Bollette, un decreto beffa di tre mesi mangiato dall’inflazione

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I tre miliardi di euro scarsi stanziati ieri dal governo nel «decreto bollette» saranno mangiati dall’inflazione che ieri è cresciuta all’1,7% a causa del caro-energia. L’andamento al rialzo dei prezzi potrebbe continuare nei prossimi tre mesi, tanto durerà il provvedimento-spot varato dal Consiglio dei ministri, se il prossimo 2 aprile applicherà i dazi al 25% all’Unione Europea. Il nuovo sussidio di ultima istanza, stavolta contro la povertà energetica, destinerà fino a «500 euro» per chi ha un reddito Isee entro i 9350 euro e, a scendere, fino a «200 euro» per chi ha un reddito Isee fino a 25 mila euro.

SONO CIFRE che, se richieste (e non è detto), da una platea teorica fino a 8 milioni di «famiglie», potranno alleviare il peso di un paio di bollette. Ma non rimedieranno all’aumento stimato del caro-vita per il 2025. È stato calcolato un costo aggiuntivo di 589 euro per una coppia con due figli. In questa cifra sono contemplati anche l’aumento del «carrello della spesa» con i prodotti alimentari e le bevande analcoliche. «Un pannicello caldo», ha commentato Massimiliano Dona dell’Unione nazionale dei Consumatori. «Tradotti i numeri in vita reale questo significa che le tante famiglie che vivono già in condizioni di povertà non potranno assicurarsi una vita dignitosa» ha osservato Antonio Russo, portavoce di Alleanza contro la povertà in Italia.

L’ISTAT HA CERTIFICATO che il mercato tutelato è rincarato molto di più di quello libero. Un paradosso, apparentemente. Il mercato «tutelato» dovrebbe essere meno soggetto ai tormenti di quello «libero» attraversato di più alle variazioni dei prezzi. E invece non funziona così, perlomeno nel periodo analizzato dall’Istat. Se continua così sarebbe vanificata un’altra delle decisioni prese ieri dal governo; la proroga di due anni al mercato tutelato per i clienti «vulnerabili».

Finanziamenti e agevolazioni

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LA COINCIDENZA tra la tardiva decisione presa ieri dall’esecutivo con i dati sull’inflazione pubblicati dall’Istat ha reso in fondo superflua la conferenza stampa organizzata dopo il Consiglio dei ministri e boicottata dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Quest’ultima ha preferito inviare un video in cui ha parlato del provvedimento e ha bruciato i malcapitati ministri dell’Economia Giorgetti e dell’Ambiente Pichetto Fratin incaricati di intrattenere i giornalisti in una recita durante la quale ci sono state molte domande e poche risposte. Ne è venuta fuori una delle migliori metafore del governo Meloni: si varano decreti più o meno dispendiosi, si inviano gli effetti-placebo della propaganda «alla Nazione», non si risolvono i problemi strutturali del caro-bollette. Sono sia nazionali, che sovranazionali, a cominciare dal disaccoppiamento del prezzo del gas da quello dell’energia o dal tetto al «libero mercato» dei prezzi.

LO SCOPO DEL DECRETO è arrivare alla stagione calda quando, si presume, si spegneranno i riscaldamenti ma non i condizionatori, calerà il prezzo dell’energia e ci si aspetta la spartizione dell’Ucraina tra Usa e Russia. Magari questo riporterà in Europa il gas russo, ha ipotizzato in settimana il solitamente loquace ministro Pichetto Fratin. Più che sulla strategia, bella pretesa, il governo punta sul galleggiamento. Per risolvere un problema strutturale si affida, da un lato, ai meteorologi e dall’altro lato, a Putin e a Trump, lo stesso che metterà i dazi. In sostanza è quello che ha detto ieri l’evasivo Giorgetti che ha confermato la linea-Salvini e non ha escluso accordi bilaterali sui dazi. Non è dato sapere cosa pensi a tale proposito Meloni. Per ora. «L’auspicio di una pace giusta e duratura in Ucraina mi rende fiducioso perché a nessuno sfugge che l’inflazione è dipesa dalla fiammata dei prezzi energetici e dalla guerra» ha detto Giorgetti. In realtà il dibattito sull’inflazione degli ultimi 3 anni è ben più ampio e su di essa hanno pesato anche i mega-profitti garantiti dagli alti tassi di interesse (che Giorgetti chiede alla Bce di tagliare) e dalla non volontà di tutti i governi di intervenire veramente su banche, farmaceutica, armi, energia: i vincitori delle ultime crisi.

UN MILIARDO e 400 milioni sui quasi 3 del decreto andranno alle imprese 600 milioni sono destinati alle agevolazioni per la fornitura di luce e gas alle piccole e medie imprese; a quelle «energivore» sono anticipati i 600 milioni derivanti dalle aste Ets. Questi soldi «vengono dalla Cassa servizi energetici e ambientali, il che evita di ricorrere a maggiore indebitamento e deficit» ha aggiunto Giorgetti. «Questi soldi sono stati presi dal Fondo sociale per il clima e saranno usati per ammortizzare il caro energia – ha sostenuto il WWF – Si usano i soldi della transizione per incentivare il combustibile fossile. Il provvedimento attinge ai fondi derivanti dalle aste delle quote ETS per darli alle imprese, nonché al maggior gettito Iva derivante dall’aumento dei prezzi del gas. I cittadini, tramite lo Stato, rinunciano agli extra profitti, le aziende energetiche no. Questa non è una transizione e non è affatto giusta».



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