Storie di Europei – Antalya 2025, un’unica grande squadra da 24 cadetti italiani

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Microcredito

per le aziende

 


Quanto sono bravi questi cadetti italiani? Parecchio, visto che arrivano ad Antalya e si prendono tutto. Ma delle gare e del Medagliere ne (ri)parliamo tra un po’…

Intanto arrivano. E non era così scontato. Nevica, destino-ladro. E lo scalo a Istanbul è come il “gigante dell’ultimo quadro” nei videogame (metafora buona per quelli che son stati cadetti nel secolo scorso). Quel volo è cancellato, quell’altro riprogrammato, l’altro ancora pare debba partire ma fra un’ora chissà. Va da sé – è cronaca pure questa e allora va detto nelle prime righe, quelle che di sicuro leggono tutti – che l’Europeo degli Under 17, per primi, con un grande lavoro organizzativo, lo vincano gli Uffici federali di Roma.

Ci siamo. Cominciamo. Qual è l’Inno che suona per primo? Francesca fa un capolavoro ed è d’oro con la sua sciabola. Urla di gioia fino a sgolarsi, le resta solo la voce che basta per cantare Mameli.
Nicolò ci va vicino così, perché è uno che s’arrende solo a vedere il suo nome scritto sempre con due “c” – “lo sbagliano tutti”, assicura lui, e l’autore di questo testo si sente in buona compagnia -, in pedana invece no e conquista un argento di spada che brilla, come il bronzo di Francesco che lo accompagna sul podio dopo un’altra gara da grande.
C’è pure un altro bronzo, nel lunedì d’apertura dell’Europeo, lo vince Giorgia, nel fioretto, e se lo merita tutto, portandosi dietro l’umanissimo rimpianto d’un tabellone che le ha messo di fronte due compagne di squadra lungo il cammino.
Rivali in pedana, e poi spalla a spalla sempre, come prima, più di prima, dopo l’abbraccio dell’ultima stoccata. Le rivedrete, purtroppo o per fortuna, queste scene. Quasi in copia-incolla. Già l’indomani.

Sconto crediti fiscali

Finanziamenti e contributi

 

Per esempio con i fiorettisti. Con Marco che lascia fuori dal podio Emanuele, e poi si ritrova in semifinale contro Nicolò, che oltre che di Nazionale è compagno pure di palestra. Marco arriva in fondo, gli manca solo l’ultima stoccata in finale e per capire quanto bello sia quell’argento gli ci vorrà un po’, ma lo capirà. Nicolò si gode il suo bronzo, e se la ride pensando – eccezione alla regola, nelle storie che non “vogliono” cognomi ma solo nomi – che sarà semplicemente Nicolò Collini, non più solo il fratello minore di Greta che medaglie in queste gare ne ha vinte prima di lui.
Derby, abbracci e di nuovo amici, pure tra gli sciabolatori. Andrea batte Leo e finirà di bronzo, incredulo per quant’è felice, prima di dirsi da solo che, l’avesse messa, quell’ultima stoccata in semifinale, magari avrebbe al collo la medaglia più preziosa. Nella scherma italiana c’è chi un pensiero così l’ha già sentito e chi mente…
Vale di sicuro anche per Ludovica, spadista, vicecampionessa d’Europa macinando rimonte dopo un “garone”, eppure chiamata a sforzarsi di viverlo come un argento vinto e non un oro perso.

Tutto bello, ma le gare a squadre lo sono di più. C’è chi arriva con il “motto” pronto, curato nel dettaglio, e chi lo improvvisa. “Pronte a tutto” dicono le sciabolatrici. A vincere, di sicuro. Due Vittoria, Anna e la stessa Francesca dell’oro del primo giorno: stravincono, al punto che quasi devono convincersi d’averlo fatto per esultare come un titolo europeo meriterebbe. È martedì 25 febbraio e vabbè che non si deve scomodare la storia, che gli Under 17 non si devono montar la testa (e con i ragazzi di questa delegazione il rischio pare bassino), eccetera-eccetera… E però giorni così, a raccontarla tutta, pure una signora ricca di blasone come la scherma italiana non è che ne abbia vissuti tantissimi. Cioè, qui si vincono tre gare in un pomeriggio. Un oro ogni ora, tipo l’edizione del giornale-radio.

