso o attività su quei terreni. Il proprietario del terreno aveva contestato queste argomentazioni sin dall’inizio, con delle osservazioni al Puc. Il ragionamento era semplice: quella zona non può ricadere nel sistema delle valli urbane previsto dal Puc, perché è completamente edificata, fatta eccezione per alcuni vuoti urbani, proprio come il lotto di proprietà dell’uomo. Le osservazioni, però, non ebbero seguito e l’uomo, nel 2015, decise di impugnare al Tribunale amministrativo di Cagliari la delibera del Consiglio comunale. Qui entrano in gioco i tempi lentissimi della giustizia: per arrivare a sentenza, ci vollero 7 anni. I magistrati cagliaritani respinsero il ricorso, ma l’uomo decise di non demordere.

Assistito dall’avvocato Enrico Pintus, presentò ricorso al consiglio di stato: tre anni dopo, la sentenza è arrivata. Stavolta, i magistrati di Palazzo Spada hanno accolto in tutto e per tutto le argomentazioni sostenute dall’avvocato Enrico Pintus. «Il lotto non è dotato dei caratteri che contraddistinguono la sottozona “valli urbane e periurbane”, ma consiste in un terreno inedificato, contornato da edifici, parcheggi e strade» si legge nella sentenza dai magistrati della quarta sezione del Consiglio di Stato.

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«La meritevole intenzione del Comune di conservare e recuperare il sistema vallivo non giustifica, di per sé, l’inclusione, nella sottozona delle “valli urbane” (H2.8), di un lotto che di tali valli non reca alcun tratto caratteristico» sottolineano ancora i magistrati. Il ricorrente aveva anche chiesto ai giudici collocare il terreno in zona B1.5, e quindi renderlo edificabile, ma questa pretesa non è stata accolta: «Resta ferma la discrezionalità dell’ente nell’individuazione della destinazione urbanistica più consona, salva la necessità di rispettare le caratteristiche generali di zone e sottozone per come prefigurate dal Puc». Spetterà ora al consiglio comunale colmare il vuoto e individuare la nuova destinazione urbanistica del lotto.



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