“Deporre le armi e sciogliersi”

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di Ernesto Ferrante





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Il fondatore del Pkk Abdullah Ocalan ha chiesto all’organizzazione politica e paramilitare curda di deporre le armi e sciogliersi. “Tutti i gruppi armati devono deporre le armi e il Pkk deve sciogliersi”, ha affermato Ocalan in una dichiarazione letta da una delegazione di parlamentari del partito filo-curdo Dem che gli hanno fatto visita nella prigione sull’isola di Imrali, a sud di Istanbul, dove è detenuto dal 1999 e sta scontando una condanna all’ergastolo.

Nel suo “appello per la pace e la società democratica”, questo il titolo del documento, l’ideologo del “Confederalismo Democratico” ha scritto di assumersi “la responsabilità storica” di mettere fine al gruppo fondato nel 1978, considerato un’organizzazione terroristica in Turchia, Gran Bretagna e Stati Uniti.

Per il leader curdo, “la necessità di una società democratica è inevitabile. Il Pkk ha trovato base sociale e sostegno ed è stato principalmente ispirato dal fatto che i canali della politica democratica erano chiusi”. Parlando della questione curda, Ocalan ha sottolineato che “il rispetto per le identità, la libertà di espressione, l’auto-organizzazione democratica di ogni segmento della società basata sulle proprie strutture socio-economiche e politiche sono possibili solo attraverso l’esistenza di una società democratica e di uno spazio politico”.

“Una continuità permanente e fraterna, ha aggiunto, può essere raggiunta e garantita solo se è coronata dalla democrazia. Non esiste alternativa alla democrazia nella ricerca e nella realizzazione di un sistema politico. Il consenso democratico è la via fondamentale”. Ragion per cui, “il linguaggio della pace e della società democratica deve essere sviluppato in conformità con questa realtà”.

Già negli anni Novanta, ha rimarcato Apo, “con il crollo del socialismo reale dovuto a dinamiche interne, la dissoluzione della negazione dell’identità curda e i miglioramenti nella libertà di espressione hanno portato all’indebolimento del significato fondamentale del Pkk e hanno portato a un’eccessiva ripetizione”. Per cui, “tutti i gruppi devono deporre le armi e il Pkk deve sciogliersi”.

L’Akp, il partito del presidente Recep Tayyip Erdogan, ha detto di aspettarsi che il Pkk accolga l’appello di Ocalan, e deponga le armi. Lo ha dichiarato Efkan Ala, presidente dell’Akp, spiegando che in questo modo la Turchia sarebbe “libera da tutte le sue catene”.

Sono passati quasi dieci anni da quando, nel luglio 2015, si ruppe l’accordo di cessate il fuoco durato due anni e mezzo tra l’ex partito di ispirazione marxista-leninista e Ankara. Da quel momento, secondo l’International Crisis Group, sono state 7.152 le persone uccise sia in Turchia, sia nel nord dell’Iraq.

A metà del 2023, la Turchia aveva reso noto che quasi 40mila militanti del Pkk erano stati “neutralizzati” dalla ripresa delle ostilità, anche nella Siria settentrionale. La strategia della cosiddetta “terra bruciata” è stata più volte al centro delle polemiche per la sua brutalità.

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