«Ho paura di quelli». Indagati genitori e suoceri

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Una convivenza forzata tra una 12enne e un 17enne, la gravidanza, il matrimonio secondo la tradizione rom, un aborto spontaneo e infine la nascita di una bimba. «Stanotte volevo piangere, non ce la faccio più: ho paura di quelli», diceva la ragazzina intercettata, parlando con la madre e la sorella. Ora i genitori di entrambi i minorenni devono rispondere di violenza sessuale aggravata. Questa l’accusa che la Procura di Latina ipotizza nei confronti del padre e della madre della vittima e dei “suoceri”, appartenenti al clan Di Silvio, con i quali la ragazzina conviveva insieme al “marito”. Una brutta storia di imposizioni e violenze. Tutto è accaduto nell’arco di tre anni, nel periodo compreso tra il 2020 e il 2023. L’inchiesta è ormai chiusa e il sostituto procuratore di Latina, Giuseppe Miliano, sta per inviare l’avviso di conclusione delle indagini a Ferdinando Di Silvio, detto “Gianni”, e alla moglie Laura De Rosa, detta “Puccia”, esponenti di due note famiglie rom del capoluogo pontino nonché genitori del ragazzo coinvolto in questa vicenda, ma anche al padre e alla madre della vittima, considerati consenzienti.

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I FATTI

La vicenda è emersa nell’ambito di un’altra inchiesta condotta dai carabinieri su una rete di spaccio di droga: appostamenti e intercettazioni hanno condotto i militari a identificare un’abitazione a Latina come centrale logistica dello spaccio. Le indagini, però, hanno portato alla luce una vicenda molto più grave: in quella casa, infatti, vivono il figlio 17enne della coppia proprietaria dell’abitazione e la sua compagna 12enne, circostanza della quale i genitori di lei sono perfettamente a conoscenza. Secondo l’accusa avrebbero approvato anche i rapporti sessuali tra i due.

Nell’agosto 2021 la ragazzina rimane incinta, ma alla 22esima settimana si scopre che ha perso il bambino, così si rende necessario un intervento per la rimozione del feto. Per evitare denunce, viene portata all’ospedale di Castellammare di Stabia, in provincia di Napoli, dove la famiglia ha delle conoscenze, e qui i sanitari effettuano l’intervento, a quanto pare senza segnalare il caso nonostante l’età della ragazzina. Poi, lei torna a vivere a casa dei Di Silvio con il compagno, “marito” secondo il rito rom non riconosciuto dalla legge, e resta nuovamente incinta. Ad aprile 2023 nasce una bambina, la mamma non ha neanche 14 anni. I genitori di lei, nel frattempo, avrebbero cercato di farla tornare a casa incontrando però la ferma opposizione dei genitori di lui.

Una situazione alla quale ha messo fine, il 4 febbraio scorso, l’ordinanza cautelare firmata dal giudice del tribunale di Latina, Mara Mattioli, su richiesta del sostituto procuratore Giuseppe Miliano: Ferdinando Gianni Di Silvio e Laura De Rosa sono stati arrestati per violenza sessuale aggravata ai danni di una minore. Stessa accusa che viene contestata ai genitori della ragazzina, che però non sono stati arrestati.

La giovane mamma, che oggi ha 16 anni, vive in una località protetta con la figlia e continua ad essere seguita costantemente dai servizi sociali del Comune di Latina con un educatore. Nel frattempo ha ricominciato a studiare e ha ultimato le scuole medie. Il tribunale dei Minori di Roma ha nominato un tutore legale per monitorare in maniera costante la sua vita. La storia della minorenne è anche diventata oggetto, nei giorni scorsi, di un’interrogazione parlamentare presentata dalla deputata del M5S Stefania Ascari ai ministri della Giustizia, dell’Interno, delle Pari opportunità e della famiglia. La Ascari sottolinea l’esigenza di accertare «se vi siano state omissioni da parte delle autorità locali nella prevenzione di tale fenomeno e quali azioni siano state intraprese per tutelare la minore coinvolta» e chiede di sapere «quali misure di tutela siano state adottate nei confronti della minore coinvolta, se sia stato attivato un percorso di protezione da parte dei servizi sociali, se risulta che la bambina abbia frequentato la scuola dell’obbligo e, se non lo avesse fatto, se è stato segnalato il suo caso, se risulta che l’ospedale di San Leonardo di Castellammare di Stabia abbia segnalato questo fatto di asportazione del feto alle autorità».

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