È stata la partecipata assemblea generale della Cgil e di tutte le categorie regionali e provinciali, alla presenza del segretario nazionale Cgil Christian Ferrari, ad aprire in Basilicata la campagna per il referendum su lavoro e cittadinanza oggi a Potenza. Diverse le testimonianze di delegati e delegate della Cgil che hanno portato la propria esperienza di vita e di lavoro. La Corte Costituzionale ha ritenuto validi i cinque quesiti referendari per i quali nel 2024 la Cgil, insieme a partiti di centrosinistra e associazioni, ha raccolto 5 milioni di firme. Il referendum si terrà la prossima primavera, presumibilmente tra il 15 aprile e il 15 giugno.
Si voterà per l’abrogazione delle norme che impediscono il reintegro al lavoro in caso di licenziamento (Jobs Act); per l’abrogazione delle norme che facilitano i licenziamenti illegittimi nelle piccole imprese; per l’abrogazione delle norme che hanno liberalizzato l’utilizzo del lavoro a termine; per l’abrogazione delle norme che impediscono, in caso di infortuni sul lavoro negli appalti, di estendere la responsabilità all’impresa appaltante. Il quinto quesito sulla cittadinanza punta al dimezzamento da 10 a 5 anni dei tempi di residenza legale in Italia dello straniero maggiorenne extracomunitario ai fini della presentazione della domanda di concessione della cittadinanza da parte dei maggiorenni.
“Le leggi attuali sul lavoro hanno peggiorato la condizione di vita delle persone – afferma il segretario generale della Cgil Basilicata Fernando Mega –
e con il referendum ciascuno di noi ha finalmente la possibilità di cambiare le cose, ripristinando la giusta strada, che è quella dei diritti e della dignità delle persone. Il voto è la nostra rivolta. Un messaggio forte ma necessario, ancor più nella nostra regione e nel Mezzogiorno.
Che la Basilicata non fosse un’isola felice – aggiunge Mega – noi lo sapevamo da tempo, nonostante le narrazioni di chi ci governa. Abbiamo l’acqua, abbiamo il petrolio, abbiamo il turismo, abbiamo bellezze naturali. Quante volte abbiamo ascoltato questo ritornello. Intanto il Pil lucano è l’unico che decresce nel Mezzogiorno, lo spopolamento è inarrestabile: la Basilicata è la prima regione del Mezzogiorno per calo della popolazione (-7,4%) e le previsioni ci dicono che, senza una inversione di tendenza, entro il 2050 perderemo il 22,5% della popolazione residente. La sanità lucana è tra le otto inadempienti nel monitoraggio dei Lea, scivolando al quintultimo posto e non garantendo a pieno le cure ai cittadini. Abbiamo vissuto una crisi idrica a Potenza e in 28 comuni senza precedenti a causa della incuria delle istituzioni e il mal governo della risorsa idrica. Il più grande stabilimento dell’automotive in Europa, Stellantis, è quasi in dismissione nonostante gli impegni assunti che al momento restano solo sulla carta. Ma le vertenze aperte sul territorio sono tante. Un altro caso rischia di scoppiare se non si interviene oggi nella transizione energetica e nella riconversione in Val d’Agri. I progetti no oil sono in ritardo. Bisogna investire nella formazione degli addetti se non vogliamo rischiare la perdita di decine di posti di lavoro. Il 92 per cento dei lavoratori lucani lavora in aziende con meno di 16 dipendenti, per i quali in caso di licenziamento senza giusti motivo sono previsti sei mesi di indennità. Per non parlare di un anno drammatico per la sicurezza sul lavoro, con oltre dieci morti bianche nella nostra regione. E mentre da anni la soglia di povertà in Basilicata è fissa al 25%, al di sopra della media nazionale, i consiglieri regionali si aumentano lo stipendio.
Con la legge regionale 23/2024 – ricorda Mega – il Consiglio regionale della Basilicata ha incrementato di quasi il 30% l’importo erogato annualmente ai gruppi consiliari per le spese di personale con un aumento certo della spesa annua di quasi mezzo milione di euro. Un ulteriore aumento dei costi della politica che a nostro avviso è ingiustificabile a fronte delle tante criticità che la regione vive e delle condizioni di vita dei lucani. Da qui la nostra battaglia fin da subito, e in solitudine, affinché i consiglieri tutti facessero un passo indietro e la richiesta al Consiglio regionale della Basilicata di dotarsi delle consulte e dei regolamenti procedurali necessari per dare avvio alla raccolta firme per abrogare questa vergognosa norma che mortifica le istituzioni e ancora di più i lucani e le lucane.
Il referendum su lavoro e cittadinanza – conclude Mega – è l’unica occasione per far sentire davvero la propria voce, la voce di ogni singolo individuo. C’è un rischio vero di tenuta democratica del nostro paese. E in questo senso i referendum oggi sono uno strumento di partecipazione democratica. Quando il 50% dei cittadini non va più a votare, nemmeno alle elezioni regionali come è stato in Basilicata lo scorso anno, vuol dire che metà delle persone di questo paese e di questa regione non si sente rappresentata da nessuno. A voi dico che con il referendum potete decidere di migliorare le vostre condizioni di vita e di lavoro e anche di quelle dei vostri figli e delle vostre figlie, di rimettere al centro la libertà delle persone in questo Paese, la vostra libertà. Andiamo al voto, raggiungiamo il quorum e crediamoci fino in fondo. Cambiamo insieme questo Paese”.
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