Il governo rinnega la volontà degli italiani e vira sulla produzione di energia nucleare. Ieri, infatti, oltre al decreto-bollette, il Cdm ha dato il via libera anche alla legge delega sul “nuovo nucleare sostenibile”, un provvedimento che, nelle intenzioni dell’esecutivo, mira a disciplinare la produzione di energia attraverso i nuovi moduli, lo smantellamento delle vecchie centrali, la gestione di rifiuti e combustibile esaurito, ricerca e sviluppo su energia da fusione, riorganizzazione di competenze e funzioni.
Per Pichetto Fratin il “nucleare di nuova generazione” arriverà nel 2030
A gestire la “rivoluzione”, il ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, che fissa anche i tempi della possibile operatività dei reattori: “La stima è quella che ho dalla piattaforma nucleare sostenibile, ma anche dagli elementi che provengono dai vari centri di ricerca, non ultimo la creazione della nuova Newco tra Ansaldo nucleare, Enel e Leonardo: il Piano nazionale integrato energia e clima ha previsto il prossimo decennio e gli analisti prevedono i reattori di nuova generazione verso il 2030”.
“Con il nucleare di nuova generazione, insieme alle rinnovabili – ha aggiunto – saremo in grado di raggiungere gli obiettivi della decarbonizzazione, garantendo la piena sicurezza energetica del Paese. Così l’Italia è pronta ad affrontare le sfide del futuro”.
Una “svolta” accolta dal giubilo della destra, che ha magnificato il nucleare e i reattori “di nuova generazione” come la risposta alle necessità energetiche del Paese, come spiega il forzista Paolo Barelli: “Nei prossimi decenni la richiesta di energia elettrica raddoppierà e dotare il nostro Paese di una tecnologia sicura, pulita e competitiva, rappresenta l’interesse dei nostri cittadini”.
Gli ambientalisti: “Le centrali a fissione sono vecchie e anti-economiche”
“Le centrali nucleari a fissione, anche se aggiornate e meno grandi, sono vecchie e in declino, perché molto costose e perché generano rifiuti altamente radioattivi e pericolosi per molte migliaia di anni. È possibile, più ecologico ed economicamente conveniente decarbonizzare l’elettricità puntando solo sulle rinnovabili, come sta facendo la maggioranza dei Paesi europei”, ha risposto subito la coalizione 100% Rinnovabili Network, formata da Università e centri di ricerca, imprese, sindacati, terzo settore, Fondazione per lo sviluppo sostenibile, Greenpeace Italia, Kyoto Club, Legambiente e Wwf.
“Le centrali nucleari a fissione – prosegue la nota -, bocciate da ben due referendum, generano elettricità che, secondo l’Agenzia Internazionale per l’energia, costa più del triplo di quella prodotta con il solare e l’eolico, producono rilevanti quantità di rifiuti altamente radioattivi e pericolosi come il plutonio, la cui radioattività si dimezza dopo 24 mila anni ed hanno causato incidenti devastanti a Chernobyl e a Fukushima. Una decarbonizzazione della produzione di energia elettrica – scrive ancora 100% Rinnovabili Network – raggiunta con un mix di fonti energetiche rinnovabili è non solo possibile, ma programmata e praticata dalla maggior parte dei Paesi europei. La producibilità delle quantità di elettricità, prevista in aumento, è provata dalla forte crescita in corso delle rinnovabili”.
Bonelli ricorda i due referendum e parla di “schiaffo alla democrazia”
Di uno “schiaffo alla democrazia” ha parlato invece il verde Angelo Bonelli. “Meloni ha dato uno schiaffo alla democrazia e a 25.643.652 cittadini che, nel referendum del 2011, dissero no al Nucleare, dopo averlo già fatto nel 1987 con un analogo referendum. È la destra incoerente e bugiarda, che sia nel 1987 che nel 2011 si schierò a favore dei referendum abrogativi”.
“In un Paese il cui governo vuole il Nucleare, non si riesce a decidere dove collocare il deposito per le scorie radioattive, perché gli stessi deputati dei partiti di Meloni, Tajani e Salvini scendono in piazza per dire no al deposito sui loro territori. Quello che la presidente Meloni nasconde agli italiani è il costo elevato del Nucleare e chi dovrà sostenerlo”, conclude Bonelli.
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