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Si tiene oggi l’udienza decisiva del processo Artemisia, l’inchiesta che ha portato alla sbarra politici, funzionari pubblici e membri delle forze dell’ordine, accusati di aver costruito un sistema di corruzione radicato nel trapanese. Nell’aula del Tribunale di Trapani, la pubblica accusa concluderà la sua requisitoria e presenterà le richieste di condanna, che si preannunciano pesanti.
Il PM Sara Morri, che ha condotto il dibattimento insieme alla collega Francesca Urbani, depositerà una memoria scritta di quasi mille pagine, in cui verranno riepilogate tutte le prove raccolte dall’accusa. Al centro del processo, la figura di Giovanni Lo Sciuto, ex deputato regionale di Castelvetrano, ritenuto il vero regista di un sistema di favori, raccomandazioni e nomine pilotate.
Un patto di potere e corruzione
Nelle ultime udienze la PM Morri ha ricostruito la fitta rete di relazioni tra Lo Sciuto e il suo “cerchio magico”, che comprendeva Felice Errante, ex sindaco di Castelvetrano; Salvatore Passanante, Salvatore Virgilio e Salvatore Giacobbe, poliziotti accusati di aver passato informazioni riservate a Lo Sciuto; Rosario Orlando, direttore dei servizi medico-legali dell’INPS di Trapani, che secondo l’accusa pilotava pratiche di invalidità in cambio di favori elettorali; Paolo Genco, ex presidente dell’ANFE, descritto come “l’uomo dei fondi” della formazione professionale in Sicilia.
L’accusa ha sottolineato come gli imputati avessero creato un sistema in cui chiunque avesse bisogno di un favore sapeva a chi rivolgersi: un vero e proprio “sportello unico” del malaffare.
“Appena uno aveva un problema, gli altri si adoperavano per risolverlo senza remore. Tutti a disposizione dell’altro”, ha dichiarato il PM Morri, evidenziando la logica affaristica e clientelare che regolava il sistema.
Il profilo di Lo Sciuto: “Spiccata attitudine al crimine”
Dalle parole del PM Morri emerge un profilo inquietante di Giovanni Lo Sciuto, descritto come un politico con una capacità sistematica di manipolare il consenso attraverso la corruzione.
Medico e politico navigato, Lo Sciuto ha costruito la sua carriera partendo da consigliere e assessore comunale, fino ad arrivare all’Assemblea Regionale Siciliana (2012-2017), dove è stato membro della Commissione Antimafia.
Nonostante le ombre sui suoi rapporti con ambienti mafiosi – da giovane fu immortalato in una foto con Matteo Messina Denaro – Lo Sciuto riuscì a ottenere posizioni chiave, influenzando risorse pubbliche, nomine e appalti.
Fondi pubblici e pressioni politiche: l’asse con Paolo Genco
Uno dei principali alleati di Lo Sciuto era Paolo Genco, ex presidente dell’ANFE, che controllava la formazione professionale in Sicilia.
Secondo l’accusa, tra i due c’era un patto chiaro: Lo Sciuto garantiva fondi e appoggi istituzionali, manovrando la politica regionale e ministeriale; Genco ricambiava con finanziamenti per le campagne elettorali e assunzioni mirate. Quando qualcuno si opponeva a questo sistema, scattavano pressioni e minacce.
Nomine pilotate e legami con la massoneria
L’inchiesta ha rivelato anche nomine strategiche pilotate, come quella del commercialista Gaspare Magro nel collegio dei revisori dei conti dell’ASP di Trapani. Magro, finanziatore della campagna elettorale di Lo Sciuto e membro della massoneria, decise di “sospendere” la sua appartenenza alla loggia per non avere problemi giudiziari.
Lo Sciuto, intercettato, lo rassicurò: “Hai fatto bene, visti i sospetti che la magistratura alimenta”.
La conversazione si concluse con un saluto massonico tra i due, che alimenta il sospetto di legami con logge segrete.
Un territorio governato con la corruzione
Secondo l’accusa, il sistema di Lo Sciuto controllava il territorio con metodi clientelari, sfruttando un’area storicamente legata alla presenza di Matteo Messina Denaro.
“Niente meritocrazia, solo favori in cambio di voti”, è il quadro descritto dal PM.
Le risorse pubbliche erano gestite in base alla fedeltà politica. Le assunzioni e i finanziamenti venivano elargiti solo a chi garantiva sostegno elettorale.
Oggi le richieste di condanna
Con la requisitoria che si chiuderà oggi, la Procura presenterà le richieste di pena per gli imputati, che si preannunciano molto severe.
Il processo Artemisia entra così nella sua fase cruciale, con il Tribunale di Trapani pronto a pronunciarsi su un sistema di corruzione che per anni avrebbe condizionato la pubblica amministrazione nella provincia.
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