A Sassari più della metà delle famiglie lavora meno del dovuto

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Le condizioni di lavoro delle famiglie a Sassari

Sassari è tra le città più colpite dalla sotto-occupazione all’interno delle famiglie. Un nuovo studio di OpenPolis, su recenti dati Istat, ha svelato la situazione dei nuclei in Italia, con il quale ha affrontato i disagi che vivono i bambini e ragazzi quando c’è svantaggio economico.

La situazione in Italia.

Lo studio, realizzato in occasione della Giornata Mondiale della giustizia sociale, che ricorre il 20 febbraio ricorre e promosso dall’Organizzazione internazionale del lavoro (Ilo), ha l’obiettivo di affrontare tematiche quali l’accesso a condizioni lavorative dignitose e a livelli adeguati di welfare. Attraverso il report, Openpolis si addentra quelle disparità sociali ed educative che affrontano i minori, le quali dipendono dal reddito dei loro genitori.

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Openpolis, che affronta spesso la tematica della povertà educativa, ha rivelato che le famiglie del Mezzogiorno sono le più svantaggiate, a causa dei minori redditi, maggiori precarietà lavorative e perché spesso monoreddito. Nascere in una famiglia indigente, in un Paese, dove la mobilità sociale è scarsa, significa dunque “ereditare” la situazione della famiglia di origine, anche per le basse possibilità di accedere a opportunità formative migliori, spesso se la povertà delle famiglie è assoluta.

La situazione a Sassari.

In questo contesto, la città di Sassari è una delle realtà con più famiglie colpite da bassa intensità lavorativa, ovvero nuclei sottoccupati rispetto al loro effettivo potenziale e che sarebbero in grado di lavorare, ma lo hanno fatto per meno del 20% del loro effettivo potenziale.

Le cause, infatti, sono dovute alle basse opportunità lavorative in un dato territorio o, dai pochi servizi offerti dal welfare, come pubblici asili nido e altre strutture che spesso portano le madri a perdere il lavoro o ad essere occupate in impieghi part-time. Un’altra caratteristica della sottocupazione è anche svolgere un lavoro al di sotto delle proprie competenze e qualifiche, spesso con uno stipendio più basso. Questa è una tipicità di molti settori lavorativi anche nel Nord Sardegna, compresi i lavori precari e i part-time involontari.

In città sono più della metà i sottoccupati nelle famiglie con bambini, ossia il 53%. Ad Alghero salgono al 54,8%. Numeri che nella provincia Nord-Ovest non si discostano in altre realtà prese in esame dallo studio. Percentuali simili si trovano a Sorso ( 53,3%); Castelsardo (55,3%). Sono lievemente migliori invece a Porto Torres (50,7%); Ittiri (50,6%); Ozieri (48,1%). Il rapporto con Olbia non regge, in quanto in città le famiglie a bassa intensità lavorativa sono il 43,8%, percentuale comunque drammaticamente alta.

La Sardegna, dunque, non regge il confronto con il Nord e diverse realtà del Centro, dove le opportunità economiche sono migliori, ma presenta una situazione migliore rispetto al resto del Meridione. A livello di comuni capoluogo, le 3 città in cui si registra la percentuale più alta di famiglie a bassa intensità lavorativa si trovano tutte in Sicilia, con Catania (60,6%), Palermo (58,6%) e Trapani (58,5%).



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