Carrarmati israeliani in Cisgiordania, non accadeva dal 2002. L’analisi di Yonatan Touval

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Con gli svuluppi sempre più drammatici in Cisgiordania, lo scrittore Eugenio Cardi torna a intervistare Yonatan Touval, israeliano, membro del consiglio di amministrazione del prestigioso Istituto affari esteri Mitvim (https://mitvim.org.il/en/) e analista di politica estera, specializzato nella risoluzione dei conflitti e negli affari diplomatici regionali.

Crisi in Cisgiordania, intervista a Yonatan Touval

Alla luce di quanto altamente drammatico e preoccupante sta accadendo in questi giorni in Cisgiordania, son tornato a chiedere il suo esperto parere al mio amico israeliano, analista di politica estera, Yonatan Touval (membro del CDA di Mitvim e analista di politica estera specializzato nella risoluzione dei conflitti e negli affari diplomatici regionali. Le sue pubblicazioni sono apparse su numerosi giornali, tra cui Haaretz, The Washington Post e The New York Times) che ringrazio di cuore per la sua sempre squisita cortesia e disponibilità.

 

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Perché Netanyahu ha deciso di attaccare la Cisgiordania dopo Gaza, nonostante quel territorio – quantomeno in via teorica – si trovi sotto il controllo dell’Autorità Palestinese?

Netanyahu sta cedendo alle pressioni degli elementi più estremisti della sua coalizione per sfruttare lo slancio della guerra per espandere il controllo israeliano sulla Cisgiordania, usando pretesti di sicurezza per indebolire l’Autorità Palestinese (AP) e creare fatti irreversibili sul terreno. La debolezza dell’Autorità Palestinese la rende un bersaglio facile e, per la destra israeliana, smantellarla completamente è un obiettivo a lungo termine. Gli elementi di estrema destra della sua coalizione vedono questa come un’occasione d’oro.

Perché l’IDF sta svuotando i campi profughi e impedendo il ritorno per un anno?

La ragione dichiarata è l’antiterrorismo, ma l’entità dello sfollamento suggerisce una strategia più profonda: l’annessione di fatto attraverso l’ingegneria demografica. Rendendo impossibile il ritorno, Israele sta alterando la realtà sul campo, cancellando comunità di rifugiati di lunga data e rendendo i futuri negoziati su uno Stato palestinese ancora più insostenibili.

Perché non solo espellono le persone ma distruggono anche strade e case?

La distruzione sistematica ha lo scopo di impedire il ritorno dei palestinesi sfollati, creando allo stesso tempo spazio per una maggiore presenza militare e di coloni. L’ampliamento delle strade e la demolizione delle infrastrutture segnalano la preparazione per il controllo israeliano a lungo termine. Questa è una tattica già vista a Gaza e in passate operazioni in Cisgiordania.

Perché l’Europa, inclusa l’Italia, non risponde con più forza? (anche se questa è una domanda che dovrei porre più a me stesso…)

I governi europei sono intrappolati tra i loro impegni diplomatici – nei confronti di Israele – e la loro preoccupazione per il diritto internazionale. I legami economici, la vendita di armi e la paura di una reazione politica da parte delle lobby filo-israeliane li mantengono passivi. Inoltre, l’UE è profondamente divisa, con alcuni Stati che spingono all’azione e altri che preferiscono mantenere lo status quo.

Cosa pensano gli israeliani di ciò che sta accadendo in Cisgiordania?

L’opinione pubblica israeliana è divisa. La base di Netanyahu, in particolare l’estrema destra e i coloni, sostiene pienamente queste operazioni. Il centro e la destra le vedono come misure di sicurezza necessarie, mentre la sinistra e alcuni esponenti dell’establishment della sicurezza temono che ciò possa portare a un disastro a lungo termine, sia diplomaticamente che moralmente. Tuttavia, poiché i media la inquadrano in gran parte come un’operazione antiterrorismo, c’è poca opposizione da parte dell’opinione pubblica.

Netanyahu è semplicemente una pedina di Trump, dato l’interesse di Trump per Gaza come progetto turistico?

Netanyahu non è semplicemente una pedina – ha i suoi interessi – ma si allinea con la visione del mondo di Trump. Le proposte di Trump, come il ricollocamento degli abitanti di Gaza o la trasformazione di Gaza in un progetto economico, riflettono una più ampia fantasia della destra di una “soluzione” che cancelli la sovranità palestinese. Netanyahu sta sfruttando le politiche di Trump mentre porta avanti la propria strategia di sopravvivenza ideologica e politica.

La distruzione della Cisgiordania è parte del progetto coloniale del “Grande Israele”?

Non sono sicuro che “coloniale” sia il termine storicamente più accurato, ma la risposta più semplice è sì. Anche se non tutti i leader israeliani perseguono esplicitamente il progetto della “Grande Israele”, le politiche attuate – sfollamenti di massa, espansione degli insediamenti e indebolimento della governance palestinese – sono in linea con la visione a lungo termine dell’estrema destra israeliana.

Molti nella coalizione di Netanyahu vedono questa come un’opportunità per rafforzare il controllo israeliano e impedire qualsiasi futuro stato palestinese. Tuttavia, questo approccio è profondamente miope, poiché rischia di radicare un ciclo permanente di conflitti, isolamento internazionale e una realtà insostenibile di uno Stato unico che minaccia il carattere democratico ed ebraico di Israele.

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Yonatan Touval

 

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