Bagarre nel Consiglio sul bilancio a Santa Maria a Monte: strappo dell’ex assessore Vanni che esce dall’aula

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Consiglio comunale agitato e partecipatissimo quello sul bilancio tenutosi ieri sera (28 febbraio) a Santa Maria a Monte, dove la maggioranza, nel sancire quella che in molti definiscono già una ‘stangata’ fra tasse e tariffe, ha dovuto vedere anche un suo consigliere abbandonare l’aula in dissenso con quanto si andava a votare.

Una seduta ‘blindata’ dalla presenza di ben sette fra vigili e carabinieri, per una platea alquanto irrequieta che ha riempito una volta tanto la sala del consiglio in occasione della discussione sul bilancio. Una seduta fiume, oltre sei ore, iniziata all’insegna dello scontro fra maggioranza e opposizioni fin dalle interrogazioni iniziali, sui danni del maltempo e sullo stato dell’arte dei cantieri in centro storico (con un’assemblea chiesta a gran voce dal gruppo Pd e annunciata dal sindaco per giovedì prossimo alle 21) ma fattasi incandescente al momento di parlare dei tanti aumenti previsti di tasse e tariffe.

A far discutere “la miriade di aumenti indiscriminati, su tutto: Tari, mensa, nidi, scuolabus, Irpef, Imu, passi carrabili” come denunciato a più riprese Elisabetta Maccanti, della lista Viviamo Santa Maria a Monte “spesso applicate senza alcun criterio di progressività o di equità sociale, indiscriminatamente e in una cornice priva di investimenti e spese congrue per le manutenzioni” o “di visione d’insieme o di strategia di lungo corso” come segnalato a più riprese dai democratici Francesco Petri e Patrizia Faraoni. “Si vuol capire che noi, come Comune, non abbiamo avuto entrate? Che il piano strutturale è alla fine e da farsi e questo ha comportato meno liquidità al Comune? – ha detto più volte il sindaco Manuela Del Grande – Tutto questo mentre l’inflazione colpisce tutti: le famiglie ma anche la macchina comunale, le forniture, la benzina, i servizi. Quest’anno, poi, non c’è stata concessa neppure la rinegoziazione dei mutui e per quanto riguarda la Tari ci sono stati imposti aumenti dall’Ato”.

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Il colpo di scena è stato però quello di un membro della maggioranza, il consigliere Luca Vanni, che per evitare di dover votare contro alla principale misura di governo del comune, tirandosi automaticamente fuori dalla compagine di centrodestra, ha preferito andarsene e non partecipare al voto. “All’avvicinarsi di questo Consiglio il sindaco ci ha spiegato quali forti necessità hanno portato a questi aumenti, ma non può diventare una colpa il non aver aumentato le tariffe per dieci anni, come fatto in passato – ha detto Vanni, civico che nella scorsa legislatura a guida Parrella era stato assessore allo sport. – Le condizioni di questi ultimi anni sono cambiate, è vero. Di fronte alla domanda: ‘Eravamo consapevoli di dover fare degli aumenti?’ la risposta è ‘Si’. Ci immaginavamo fossero di questa portata? No. Potevamo fare di meglio? Era doveroso. Per questo oggi non posso avallare questo bilancio, malgrado abbia ancora assoluta fiducia in questa maggioranza di cui faccio parte e nei segnali che vorrà dare nei prossimi mesi con le variazioni. La fiducia dei cittadini in noi è tanta, lo hanno dimostrato le elezioni. Ma dobbiamo riprendere il dialogo con loro per garantire che le scelte fatte siano veramente a loro favore”.

A serpeggiare, ancora una volta, nelle parole di esponenti della maggioranza come dell’opposizione, il tema della generale situazione economica del comune e l’accusa alle passate amministrazioni, oggetto nei giorni scorsi anche di un video fatto circolare dalla consigliera Elisa Eugeni, di Sinistra Plurale, ma anche del lungo elenco di mutui ancora attivi a lungo elencati dal capogruppo di maggioranza Johann Bontà, che a più riprese ha parlato di “aumenti dolorosi ma necessari”. Parole che hanno scatenato la reazione della ex sindaca Parrella. “Continuo a sentire voci di buchi e dissesti che avrei lasciato. D’ora in poi chi continuerà, e mi riferisco ad Eugeni ma anche alla maggioranza, sarà passibile di denuncia. È una falsità che non ha rispetto né per me né per i tecnici, i revisori dei conti, i segretari comunali e tutti coloro che hanno vagliato e controllato gli 11 bilanci da me sottoscritti con la maggioranza di allora, di cui molti di voi facevano parte”. “Se lo farete, sarete voi a dover dimostrare il contrario nelle sedi opportune” la risposta di Eugeni. Sui mutui, poi: “Restano da pagare 11,4 milioni, dei quali 4,3 fatti da me, 3,5 da David Turini, 2,5 da Bernardo Vellone. Ce ne sono persino 400mila ancora del Diomelli, anni Ottanta – ha continuato Parrella. – Quando si prende il governo di un comune si prende tutto il pacchetto. Abbiate il coraggio di ammettere che non siete capaci di gestire l’economia del comune, fra l’assenza di investimenti ed un bilancio di lacrime e sangue che ricadrà sulle tasche dei cittadini”. Di mutui per opere da rivedere ha invece parlato Patrizia Faraoni, attaccando su “investimenti che non sono mossi da una strategia di lungo corso, come per il Centro ZeroCentoventi in via San Sebastiano, che fra soldi spesi all’inizio ed ora per la riconversione ad asilo ci è costata due milioni di euro”.

Di aumenti indiscriminati parlano all’unisono tutte le opposizioni. “Nonostante gli aumenti sconsiderati dell’Imu, della tassa dei rifiuti (che aumenterà del 9,59 %), del trasporto scolastico e del servizio mensa (un pasto in fascia Isee più alta costerà quasi 6 euro, 5,98 per la precisione), non è stata risparmiata nemmeno l’addizionale comunale all’Irpef – ha detto Petri. – Quest’ultima infatti, rispetto al 2023, anno di insediamento di questa amministrazione, verrà portata al massimo consentito per legge, ovvero lo 0,80% – afferma -. Questo aumento cancella totalmente un meccanismo di progressività dell’imposta ed equipara quindi i redditi medio bassi a quelli più alti oltre ad avere un impatto diretto sui redditi netti mensili dei lavoratori”.

Sulla Tari è Maccanti a dire la sua: “Ci parlate di aumenti e di difficoltà, ma queste cose ci sono state anche prima: col Covid, con Geofor che in quegli anni ha aumentato le sue richieste – ha detto. – Noi andavamo tutti i mesi da Geofor a monitorare il servizio, modificandolo di anno in anno quando necessario per provare ogni mezzo per non dover mettere le mani in tasca alle famiglie. Qui, invece, siamo al terzo aumento in tre anni. Con una riduzione persino del servizio di distribuzione dei sacchetti”. “Soldi che vanno a Geofor, non al Comune – la risposta di Del Grande. – E sacchetti che rappresentavano un servizio che veniva fatto solo a Santa Maria a Monte. Abbiamo semplicemente fatto una scelta in linea con quella da sempre applicata in molti comuni”.



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