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Irakli Kobakhidze © Alexandros Michailidis/Shutterstock

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Solo pochi paesi riconoscono pienamente il governo attualmente in carica in Georgia e il parlamento di Tbilisi uscito dalla ultime e controverse elezioni. Una situazione che ha creato una scivolosa “zona grigia” nei rapporti internazionali tenuti dal paese

La crisi costituzionale e politica georgiana ha un largo seguito internazionale, anche perché nasce in primis dall’orientamento del paese in politica estera, tema che ha decretato la spaccatura fra il Sogno georgiano, una buona parte dell’elettorato (secondo gli ultimi sondaggi la maggioranza dell’elettorato) e i tradizionali partner di Tbilisi.

Fino a ottobre scorso il dialogo – o non dialogo – era chiaro, fra il Sogno georgiano al potere, Unione Europea e Stati Uniti: si erano interrotte collaborazioni e incontri apicali, ma il riconoscimento di legittimità era reciproco.

Ora le acque sono più torbide. Molti partner sono cauti nel relazionarsi con il Sogno e i suoi rappresentanti perché non li si ritiene eletti, o li si ritiene eletti mediante elezioni la cui trasparenza desta grosse perplessità. Questo riguarda sia il Parlamento e il governo da questo supportato, che la presidenza della Repubblica.

Riconoscono pienamente legittimi i rappresentanti del Sogno e i suoi eletti l’Armenia, l’Azerbaijan, la Turchia, l’Iran, l’Ungheria, la Slovacchia, la Bielorussia, la Serbia, il Kazakistan, gli Emirati Arabi, il Venezuela, la Cina, la Russia, – con la quale però le relazioni diplomatiche sono interrotte dal 2008 per cui si tratta di un riconoscimento a distanza.

Alcuni paesi riconoscono apertamente Salome Zourabichvili come la presidente ancora in carica: fra questi i Paesi baltici e la Polonia. Quest’ultima ha escluso i rappresentati del Sogno dagli eventi che riguardano la sua presidenza dell’Unione, cancellando la loro partecipazione.

Nessuno dei partner occidentali riconosce la legittimità del nuovo parlamento monocolore auto-convocatesi e che da solo ha dato vita a un governo e una presidenza di fatto monocolori, la cui opposizione nasce come costola del partito unico.

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Questa situazione crea un certo imbarazzo nelle relazioni internazionali, anche se i diplomatici in sede a Tbilisi continuano le loro attività.

Alcuni ambasciatori hanno prestato la loro presenza e attenzione al tema della difesa dei diritti umani, tema particolarmente scottante in questi mesi. Gli ambasciatori di Olanda, Danimarca, Stati Uniti, Repubblica Ceca sono stati visti spesso nei banchi dei tribunali a osservare i processi in corso.

Per il funzionamento dei progetti in corso e della routine della vita diplomatica si impongono incontri dei rappresentanti della comunità internazionale con i ministeri georgiani, e quindi con i rappresentanti del Sogno. Questi incontri sono usati dal Sogno come strumenti di propaganda per auto-legittimarsi agli occhi della popolazione, dimostrando che tutto procede normalmente.

In realtà può succedere che diplomatici occidentali con specifici incarichi incontrino anche i rappresentati dei governi de facto (Abkhazia ed Ossezia del Sud) di cui non riconoscono né la validità dell’elezione, né il presunto stato che dovrebbero rappresentare. Lo si fa con la dovuta cautela di non postare foto o commenti che possano essere strumentalizzate nella propaganda politica interna.

Per quanto riguarda programmi e progetti di collaborazione, portati a esaurimento quelli in corso, alcuni paesi – fra cui Regno Unito, Germania, Svezia – hanno dichiarato sospesa la cooperazione fino a ripristino della legalità e della tutela dei diritti.

Questa zona grigia di legittimità, insieme alle scelte politiche del Sogno, hanno reso difficile la vita anche per il corpo diplomatico georgiano. Alcuni ambasciatori hanno abbandonato il proprio incarico, dimostrando una frattura, anche se non uno strappo di grosse dimensioni.