Inizia la sciabola femminile, continuano le fiorettiste. Loro in finale se la vedono brutta, e chi passa da quelle parti all’alba della sesta frazione, nel leggere che la Polonia è avanti di 12, pensa che si possano stampare già i “diplomini” delle seconde classificate con i nomi di Maria Elisa, Alessandra, Sofia e Giorgia. Ché forse non le conosce abbastanza. Da -12 a -11, e poi 10-9-8, 7-6-5-4… Come il count down della notte di capodanno, le ragazze recuperano tutto… 3-2-1, pari, alt, minuto supplementare. Priorità a chi? Ma chissenefrega: tanto l’ultima va messa lo stesso. Ale-Ely-Sofy strette per mano, Giorgia in pedana: la mette lei per tutte. E se avete già stampato i “diplomini”, fateli rifare. E la prossima volta portate pazienza.
Un’ora dopo accade lo stesso. Anzi, di più. C’è Davide e c’è Riccardo, c’è Nicolò (quello con una “c”) e c’è Francesco, i quattro spadisti arrivati sino alla finale contro l’Ungheria, ritrovatisi sotto di 3 stoccate quando mancano 6 secondi e un po’ di centesimi. Pure qui vale il “tutti per uno”. E però stavolta non ci sono solo Francesco in pedana e i suoi tre compagni di squadra alle spalle. Ci sono tutti gli altri 20 azzurrini e l’intero staff della delegazione italiana, che in ogni settore e in qualsiasi momento per questi ragazzi è una certezza, a fare un tifo del diavolo. Tutti lì, chissà perché convinti che quei 6 secondi e spiccioli non passeranno così senza lasciar traccia. Entra la prima. La seconda pure. Restano 3 secondi, c’è tempo per la terza: messa. Parità. Manca l’ultima. E dopo aver fatto una roba del genere mica può esistere un finale diverso… Eccola, la stoccata della vittoria. E il boato dei nostri ragazzi, da stadio davvero (tipo quello ch’è accanto, dove l’Antalyaspor sta perdendo col Besiktas in Coppa di Turchia mentre l’Inno di Mameli suona per la terza volta). Emozionati tutti, in testa i genitori di questi 24 azzurrini, primi tifosi e molto di più, sugli spalti o da casa.

Mercoledì, l’ultimo giro di valzer per gli Under 17. I fiorettisti tirano dritto come un treno che non fa fermate. Destinazione medaglia d’oro. Emanuele e Marco, Mattia e Nicolò: padroni della gara dall’alba al tramonto, compatti, lucidi, spietati. Da squadra vera.
Gli sciabolatori ci vanno vicino così. Leonardo e Andrea, Christian e Davide: anche loro lo meriterebbero, quel gradino più alto. Manca solo qualcosa in finale, contro i turchi che giocano in casa, ma sono sul podio lo stesso e vale tanto. Un argento vinto, pure quello.
Il sogno di portare tutte e sei le squadre a medaglia sfuma sui titoli di coda con le spadiste. Peccato! Ludovica e Maria Roberta, Margherita e Carola: chiudono quarte, ch’è la posizione che dà un dolore infinito, sfinite, perché hanno dato tutto, e però orgogliose come chi ha lottato fino all’ultimo respiro e quel conto lo terrà aperto.

C’è pure questo, nella storia d’una delegazione “da trasferta” che ad Antalya s’è presa 13 medaglie, due in più dell’ultimo Europeo “in casa” a Napoli, e il Medagliere per Nazioni con 5 ori, 4 argenti e 4 bronzi. Numeri. E però ce n’è un altro, ancora più bello. È il 24. Un’unica grande squadra da 24 cadetti italiani.



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Finanziamenti e agevolazioni

Agricoltura

 

Source link