con la destra al governo siamo tutti meno liberi

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La realtà attesta l’opposto di quanto sostenuto dalla presidente del Consiglio alla convention dei conservatori americani. Con questo esecutivo la libertà delle persone non solo non è stata rafforzata, ma è stata anzi ridimensionata. Ecco perché

«Stiamo rafforzando la libertà in ogni ambito della vita degli italiani», ha affermato Giorgia Meloni qualche giorno fa, al Cpac, la convention dei conservatori americani. Peccato che la realtà attesti l’opposto di quanto sostenuto dalla presidente del Consiglio. La libertà delle persone non solo non è stata rafforzata, ma è stata anzi ridimensionata.

Questo accade quando si moltiplicano le norme e le sanzioni, arrivando a sovrapporre fattispecie criminose, senza valutare se i nuovi interventi repressivi siano davvero necessari e se non vadano a comprimere diritti in modo sproporzionato. Questo è accaduto da quando l’esecutivo Meloni si è insediato.

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Nei primi due anni e mezzo circa di governo sono stati introdotti una cinquantina di nuovi reati. Alcuni esempi: nell’ottobre 2022, il primo decreto del neocostituito governo vietò i rave party; nel novembre 2023, il decreto “Caivano” inserì nel codice penale le fattispecie di “pubblica intimidazione con uso di armi” e, per i genitori che non mandano a scuola i figli, di “inosservanza dell’obbligo dell’istruzione dei minori”; a settembre 2023 fu la volta dei reati di “omicidio nautico” e di “lesioni personali nautiche”; nel marzo 2024, furono previste apposite misure in caso di violenza o minaccia nei confronti del personale scolastico e, nell’ottobre 2024, di quello sanitario.

Per non parlare dei cosiddetti reati universali. Nel marzo 2023, il decreto Cutro ha disposto la punibilità su «tutto il globo terraqueo» di chi causi la morte di più persone come conseguenza della violazione delle norme sull’immigrazione clandestina. E, nel novembre 2024, è stato sancito il reato universale di gestazione per altri, che la vieta anche quando essa sia realizzata all’estero, con rilevanti dubbi di legittimità, nonché di concreta perseguibilità.

Un ulteriore impatto sulle libertà delle persone sarà causato dal cosiddetto disegno di legge Sicurezza, in via di approvazione. Si tratta di una normativa definita come “liberticida” anche da sei relatori speciali dell’ONU, i quali hanno evidenziato, tra le altre cose, che essa limita indebitamente «l’esercizio del diritto alla libertà di riunione pacifica» e rafforza il potere statale «di imporre divieti totali», ostacolando al contempo «la possibilità per i difensori dei diritti umani di (…) esprimere dissenso o critiche e impegnarsi in atti di disobbedienza civile». Il ddl arriva a reprimere anche forme di resistenza passiva nelle carceri, cioè comportamenti meramente omissivi, in spregio al diritto costituzionalmente garantito di esprimere in via pacifica il proprio pensiero.

Erano davvero necessari tutti questi nuovi reati, introdotti talora in via d’urgenza con decreto-legge? Di fatto, essi sono stati sanciti per lo più sull’onda emozionale causata da fatti di cronaca, avendo come bussola il sentimento social di un elettorato indotto a credere che la risposta penale rappresenti l’unica soluzione, e sia tanto più efficace quanto più repressiva.

La foga giustizialista ha portato a stabilire sanzioni spesso spropositate e ad evitare di verificarne la concreta efficacia in termini di deterrenza. Si è ritenuto sufficiente affermare che non ci sono stati più rave party dopo il relativo divieto, anche se ciò non è vero, o che gli incidenti stradali sono diminuiti dopo il nuovo Codice della Strada, dimenticandosi di conteggiarne una parte.

Legiferare con queste modalità riduce la sfera di libertà personale, al contrario di ciò che dice la presidente del Consiglio. Perché libertà non significa fare quello che si vuole, ma che ogni sua limitazione sia proporzionata rispetto alle esigenze concrete e motivata in modo trasparente. Se, invece, le parole di Meloni volevano significare che più illeciti vengono previsti, maggiore è la sicurezza dei cittadini, quindi più ampia è la loro libertà, si tratta di un abbaglio. E non solo perché, in base ai principi del nostro ordinamento, alla repressione penale deve ricorrersi solo quando serve e nella misura strettamente necessaria.

Ma anche perché, se si continuano a introdurre nuovi reati al ritmo tenuto nei primi due anni e mezzo di governo, diventa sempre più difficile assicurarne l’enforcement. In ogni caso, si ingolfa l’attività dei tribunali e si riempiono le carceri oltre i limiti di capienza, in violazione di diritti fondamentali di chi vi è recluso. Il record di suicidi tra i detenuti, lo scorso anno, non è un caso. Siamo tutti meno liberi, anche se Giorgia Meloni non se ne rende conto.

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