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Il campo minato

Questa situazione ha fatto sì che dopo le elezioni, i viaggi del presunto governo georgiano siano limitati ai pochi paesi che li riconoscono. Irakli Kobakhidze si è quindi recato in Armenia, in Azerbaijan, in Kazakistan e Emirati arabi.

Una scelta che non è frutto solo dello scarso bacino di riconoscimento, ma anche del fatto che Kobkhidze come molti esponenti del sogno, si trova sotto sanzioni.

Bidzina Ivanishvili è sanzionato da Ucraina, Stati Uniti, paesi baltici. Seguono a geografia variabile Kobakhidze, Vakhtang Gomelauri, ex ministro degli Interni, oggi rinnovato, e il suo vice.

Il ministero degli Interni – per il ruolo nella repressione, nelle violenze e nelle torture – è quello con il più alto numero di sanzionati: sotto sanzioni il  vice-ministro, il capo delle pattuglie di polizia, e ovviamente “Khareba” Zviad Kharazishvili, a capo del dipartimento affari speciali, noto picchiatore che ha creato un proprio feudo nelle forze dell’ordine, i suoi vice Mileri Lagazauri e Mirza Kezevadze, alcuni esponenti di estrema destra.

Ma non tutti i nomi sono noti. Gli Stati Uniti hanno una lista di decine di persone sanzionate e con visto revocato.

La risposta del governo del Sogno alle sanzione è una miscela di sfida e di ridimensionamento. Da un lato rinnova l’incarico ai sanzionati, li promuove o dà loro medaglie, si impegna a intervenire economicamente per tamponare le perdite dovute alle sanzioni.

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Dall’altro, sminuisce l’importanza delle sanzioni stesse sostenendo che non cambiano nulla, e rispetto a Ivanishvili, si è costruita una solida macchina propagandistica che lo descrive come un martire, ormai sotto sanzione da anni.

La posizione dell’UE

L’Unione Europea, per l’opposizione di Slovacchia e Ungheria, non ha adottato sanzioni ufficiali. A detta di Kobakhidze l’opposizione sarebbe arrivata anche da parte di Romania, Italia e Spagna, che però lo hanno pubblicamente sbugiardato.

Alla fine Consiglio e Commissione hanno dato luce verde ad una misura: blocco dei passaporti diplomatici. I georgiani che hanno un passaporto diplomatico sono esclusi da visti facilitati.

Di fatto potranno entrare in Europa ma con il passaporto privato e senza agevolazioni, non con quelli di servizio. Anche in questo caso, il commento dei vertici del Sogno è che è una misura tanto ostile allo stato georgiano, quanto irrilevante, perché tanto possono continuare ad andare in Europa a loro piacimento come privati cittadini.

Da inizio anno l’Europarlamento è tornato in più sedute sulla questione della Georgia. Nella più recente risoluzione “invita l’UE e i suoi Stati membri, nonché i parlamenti nazionali e le istituzioni interparlamentari, a non riconoscere la legittimità del parlamento monopartitico del Sogno georgiano e del suo presidente nominato; invita pertanto la comunità internazionale ad unirsi al boicottaggio delle autoproclamate autorità georgiane”.

Preso atto dell’opposizione di Ungheria e Slovacchia, l’Europarlamento “invita il Consiglio e gli Stati membri, in particolare l’UE-25, su base bilaterale e coordinata, a imporre sanzioni personali immediate e mirate a Bidzina Ivanishvili, alla sua famiglia e alle sue aziende, e a congelare tutti i suoi beni all’interno dell’UE per il suo ruolo nel deterioramento del processo politico in Georgia, l’arretramento democratico e la sua attività contro gli interessi costituzionalmente dichiarati del paese di integrazione euro-atlantica.

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Il parlamento Ue poi invita “il governo francese a privare Bidzina Ivanishvili della Legione d’Onore e ad imporgli sanzioni individuali; ed accoglie con favore le sanzioni imposte bilateralmente da Estonia, Lettonia, Lituania e Cechia, nonché quelle già imposte dagli Stati Uniti e dal Regno Unito”.

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